Focus su dati macro

Natixis IM: “Segnali ribassisti sull’inflazione, ma le banche centrali sono caute”

Mabrouk Chetouane e Nicolas Malagardis, Global market strategy di NIM, evidenziano come il calo dei prezzi nei principali Paesi sviluppati potrebbe influenzare le politiche monetarie globali

di Annalisa Lospinuso 19 Aprile 2023 12:48

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Si intravedono schiarite all’orizzonte. Gli ultimi dati sull’inflazione indicano un miglioramento nella dinamica dei prezzi che fa pensare a un atteggiamento più morbido da parte delle banche centrali. “Sebbene tutte le principali banche centrali abbiano aumentato i tassi a marzo - hanno evidenziato Mabrouk Chetouane e Nicolas Malagardis - Global Market Strategy, Natixis Investment Managers Solutions - alcune hanno modificato il loro tono in modo da renderlo meno falco”.

ATTEGGIAMENTO PIÙ COLOMBA DELLE BANCHE CENTRALI


In particolare, fanno notare gli analisti di Natixis IM, la Federal Reserve (Fed), che ha aumentato per la seconda volta consecutiva i tassi di riferimento di 25 pb, portandoli al 4,75%-5,00%, mentre la Banca centrale europea ha aumentato i tassi di riferimento di 50 pb, portandoli al 3,00%-3,5%. Sulla stessa linea la Banca d’Inghilterra (Boe) che ha incrementato di 25 pb, portandoli al 4,25%, mentre la Banca del Giappone (BoJ) ha lasciato invariati sia il tasso di riferimento sia la politica di controllo della curva dei rendimenti. La BoJ ha anche nominato un nuovo governatore, Kazuo Ueda, che potrebbe avere implicazioni sulla futura politica monetaria, in particolare dal momento che l’inflazione core è ai massimi da quattro decenni.

PREZZI IN CALO


Segnali di ribasso dell’inflazione headline ci sono stati in tutti i principali Paesi, grazie ai prezzi dell’energia oggi più bassi rispetto a un anno fa, quando erano balzati nel marzo 2022 a causa dell’inizio della guerra in Ucraina. “L’indice dei prezzi al consumo (Cpi) degli Stati Uniti per il mese di febbraio (riportato a marzo) - hanno continuato Chetouane e Malagardis - è sceso dal 6,3% su base annua al 6%, segnando l’ottavo calo mensile consecutivo. Nel frattempo, l’Ipc armonizzato dell’Eurozona è sceso dall'8,9% su base annua al 6,9% il mese scorso, e il dato principale del Giappone è rallentato dal 4,3% su base annua, al 3,3% a febbraio. D’altro canto, dopo tre mesi consecutivi di calo, l’Ipc del Regno Unito ha sorpreso per la sua risalita dal 10,1% su base annua al 10,4% in febbraio”.

INFLAZIONE CORE INVARIATA


Da uno sguardo più approfondito emerge, però, che questi ribassi non si accompagnano a un reale calo dell’inflazione core, escludendo i prezzi degli alimenti freschi e dell’energia. “L’Ipc core statunitense si era attestato al 5,5% su base annua - hanno sottolineato gli analisti - invariato rispetto al mese precedente e ponendo fine alla sua striscia di quattro mesi di calo. Più preoccupanti sono stati i dati core del Regno Unito e dell’Eurozona, dove hanno raggiunto un nuovo massimo storico. L'Ipc core del Regno Unito era aumentato dal 5,8% su base annua al 6,2%, mentre l’Ipc core dell’Eurozona e del Giappone è passato rispettivamente dal 5,6% e dal 3,2% su base annua al 5,7% e al 3,5% a febbraio”.

MIGLIORA IL MERCATO DEL LAVORO


Segnali di miglioramento anche da parte del mercato del lavoro. Il rapporto sulle buste paga non agricole di febbraio negli Stati Uniti è stato di nuovo più forte del previsto, con 311 mila unità rispetto alle 517 mila del mese precedente. I tassi di disoccupazione nei paesi dell’Eurozona sono rimasti invariati o sono leggermente diminuiti. “I dati Pmi composite degli Stati Uniti e dell’Eurozona, che riflettono il clima aziendale nei settori dei servizi e dell’industria manifatturiera, sono migliorate a marzo, grazie alla solida attività nel settore dei servizi. D’altro canto, il Pmi composito del Regno Unito è sceso, pur rimanendo al di sopra della soglia dei 50 punti, a causa del rallentamento dei settori manifatturiero e dei servizi. La fiducia dei consumatori ha però sorpreso in positivo, migliorando gradualmente dai minimi pluriennali dello scorso settembre (-49) a -35 in marzo”, ha sottolineato Natixis IM.

CINA SOTTO LA LENTE


Sotto osservazione anche la Cina che, dopo la rimozione delle restrizioni anti-Covid, ha visto una ripresa della crescita. “Il Pmi ufficiale dei servizi della Cina si era attestato a 58,2, il livello più alto da marzo 2011 - hanno scritto Mabrouk Chetouane e Nicolas Malagardis - a testimonianza del fatto che la riapertura continua a svilupparsi. Allo stesso modo, dopo tre mesi consecutivi di calo, il dato combinato delle vendite al dettaglio di gennaio-febbraio è aumentato del 3,5% su base annua. Degno di nota è il fatto che, per la prima volta dall'agosto 2021, l’indice ufficiale dei prezzi delle case in Cina è avanzato su base mensile a febbraio. Inoltre, la già tenue inflazione headline e core ha subito un ulteriore rallentamento a febbraio, con il dato headline che è sceso dal 2,1% all’1,0% su base annua e quello core dall’1,0% allo 0,6% su base annua. Nonostante questo flusso di notizie favorevoli, il presidente Xi ha avvertito che l’obiettivo di crescita del Pil del 5% per il 2023 è una sfida”.

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