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Politica o imprese: chi avrà più peso nell’economia del futuro?
Gli Usa scendono nell’Index of Economic Freedom, con scelte politiche che stanno indirizzando sempre più le mosse dell’economia. Il modello occidentale sembra andare verso una pianificazione politica e il libero mercato lascia spazio a prospettive differenti
di Lorenzo Cleopazzo 30 Aprile 2023 10:00
Almeno tre ore. Si dice, no?
Questo dovrebbe essere il tempo di attesa prima di buttarsi in acqua dopo il pranzo sotto l’ombrellone. Scienza, semplice diceria o insegnamento della nonna, rimane il fatto che, nel dubbio, prima delle 15 si gioca a burraco.
Ecco forse gli Usa avevano dimenticato le carte a casa, perché in alcuni casi hanno scelto di fare di testa propria e di tuffarsi in un mare di mosse politiche, congestionando un’economia che stava ancora digerendo alcune ripercussioni geopolitiche. L’inflazione e il continuo aumento dei tassi; l’inquinamento e lo stop all’immatricolazione di auto con motori a combustione: sono tutte decisioni prese da enti politici che influenzano indubbiamente l’economia dell’occidente intero. Mosse che muovono dai parlamenti, più che dalle imprese; che prendono le mosse dalla fermezza di certe decisioni, più che dalla fluidità di domanda e offerta.
A far rumore sono soprattutto gli Stati Uniti, che da quanto emerge dall’annuale Index of Economic Freedom, stanno facendo i conti con un po’ di scelte – politiche, per l’appunto – non proprio salutari per l’economia. Tutto questo in un momento in cui negli Usa si preparano alle prossime elezioni tra vecchi e nuovi candidati, Biden e Trump su tutti, con il repubblicano insidiato dal nome di Ron De Santis.
Cosa sta succedendo oggi all’economia e cosa cambierà domani? Meglio pescare una carta a burraco e vedere che succede.
“Per lo più libero”. Questa è la categoria entro cui vengono fatti rientrare gli Stati Uniti, al 25° post dell’Index of Economic Freedom (o Indice della libertà economica). Il punto più basso mai raggiunto da Washington da quando la Heritage Foundation e il The Wall Street Journal hanno dato vita a questa graduatoria nel 1995. Da quell’anno, l’indice si occupa di riportare quanto sia economicamente libero o meno un paese, con un overall dato da fattori come la libertà di investimento e quella monetaria, la spesa pubblica e il peso delle tassazioni.
Ne viene fuori un quadro un po’ così così per gli Usa, che gli autori dell’Index definiscono “una delle economie più dinamiche del mondo” che però ha dovuto “affrontare delle sfide politiche che ne hanno minato la competitività economica a lungo termine.” La causa, secondo gli stessi, è da ricercarsi nel 2021, dall’inizio del mandato di Joe Biden alla Casa Bianca e dalle sue politiche che hanno amplificato la portata della politica sull’economia nazionale, a cui bisogna aggiungere una spesa in deficit, debito, incertezza globale e un po’ d’inflazione a condire il tutto.
Lo sottolinea anche Steve Forbes, direttore dell’omonima rivista, quando parla di ‘socialismo moderno’ per intendere gli establishment che puntano al controllo dell’economia attraverso un approccio regolatore dello Stato, con le varie autorità di regolamentazione che si esprimono sempre più spesso su cosa si può o non si può fare. La portata dello Stato regolatore è aumentata enormemente in questo secolo, e i critici sembrano concordare che l’amministrazione Biden – che condivide alcune scelte con i paesi Ue – ne sia l’esempio più lampante.
C’è stato un tempo dove non solo la politica si inseriva a gamba tesa nell’economia, ma gli uomini politici erano prima di tutto banchieri e finanzieri. Il caso celebre è quello dei De’ Medici, di cui Lorenzo il Magnifico fu uno dei massimi esponenti, a cui un fine pensatore come Niccolò Machiavelli dedicò il suo trattato più famoso: Il Principe.
