Mercati e investimenti

La Financière de l’Échiquier: l’inflazione fa male, ma non tutta viene per nuocere

Alexis Bienvenu, gestore di La Financière de l’Echiquier analizza il ritorno di un’inflazione che appare destinata a durare colpendo duramente le famiglie, ma alcuni effetti favorevoli danno sollievo all'economia

di Stefano Caratelli 8 Marzo 2023 07:55

financialounge -  Alexis Bienvenu La Financière de l'Echiquier mercati
Se ne auspicava il declino e invece, sta rinascendo, l'inflazione gode di ottima salute e sta molto meglio delle famiglie che colpisce duramente. Gli ultimi dati indicano che non solo rimane alta ma lascia addirittura trasparire segnali di ripresa. In Francia è tornata ai massimi di ottobre, peggio ancora in Germania. Il picco non è stato superato e in USA quella misurata dalla spesa per consumi personali è ancora salita a gennaio con il ritmo della flessione che si è invertito.

RAFFORZATE LE ATTESE DI RIALZO DEI TASSI


Alexis Bienvenu, gestore di La Financière de l’Echiquier, sottolinea che ne consegue un inasprimento delle aspettative di politica monetaria, con il mercato che vede ora i tassi sfiorare il 5,5% quest'estate in USA e secondo alcuni analisti addirittura al 6%. Lo stesso accade nell’Eurozona dove si prevedono tassi vicini al 4% a fine 2023 rispetto al 3,25% ipotizzato a inizio febbraio. Dopo aver dubitato, il mercato sta ora prendendo sul serio le banche centrali e le stime di rialzo potrebbero addirittura crescere perché con un'inflazione core al 5,6% a febbraio i tassi attesi sembrano ancora molto bassi, a meno che non si concretizzi finalmente un drastico calo.

MOLTE IMPRESE RIESCONO A DIFENDERE I MARGINI


Per le famiglie la situazione è ancora più difficile, ma in questo vortice di inflazione ci sono alcuni effetti favorevoli che danno sollievo. Bienvenu cita in primo luogo il fatto che non tutte le imprese sono penalizzate perché molte possono trasferire l'inflazione sui prezzi di vendita e mantenere i margini. La compensazione è ancora maggiore visto che i salari crescono meno rapidamente dell'inflazione e il loro onere può addirittura diminuire, rappresentando “una manna”, soprattutto per gli azionisti.

EFFETTO POSITIVO SUL DEBITO/PIL DEI GOVERNI


Inoltre i governi decidono generalmente di riflettere l'inflazione negli scaglioni d’imposta sul reddito, come ha già fatto la Francia, il che equivale a un'aliquota più bassa e quindi a un alleggerimento dell'onere complessivo dell'inflazione. Infine, sottolinea Bienvenu, i governi beneficiano di un gettito maggiore in quanto prelevano una quota più o meno stabile del PIL, che aumenta con l'inflazione. Se i tassi reali a cui si indebitano sono negativi, come accade oggi in Europa, riducono il debito, e possono continuare a registrare deficit senza appesantire i bilanci.

L'INFLAZIONE SOTTO UN'ALTRA LUCE


Secondo il FMI, nel 2022 l’Eurozona aveva un rapporto debito/PIL del 93%, in calo dal 2020, e la traiettoria prevista è orientata verso il basso: 91% nel 2023 e 89% nel 2025. Negli USA, le previsioni puntano a un calo dal 102% nel 2022 al 97% nel 2023, nonostante un deficit del 5% circa. “L'inflazione quindi non è pura maledizione” conclude l’esperto di La Financière de l’Echiquier, aggiungendo “Per fortuna, perché sembra che dovremo conviverci a lungo”.

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