Dati Istat

Rapporto deficit-Pil sale all’8% per colpa del superbonus

Le stime si fermavano al 5,6% ma sul calcolo ha pesato l’impatto dei crediti di imposta, in particolare del superbonus. Proprio in questi giorni il governo ha deciso per lo stop alla cessione dei crediti

di Fabrizio Arnhold 1 Marzo 2023 11:53

financialounge -  conti pubblici economia fisco istat PIL
Più alto delle stime. Nel 2022 il rapporto deficit/Pil italiano si è attestato all’8%, contro le stime della Nadef che si fermavano al 5,6%. A dirlo è l’Istat, che precisa come sul calcolo ha pesato il superbonus e la cessione dei crediti di imposta. Nel 2022 il Pil italiano ai prezzi di mercato è stato pari a 1.909.154 milioni di euro correnti, con un aumento del 6,8% rispetto all'anno precedente.

CRESCE LA DOMANDA INTERNA


Dal lato della domanda interna, nel 2022, si registra in termini di volume, un incremento del 9,4% degli investimenti fissi lordi e del 3,5% dei consumi finali nazionali. Analizzando i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono salite del 9,4% e le importazioni dell’11,8%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito positivamente alla dinamica del Pil per 4,6 punti percentuali.

DEFICIT/PIL SALE ALL’8%


Il superbonus, in questi giorni al centro del dibattito politico, ha ampliato il rapporto deficit/Pil. L’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, misurato in rapporto al Pil, infatti, è stato pari a -8,0%, a fronte del -9% nel 2021, con le stime della Nadef che si fermavano al 5,6%. Il valore dell’indebitamento per gli anni 2020 e 2021 è stato rivisto a seguito del cambiamento introdotto nel trattamento contabile dei crediti di imposta.

STIME AL RIBASSO


L'Istat, per il 2022 ha rivisto al ribasso le stime diffuse in precedenza e pari al 3,9 per cento. "Nel 2022 - commenta l'Istituto - l'economia italiana ha registrato una crescita decisa, ma inferiore rispetto a quella del 2021. A trascinare la crescita del Pil (+3,7%) è stata soprattutto la domanda nazionale al netto delle scorte, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito contributi negativi”.

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