Un testo di buon governo, una guida per l’uomo che guida altri uomini, un saggio illuminante su cosa deve fare il politico per sé stesso e per la sua gente. Per amore di sintesi, ci limiteremo a semplificare l’opera con poche parole: il fine giustifica i mezzi. Questo è il riassunto brutale dell’opera passato alla storia. E togliamo tutto il cinismo e la negatività che quest’espressione ‘machiavellica’ – appunto – ha preso col tempo. Perché il Machiavelli scrive che il regnante deve fare tutto ciò che è in suo potere esclusivamente per il bene del proprio stato, anche – se lo ritiene – inserirsi nelle decisioni economiche. Ma il punto è quanto e come sia effettivamente giusto inserirsi. E il buon Niccolò - che in fondo cercava di ingraziarsi i potenti dell’epoca - si è guardato bene da scrivere un sequel più dettagliato.
Lorenzo De’Medici morirà nel 1492, pochi mesi prima dello sbarco di Colombo in America. E sì, possiamo leggerlo come un passaggio di consegne. Perché gli Usa storicamente hanno fatto del dollaro il motore principale della loro politica - e come dargli torto -, così come i Medici usarono tutta la loro influenza e la loro potenza finanziaria per governare Firenze e dintorni.
Ora quest’assioma politica-economia, se riunificato in un unico verso, sembra non andare molto a genio ad alcuni osservatori.
Tra Usa e Ue si parla del divieto per le stufe a gas, della riduzione della potenza dei condizionatori e dell’obbligo dei veicoli elettrici dal 2035. Tutte cose che fanno storcere il naso a Forbes e a chi compila l’Index of Economic Freedom, a chi parla piuttosto di scelte errate a livello politico, di ingerenze eccessive e di affossamenti delle economie in nome di una lotta ostinata all’inflazione. Modi differenti di intendere le possibilità in proprio potere, in mezzo a tante scelte ‘politiconomiche’.
Quando è difficile guardarsi avanti, però, è sempre bene fare riferimento a ciò che ci sta dietro. Agli insegnamenti di chi ci ha preceduto, tipo la nonna che ci avvisa di non entrare in acqua prima di tre ore dopo pranzo. E d’altronde lo diceva anche Macchiavelli: “La istoria è la maestra delle azioni nostre”.
Nelle tre ore dall’ultimo morso di panino, al primo tuffo del pomeriggio, ne passa di tempo per il burraco. Forse troppo, meglio pensare a un altro gioco di carte per tirare le 15. Ve ne viene in mente qualcuno?
Questo dovrebbe essere il tempo di attesa prima di buttarsi in acqua dopo il pranzo sotto l’ombrellone. Scienza, semplice diceria o insegnamento della nonna, rimane il fatto che, nel dubbio, prima delle 15 si gioca a burraco.
Ecco forse gli Usa avevano dimenticato le carte a casa, perché in alcuni casi hanno scelto di fare di testa propria e di tuffarsi in un mare di mosse politiche, congestionando un’economia che stava ancora digerendo alcune ripercussioni geopolitiche. L’inflazione e il continuo aumento dei tassi; l’inquinamento e lo stop all’immatricolazione di auto con motori a combustione: sono tutte decisioni prese da enti politici che influenzano indubbiamente l’economia dell’occidente intero. Mosse che muovono dai parlamenti, più che dalle imprese; che prendono le mosse dalla fermezza di certe decisioni, più che dalla fluidità di domanda e offerta.
A far rumore sono soprattutto gli Stati Uniti, che da quanto emerge dall’annuale Index of Economic Freedom, stanno facendo i conti con un po’ di scelte – politiche, per l’appunto – non proprio salutari per l’economia. Tutto questo in un momento in cui negli Usa si preparano alle prossime elezioni tra vecchi e nuovi candidati, Biden e Trump su tutti, con il repubblicano insidiato dal nome di Ron De Santis.
Cosa sta succedendo oggi all’economia e cosa cambierà domani? Meglio pescare una carta a burraco e vedere che succede.
IEF
“Per lo più libero”. Questa è la categoria entro cui vengono fatti rientrare gli Stati Uniti, al 25° post dell’Index of Economic Freedom (o Indice della libertà economica). Il punto più basso mai raggiunto da Washington da quando la Heritage Foundation e il The Wall Street Journal hanno dato vita a questa graduatoria nel 1995. Da quell’anno, l’indice si occupa di riportare quanto sia economicamente libero o meno un paese, con un overall dato da fattori come la libertà di investimento e quella monetaria, la spesa pubblica e il peso delle tassazioni.
