Lo scenario
Wellington Management segnala i rischi macroeconomici da tenere sotto controllo
Secondo Wellington Management potremmo essere giunti al punto in cui l'inasprimento delle condizioni di credito determinerà una recessione senza la necessità di ulteriori rialzi dei tassi
di Leo Campagna 14 Aprile 2023 08:00
Le sfide presenti nell’ambito del settore finanziario scatenate dall'onda d'urto innescata dal crollo della Silicon Valley Bank si ripercuoteranno negativamente sull'economia reale attraverso l'inasprimento delle condizioni di credito e la riduzione della crescita dei prestiti. Il tutto mentre i salari reali risultano essere sotto pressione. Difficile, se non impossibile, prevedere quale possa essere l'esito più probabile di queste dinamiche.
“Potrebbe trasformarsi in un semplice sostituto a ulteriori rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve statunitense (Fed) e della BCE. Ma potrebbe assumere contorni più pervasivi, traducendosi in una contrazione del credito che potrebbe spingere l'economia in recessione e, a cascata, reintrodurre la deflazione” commenta John Butler, Macro Strategist di Wellington Management.
Per il momento, il manager, prevede una certa volatilità sui mercati che, in gran parte, saranno guidati dal flusso di notizie, in particolare quelle relative al settore bancario. “Tuttavia, ritengo che l'attenzione del mercato si stia spostando dall'inflazione alla recessione e, mentre le banche centrali temporeggiano per poter fare valutazioni, il mercato cercherà di prezzare la prossima mossa sui tassi, attendendosi un taglio piuttosto che un rialzo” specifica Butler.
Guardando al passato, si nota come, in situazioni analoghe, le autorità monetarie tendano a definire le politiche in base agli esiti che intendono evitare maggiormente. Alla luce del fatto che la scelta è tra l'instabilità finanziaria (con il conseguente rischio di deflazione) e l'inflazione, è probabile che le banche centrali cerchino di proteggersi da uno scenario di instabilità finanziaria e deflazione, anche se l'inflazione rimane molto elevata.
“Si scorgono i primi segnali che indicano l'inizio di un cambiamento di mentalità da parte delle autorità monetarie. Mentre il bilancio della Fed sta tornando ad espandersi, la BCE ha dichiarato esplicitamente che le prospettive dei tassi dipenderanno dallo sviluppo delle condizioni nel sistema finanziario: la Banca del Giappone, dal canto suo, non sta più subendo pressioni per abbandonare la sua politica di controllo della curva dei rendimenti” spiega Butler.
Il Macro Strategist di Wellington Management è giunto alla conclusione che l'attuale crisi sia stata in grado di ripristinare la fiducia dei banchieri centrali nel riuscire a raggiungere gli obiettivi della politica monetaria, seppur con un ritardo: in quest’ottica, potrebbero essere maggiormente disposti ad attendere il pieno effetto delle loro politiche. Potremmo pertanto essere giunti al punto in cui l'inasprimento delle condizioni di credito determinerà una recessione senza la necessità di ulteriori rialzi dei tassi” puntualizza Butler.
È vero che l’inflazione ciclica tende a contrarsi durante le fasi di recessione, tuttavia quelle degli anni Settanta dimostrano che ciò potrebbe non essere sufficiente a interrompere il carovita strutturale. La contrazione del credito abbinata ad una profonda recessione consentirebbe di raggiungere tale risultato, ma al momento appare improbabile che le autorità diano per scontato un simile scenario, alla luce del rischio intrinseco di instabilità e deflazione. “Il recente shock potrebbe consolidare il percorso verso un'inflazione più elevata nel medio termine, premi al rischio più alti e tassi di interesse più elevati nel lungo termine. Tuttavia, per arrivare a questo punto con un certo grado di convinzione, dobbiamo prima comprendere i rischi di recessione che ci attendono” conclude il Macro Strategist di Wellington Management.
POSSIBILI SCENARI
“Potrebbe trasformarsi in un semplice sostituto a ulteriori rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve statunitense (Fed) e della BCE. Ma potrebbe assumere contorni più pervasivi, traducendosi in una contrazione del credito che potrebbe spingere l'economia in recessione e, a cascata, reintrodurre la deflazione” commenta John Butler, Macro Strategist di Wellington Management.
L’ATTENZIONE SI È SPOSTATA DALL’INFLAZIONE ALLA RECESSIONE
Per il momento, il manager, prevede una certa volatilità sui mercati che, in gran parte, saranno guidati dal flusso di notizie, in particolare quelle relative al settore bancario. “Tuttavia, ritengo che l'attenzione del mercato si stia spostando dall'inflazione alla recessione e, mentre le banche centrali temporeggiano per poter fare valutazioni, il mercato cercherà di prezzare la prossima mossa sui tassi, attendendosi un taglio piuttosto che un rialzo” specifica Butler.
LE SITUAZIONI ANALOGHE DEL PASSATO
Guardando al passato, si nota come, in situazioni analoghe, le autorità monetarie tendano a definire le politiche in base agli esiti che intendono evitare maggiormente. Alla luce del fatto che la scelta è tra l'instabilità finanziaria (con il conseguente rischio di deflazione) e l'inflazione, è probabile che le banche centrali cerchino di proteggersi da uno scenario di instabilità finanziaria e deflazione, anche se l'inflazione rimane molto elevata.
CAMBIAMENTO DI MENTALITÀ DA PARTE DELLE AUTORITÀ MONETARIE
“Si scorgono i primi segnali che indicano l'inizio di un cambiamento di mentalità da parte delle autorità monetarie. Mentre il bilancio della Fed sta tornando ad espandersi, la BCE ha dichiarato esplicitamente che le prospettive dei tassi dipenderanno dallo sviluppo delle condizioni nel sistema finanziario: la Banca del Giappone, dal canto suo, non sta più subendo pressioni per abbandonare la sua politica di controllo della curva dei rendimenti” spiega Butler.
POTREBBERO NON ESSERE NECESSARI ULTERIORI RIALZI DEI TASSI
Il Macro Strategist di Wellington Management è giunto alla conclusione che l'attuale crisi sia stata in grado di ripristinare la fiducia dei banchieri centrali nel riuscire a raggiungere gli obiettivi della politica monetaria, seppur con un ritardo: in quest’ottica, potrebbero essere maggiormente disposti ad attendere il pieno effetto delle loro politiche. Potremmo pertanto essere giunti al punto in cui l'inasprimento delle condizioni di credito determinerà una recessione senza la necessità di ulteriori rialzi dei tassi” puntualizza Butler.
OCCORRE COMPRENDERE I RISCHI DI RECESSIONE CHE CI ATTENDONO
È vero che l’inflazione ciclica tende a contrarsi durante le fasi di recessione, tuttavia quelle degli anni Settanta dimostrano che ciò potrebbe non essere sufficiente a interrompere il carovita strutturale. La contrazione del credito abbinata ad una profonda recessione consentirebbe di raggiungere tale risultato, ma al momento appare improbabile che le autorità diano per scontato un simile scenario, alla luce del rischio intrinseco di instabilità e deflazione. “Il recente shock potrebbe consolidare il percorso verso un'inflazione più elevata nel medio termine, premi al rischio più alti e tassi di interesse più elevati nel lungo termine. Tuttavia, per arrivare a questo punto con un certo grado di convinzione, dobbiamo prima comprendere i rischi di recessione che ci attendono” conclude il Macro Strategist di Wellington Management.