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Ethenea: la crisi bancaria sarà presto dimenticata e non fermerà i rialzi dei tassi

Michael Blümke, Senior Portfolio Manager, prevede che l’attenzione tornerà sull’inflazione: non è detto che lo stress bancario ridurrà la crescita al punto da compensare uno o più nuovi rialzi dei tassi di interesse

di Stefano Caratelli 15 Aprile 2023 09:30

financialounge -  banche centrali Ethenea mercati Michael Blümke
La recente crisi bancaria originata in Usa e poi estesa in Europa sarà dimenticata in tempi relativamente brevi e l'attenzione tornerà a convergere sull'inflazione. Le conseguenze per l'economia reale sono attualmente sopravvalutate e non è quindi detto che lo stress nel settore bancario e i suoi effetti sull'attività di finanziamento ridurranno la crescita in misura tale da compensare uno o più rialzi dei tassi. È l’opinione di Michael Blümke, Senior Portfolio Manager di Ethenea Independent Investors che fa il punto dopo il collasso della Silicon Valley Bank e della Signature Bank e poi l'acquisizione forzata di Credit Suisse da parte di Ubs.

PIÙ VOLATILITÀ SUI TASSI CHE SULL’AZIONARIO


Il caso ha alimentato i timori di una nuova crisi bancaria, a 15 anni di distanza, ma al momento il nervosismo è dettato più dalla volatilità dei tassi che da quella dei mercati azionari. Per capire come evolverà la situazione sul fronte dei tassi, secondo Blümke, i fattori determinanti sono la futura evoluzione della lotta all'inflazione e la gestione dell'attuale crisi bancaria. Gli ultimi sviluppi hanno fatto precipitare i tassi, perché secondo la narrazione corrente lo stress bancario potrebbe aiutare le banche centrali a contrastare l'inflazione, in quanto inasprisce le condizioni di credito, compensando parte dei rialzi necessari per raggiungere il target della Fed del 2%.

ORA I MERCATI PREVEDONO MENO RIALZI MA NON SARÀ COSÌ


I mercati prevedono quindi che saranno necessari meno rialzi, non tanto perché il rischio inflazione sia scongiurato, ma perché condizioni più stringenti di credito assolverebbero in tutto o in parte il compito. Le aspettative sulla politica di Fed e Bce sono drasticamente mutate e la previsione di ulteriori rialzi è stata surclassata da quella di molteplici tagli. Le conclusioni di Ethenea però sono diverse: la crisi bancaria verrà dimenticata in tempi relativamente brevi, perché si tratta di rischi idiosincratici, e per le misure di Fed e Tesoro Usa per mettere a disposizione liquidità, tranquillizzare e soprattutto incentivare la fiducia.

MA IN USA E’ STATA STESA UNA RETE DI PROTEZIONE


Negli USA, i decisori hanno fatto propria la lezione delle ultime crisi e questa volta hanno reagito "big and fast", sottolinea Blümke, riducendo il rischio di una corsa agli sportelli e la probabilità di una fuga generalizzata. Inoltre la Fed ha approntato il nuovo Bank Term Funding Program che consente alle banche di procurarsi liquidità per un anno al nominale di titoli di Stato, ipoteche e obbligazioni di agenzia. Per valutare gli effetti sull'economia reale, secondo Blümke, occorre comprendere il ruolo delle banche nel sistema del credito statunitense, dove il canale bancario rappresenta una quota relativamente piccola dei prestiti del settore privato.

LA COMPENSAZIONE DELLE GRANDI BANCHE USA


La concessione di credito da parte delle banche influisce in modo solo marginale sull'economia. Inoltre l'attività di finanziamento delle banche ha rallentato già lo scorso anno. La fuoriuscita di depositi dalle piccole verso le grandi banche potrebbe frenare ulteriormente la concessione di credito delle banche minori, ma le grandi banche beneficiarie potrebbe in parte compensare. “Non è quindi detto che lo stress nel settore bancario e i suoi effetti sull'attività di finanziamento ridurranno la crescita in misura tale da compensare uno o più rialzi dei tassi”, conclude Blümke.

L’INFLAZIONE RESTERÀ UN PROBLEMA


Secondo l’esperto di Ethenea ciò che però non è cambiato è che l'inflazione continuerà a rappresentare un problema, con il mercato del lavoro che resta saturo, i risparmi in eccesso accumulati nella pandemia che persistono e la crescita dei redditi e delle spese che sembra stabilizzarsi ampiamente oltre il livello a cui l'inflazione resta stabile, ossia il 2% circa.

DIFFICILE PER LA FED DIVENTARE MENO RESTRITTIVA


Finché l'attuale stress non sfocerà in un brusco rallentamento dell'economia, per la Fed sarà difficile passare a un approccio meno restrittivo e men che meno attuare un taglio dei tassi. Se le banche centrali riusciranno ad arginare i rischi per la stabilità finanziaria, potrebbero presto dover tornare a fare i conti con il rischio di inflazione, sottolinea Blümke.

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