Cosa aspettarsi
La Financière de l’Échiquier: “Economia Usa sempre più vicina alla recessione”
Secondo Enguerrand Artaz, gestore di La Financière de l’Échiquier, con il peggioramento del mercato del lavoro non ci sarebbero più resistenze allo scivolamento dell’economia americana verso la recessione
di Antonio Cardarelli 12 Aprile 2023 11:54
La prospettiva di una recessione sembra essere sempre più concreta per l’economia americana. È il parere di Enguerrand Artaz, gestore di La Financière de l’Échiquier, che analizza gli ultimi dati soffermandosi sull’occupazione, giudicato l’ultimo baluardo che, almeno finora, era resistito.
Negli ultimi mesi, secondo l’esperto, l’economia Usa ha dato chiari segnali di fragilità. Industria manifatturiera in recessione, settore immobiliare in netta contrazione, sistema bancario indebolito dalle disavventure delle piccole banche regionali, consumi in fase di stallo in termini reali e che resistono a malapena grazie ai risparmi in eccedenza accumulati durante il lockdown. Nonostante questi segnali, l’occupazione aveva comunque dato prova di grande resistenza e le richieste di sussidi di disoccupazione erano ai minimi storici.
“Tra le righe si faceva strada una teoria logica: viste le difficoltà incontrate per ricostruire la forza lavoro post-Covid, le aziende potevano essere tentate di evitare il più possibile i licenziamenti di fronte a un calo delle attività, a costo di erodere dei margini elevati”, commenta Artaz. Ma gli ultimi dati hanno mandato un messaggio diverso, perché in un terzo del Paese le richieste di assegni di disoccupazione sono aumentate, in un anno, del 25%. Negli ultimi tre mesi, i licenziamenti sono stati 270.000, il livello più alto - escluso il periodo del Covid - dalla recessione del 2008-2009. “Sebbene il rapporto del Bureau of Labor Statistics per il mese di marzo rimanga solido con 236.000 nuovi posti di lavoro, assistiamo alla creazione di posti di lavoro più contenuta nel settore privato da oltre due anni e a una marcata moderazione dell'inflazione salariale”, sottolinea l’esperto di La Financière de l’Échiquier.
Secondo Artaz “la tendenza indica chiaramente un peggioramento”. L’esperto sottolinea che “il peggioramento potrebbe essere tanto improvviso quanto brutale” e se così fosse “sarebbe l'ultima tessera del domino a cadere, trascinando inesorabilmente verso il basso un'economia statunitense che sembra sempre meno in grado di sfuggire alla recessione”. Tuttavia, conclude Artaz, c’è una notizia relativamente buona e risiede nel potenziale disinflazionistico di un simile scenario, che darebbe alla banca centrale un certo margine di manovra. “L'ottimismo degli ultimi mesi su un possibile "atterraggio morbido" potrebbe aver fatto dimenticare ad alcuni investitori che uccidere un'inflazione elevata senza innescare una recessione è un’impresa ardua”, conclude l’esperto di La Financière de l’Échiquier.
I DATI ECONOMICI
Negli ultimi mesi, secondo l’esperto, l’economia Usa ha dato chiari segnali di fragilità. Industria manifatturiera in recessione, settore immobiliare in netta contrazione, sistema bancario indebolito dalle disavventure delle piccole banche regionali, consumi in fase di stallo in termini reali e che resistono a malapena grazie ai risparmi in eccedenza accumulati durante il lockdown. Nonostante questi segnali, l’occupazione aveva comunque dato prova di grande resistenza e le richieste di sussidi di disoccupazione erano ai minimi storici.
PEGGIORA ANCHE IL MERCATO DEL LAVORO
“Tra le righe si faceva strada una teoria logica: viste le difficoltà incontrate per ricostruire la forza lavoro post-Covid, le aziende potevano essere tentate di evitare il più possibile i licenziamenti di fronte a un calo delle attività, a costo di erodere dei margini elevati”, commenta Artaz. Ma gli ultimi dati hanno mandato un messaggio diverso, perché in un terzo del Paese le richieste di assegni di disoccupazione sono aumentate, in un anno, del 25%. Negli ultimi tre mesi, i licenziamenti sono stati 270.000, il livello più alto - escluso il periodo del Covid - dalla recessione del 2008-2009. “Sebbene il rapporto del Bureau of Labor Statistics per il mese di marzo rimanga solido con 236.000 nuovi posti di lavoro, assistiamo alla creazione di posti di lavoro più contenuta nel settore privato da oltre due anni e a una marcata moderazione dell'inflazione salariale”, sottolinea l’esperto di La Financière de l’Échiquier.
POTENZIALE DISINFLAZIONISTICO
Secondo Artaz “la tendenza indica chiaramente un peggioramento”. L’esperto sottolinea che “il peggioramento potrebbe essere tanto improvviso quanto brutale” e se così fosse “sarebbe l'ultima tessera del domino a cadere, trascinando inesorabilmente verso il basso un'economia statunitense che sembra sempre meno in grado di sfuggire alla recessione”. Tuttavia, conclude Artaz, c’è una notizia relativamente buona e risiede nel potenziale disinflazionistico di un simile scenario, che darebbe alla banca centrale un certo margine di manovra. “L'ottimismo degli ultimi mesi su un possibile "atterraggio morbido" potrebbe aver fatto dimenticare ad alcuni investitori che uccidere un'inflazione elevata senza innescare una recessione è un’impresa ardua”, conclude l’esperto di La Financière de l’Échiquier.