Mercati azionari
La Financière de l’Échiquier esorta a guardare oltre le performance degli indici
Emerge una forte riduzione della profondità del mercato e questa situazione, secondo La Financière de l’Echiquier, potrebbe ribaltarsi molto velocemente se troppe notizie negative si dovessero accumulare
di Leo Campagna 26 Aprile 2023 09:39
La graduatoria dall’inizio dell’anno dei principali indici azionari vede il Nasdaq, dopo un 2022 difficile per il settore della tecnologia US, in rialzo del 19% mentre l'indice di riferimento della Piazza parigina, il CAC 40, segna un +17%. Altri indici, in Europa soprattutto, crescono di oltre il 10% o addirittura del 15%. Performance brillanti che, tuttavia, mettono in luce solo una parte degli indici lasciando il resto del listino in un cono d’ombra.
“I risultati dell’Eurozona sono stati trainati anche dalla significativa sovraperformance del settore del lusso e dei consumi discrezionali che vantano un peso importante all’interno del CAC 40: Hermès, LVHM e L'Oréal sfiorano o superano il +30%, mentre Kering e Christian Dior sono in crescita di oltre il 20%” fa sapere Enguerrand Artaz, gestore di La Financière de l’Echiquier. Per contro, emerge la sensibile sottoperformance delle small cap. Se l'indice MSCI EMU large cap evidenzia un +14%, l'indice MSCI EMU Small Cap (relativo alle piccole capitalizzazioni) guadagna il 9% mentre l’MSCI EMU Micro Cap (quello delle piccolissime capitalizzazioni) segna un aumento di meno del 5%.
Il fenomeno si rivela ancora più evidente negli Stati Uniti. Infatti, mentre l’indice tecnologico segna come specificato un +19% dall’inizio dell’anno, l'S&P 500, l'indice di riferimento del mercato azionario statunitense, guadagna poco più dell'8% e poco oltre i due punti percentuali sia il Dow Jones (il paniere dei titoli industriali) che il Russell 2000, (l’indice delle piccole capitalizzazioni). Performance che, per un investitore in euro, sono praticamente azzerate a causa del calo del dollaro rispetto alla valuta europea.
“Questa dicotomia tra gli indici americani è riconducibile essenzialmente al forte rialzo dei principali titoli tecnologici. Apple, Microsoft, Amazon, Nvidia e Alphabet, i primi cinque titoli dell'S&P 500, generano da soli il 73% della performance dell'indice, anche se ne rappresentano il 20% soltanto” spiega Artaz, secondo il quale questa ultra-concentrazione delle performance porta a una forte riduzione della profondità del mercato.
Nell’ambito dell'S&P 500, meno del 25% dei componenti dell'indice ha sovraperformato negli ultimi tre mesi rispetto a una media del 50% circa. “Si tratta del livello più basso dal 2005 almeno e evidenzia una certa fragilità. Da un lato, testimonia che il rialzo si basa su un numero ridotto di titoli. Dall’altro, dal momento che ci si riferisce ad aziende ad elevatissima capitalizzazione, potrebbe evidenziare che i flussi di acquisto derivino in gran parte da logiche basate sugli indici alimentate da fondi o algoritmi trend follower piuttosto che da un ottimismo diffuso degli investitori, soprattutto quelli che adottano l’analisi fondamentale” specifica il manager di La Financière de l’Echiquier.
Una situazione che rende la posizione di mercato piuttosto instabile al punto di potersi ribaltarsi molto velocemente se troppe notizie negative si dovessero accumulare. “Negli Stati Uniti, in particolare, questo tipo di scenario potrebbe materializzarsi alla luce della necessità per Federal Reserve di mantenere una politica monetaria restrittiva a fronte di una lenta disinflazione, unita al graduale deterioramento dei dati macroeconomici. Per questo gli investitori devono guardare oltre alle performance degli indici: pochi alberi non possono nascondere la foresta a lungo” conclude Artaz.
SOVRAPERFORMANCE DEL SETTORE LUSSO
“I risultati dell’Eurozona sono stati trainati anche dalla significativa sovraperformance del settore del lusso e dei consumi discrezionali che vantano un peso importante all’interno del CAC 40: Hermès, LVHM e L'Oréal sfiorano o superano il +30%, mentre Kering e Christian Dior sono in crescita di oltre il 20%” fa sapere Enguerrand Artaz, gestore di La Financière de l’Echiquier. Per contro, emerge la sensibile sottoperformance delle small cap. Se l'indice MSCI EMU large cap evidenzia un +14%, l'indice MSCI EMU Small Cap (relativo alle piccole capitalizzazioni) guadagna il 9% mentre l’MSCI EMU Micro Cap (quello delle piccolissime capitalizzazioni) segna un aumento di meno del 5%.
DOLLARO IN CALO RISPETTO ALLA VALUTA EUROPEA
Il fenomeno si rivela ancora più evidente negli Stati Uniti. Infatti, mentre l’indice tecnologico segna come specificato un +19% dall’inizio dell’anno, l'S&P 500, l'indice di riferimento del mercato azionario statunitense, guadagna poco più dell'8% e poco oltre i due punti percentuali sia il Dow Jones (il paniere dei titoli industriali) che il Russell 2000, (l’indice delle piccole capitalizzazioni). Performance che, per un investitore in euro, sono praticamente azzerate a causa del calo del dollaro rispetto alla valuta europea.
APPLE, MICROSOFT, AMAZON, NVIDIA E ALPHABET
“Questa dicotomia tra gli indici americani è riconducibile essenzialmente al forte rialzo dei principali titoli tecnologici. Apple, Microsoft, Amazon, Nvidia e Alphabet, i primi cinque titoli dell'S&P 500, generano da soli il 73% della performance dell'indice, anche se ne rappresentano il 20% soltanto” spiega Artaz, secondo il quale questa ultra-concentrazione delle performance porta a una forte riduzione della profondità del mercato.
FONDI E ALGORITMI TREND FOLLOWER
Nell’ambito dell'S&P 500, meno del 25% dei componenti dell'indice ha sovraperformato negli ultimi tre mesi rispetto a una media del 50% circa. “Si tratta del livello più basso dal 2005 almeno e evidenzia una certa fragilità. Da un lato, testimonia che il rialzo si basa su un numero ridotto di titoli. Dall’altro, dal momento che ci si riferisce ad aziende ad elevatissima capitalizzazione, potrebbe evidenziare che i flussi di acquisto derivino in gran parte da logiche basate sugli indici alimentate da fondi o algoritmi trend follower piuttosto che da un ottimismo diffuso degli investitori, soprattutto quelli che adottano l’analisi fondamentale” specifica il manager di La Financière de l’Echiquier.
POCHI ALBERI NON POSSONO NASCONDERE LA FORESTA A LUNGO
Una situazione che rende la posizione di mercato piuttosto instabile al punto di potersi ribaltarsi molto velocemente se troppe notizie negative si dovessero accumulare. “Negli Stati Uniti, in particolare, questo tipo di scenario potrebbe materializzarsi alla luce della necessità per Federal Reserve di mantenere una politica monetaria restrittiva a fronte di una lenta disinflazione, unita al graduale deterioramento dei dati macroeconomici. Per questo gli investitori devono guardare oltre alle performance degli indici: pochi alberi non possono nascondere la foresta a lungo” conclude Artaz.