Ne viene fuori un quadro un po’ così così per gli Usa, che gli autori dell’Index definiscono “una delle economie più dinamiche del mondo” che però ha dovuto “affrontare delle sfide politiche che ne hanno minato la competitività economica a lungo termine.” La causa, secondo gli stessi, è da ricercarsi nel 2021, dall’inizio del mandato di Joe Biden alla Casa Bianca e dalle sue politiche che hanno amplificato la portata della politica sull’economia nazionale, a cui bisogna aggiungere una spesa in deficit, debito, incertezza globale e un po’ d’inflazione a condire il tutto.
Lo sottolinea anche Steve Forbes, direttore dell’omonima rivista, quando parla di ‘socialismo moderno’ per intendere gli establishment che puntano al controllo dell’economia attraverso un approccio regolatore dello Stato, con le varie autorità di regolamentazione che si esprimono sempre più spesso su cosa si può o non si può fare. La portata dello Stato regolatore è aumentata enormemente in questo secolo, e i critici sembrano concordare che l’amministrazione Biden – che condivide alcune scelte con i paesi Ue – ne sia l’esempio più lampante.
IL PRINCIPE
C’è stato un tempo dove non solo la politica si inseriva a gamba tesa nell’economia, ma gli uomini politici erano prima di tutto banchieri e finanzieri. Il caso celebre è quello dei De’ Medici, di cui Lorenzo il Magnifico fu uno dei massimi esponenti, a cui un fine pensatore come Niccolò Machiavelli dedicò il suo trattato più famoso: Il Principe.
Un testo di buon governo, una guida per l’uomo che guida altri uomini, un saggio illuminante su cosa deve fare il politico per sé stesso e per la sua gente. Per amore di sintesi, ci limiteremo a semplificare l’opera con poche parole: il fine giustifica i mezzi. Questo è il riassunto brutale dell’opera passato alla storia. E togliamo tutto il cinismo e la negatività che quest’espressione ‘machiavellica’ – appunto – ha preso col tempo. Perché il Machiavelli scrive che il regnante deve fare tutto ciò che è in suo potere esclusivamente per il bene del proprio stato, anche – se lo ritiene – inserirsi nelle decisioni economiche. Ma il punto è quanto e come sia effettivamente giusto inserirsi. E il buon Niccolò - che in fondo cercava di ingraziarsi i potenti dell’epoca - si è guardato bene da scrivere un sequel più dettagliato.
1492-2023, SOLO ANDATA
Lorenzo De’Medici morirà nel 1492, pochi mesi prima dello sbarco di Colombo in America. E sì, possiamo leggerlo come un passaggio di consegne. Perché gli Usa storicamente hanno fatto del dollaro il motore principale della loro politica - e come dargli torto -, così come i Medici usarono tutta la loro influenza e la loro potenza finanziaria per governare Firenze e dintorni.
Ora quest’assioma politica-economia, se riunificato in un unico verso, sembra non andare molto a genio ad alcuni osservatori.
Tra Usa e Ue si parla del divieto per le stufe a gas, della riduzione della potenza dei condizionatori e dell’obbligo dei veicoli elettrici dal 2035. Tutte cose che fanno storcere il naso a Forbes e a chi compila l’Index of Economic Freedom, a chi parla piuttosto di scelte errate a livello politico, di ingerenze eccessive e di affossamenti delle economie in nome di una lotta ostinata all’inflazione. Modi differenti di intendere le possibilità in proprio potere, in mezzo a tante scelte ‘politiconomiche’.
Quando è difficile guardarsi avanti, però, è sempre bene fare riferimento a ciò che ci sta dietro. Agli insegnamenti di chi ci ha preceduto, tipo la nonna che ci avvisa di non entrare in acqua prima di tre ore dopo pranzo. E d’altronde lo diceva anche Macchiavelli: “La istoria è la maestra delle azioni nostre”.
BONUS TRACK
Nelle tre ore dall’ultimo morso di panino, al primo tuffo del pomeriggio, ne passa di tempo per il burraco. Forse troppo, meglio pensare a un altro gioco di carte per tirare le 15. Ve ne viene in mente qualcuno?
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