Gestione attiva
DPAM: investire nei mercati di frontiera per fornire alfa e diversificazione
Secondo Caleb Coppersmith, Buy-Side fixed income analyst di DPAM, valutazioni molto interessanti e profili di rischio idiosincratici permettono di trovare diamanti nel carbone
di Annalisa Lospinuso 8 Maggio 2023 18:00
I giorni del denaro e dei rendimenti semplici sembrano essere finiti. Da una parte la crisi economica degli ultimi anni ha messo a repentaglio le finanze pubbliche, dall’altra i nuovi equilibri geopolitici e le tensioni internazionali hanno costretto una continua ristrutturazione delle politiche commerciali e delle catene di approvvigionamento globali. In un contesto come quello attuale si aprono grandi sfide per i gestori attivi che devono trovare occasioni di valore per massimizzare i rendimenti. Caleb Coppersmith, Buy-Side fixed income analyst di DPAM evidenzia come l’ascesa dei mercati di frontiera rappresenta una classe di investimento adatta a un gestore attivo.
“Le valutazioni attuali molto interessanti - sottolinea Coppersmith - e i profili di rischio idiosincratici possono permettere di trovare diamanti nel carbone. I mercati di frontiera sono un sottoinsieme dell’universo dei mercati emergenti, definiti in modo approssimativo da rating creditizi bassi, quasi esclusivamente B o inferiori, e da mercati mobiliari illiquidi e omogenei, con i titoli di Stato che rappresentano generalmente l’unica classe di attivi investibile. Di conseguenza, pochi titoli vengono inclusi negli indici dei mercati emergenti, il che rafforza la necessità di un approccio attivo”.
Il lato positivo di questo approccio è rappresentato dai rendimenti estremamente elevati. “Le obbligazioni dei mercati di frontiera denominate in usd o in eur rendono spesso più del 10% - dice Coppersmith - mentre le loro equivalenti in valuta locale talvolta il doppio. Al di là di queste similitudini l’insieme dei mercati di frontiera è estremamente eterogeneo: si estende a tutti i continenti e comprende economie di ogni tipologia e dimensione, da colossi in difficoltà come la Nigeria o il Pakistan alle minuscole Bahamas, animate dal turismo, e al Mozambico, titano emergente degli idrocarburi”.
I fattori discriminanti per la buona riuscita dell’investimento sono la ricerca e la metodologia Esg. “La capacità di generare alfa si basa sulla mancanza di un’ampia copertura analitica - sottolinea l’analista di DPAM - questo fa sì che alcuni nomi vengono scambiati in modo simile pur possedendo rischi di credito e valutari molto diversi. È inoltre importante notare come i rating del credito indichino la capacità di contrarre prestiti piuttosto che il rischio di insolvenza, non rappresentando quindi una guida appropriata per le valutazioni delle obbligazioni”.
La prima priorità quando si vuole investire nei mercati di frontiera è quella di identificare i rischi di ribasso, come la possibilità di un default o di una crisi dei pagamenti, analizzando le necessità e le fonti di finanziamento su un orizzonte di medio termine anche rispetto alle riserve estere disponibili. In secondo luogo, è fondamentale eseguire una valutazione della politica e dei punti di forza istituzionali di uno Stato, per identificare debolezze critiche all’interno di profili economici forti.
È importante notare che queste strategie possono creare valore da Paesi in forte difficoltà e addirittura in default come El Salvador, Sri Lanka e Zambia, sfruttando il fatto che il prezzo di queste obbligazioni talvolta sovrastima le esigenze di ristrutturazione, quindi, sottovaluta il loro valore intrinseco. “In altre parole, investendo in questi Paesi in difficoltà attraverso queste strategie, è possibile ottenere profitti che possono essere maggiori di quanto il prezzo di mercato dei bond suggerisca”, conclude Caleb Coppersmith.
DIAMANTI NEL CARBONE
“Le valutazioni attuali molto interessanti - sottolinea Coppersmith - e i profili di rischio idiosincratici possono permettere di trovare diamanti nel carbone. I mercati di frontiera sono un sottoinsieme dell’universo dei mercati emergenti, definiti in modo approssimativo da rating creditizi bassi, quasi esclusivamente B o inferiori, e da mercati mobiliari illiquidi e omogenei, con i titoli di Stato che rappresentano generalmente l’unica classe di attivi investibile. Di conseguenza, pochi titoli vengono inclusi negli indici dei mercati emergenti, il che rafforza la necessità di un approccio attivo”.
OBBLIGAZIONI IN USD O EUR
Il lato positivo di questo approccio è rappresentato dai rendimenti estremamente elevati. “Le obbligazioni dei mercati di frontiera denominate in usd o in eur rendono spesso più del 10% - dice Coppersmith - mentre le loro equivalenti in valuta locale talvolta il doppio. Al di là di queste similitudini l’insieme dei mercati di frontiera è estremamente eterogeneo: si estende a tutti i continenti e comprende economie di ogni tipologia e dimensione, da colossi in difficoltà come la Nigeria o il Pakistan alle minuscole Bahamas, animate dal turismo, e al Mozambico, titano emergente degli idrocarburi”.
COMBINAZIONE CON CRITERI ESG
I fattori discriminanti per la buona riuscita dell’investimento sono la ricerca e la metodologia Esg. “La capacità di generare alfa si basa sulla mancanza di un’ampia copertura analitica - sottolinea l’analista di DPAM - questo fa sì che alcuni nomi vengono scambiati in modo simile pur possedendo rischi di credito e valutari molto diversi. È inoltre importante notare come i rating del credito indichino la capacità di contrarre prestiti piuttosto che il rischio di insolvenza, non rappresentando quindi una guida appropriata per le valutazioni delle obbligazioni”.
VALUTARE RISCHI DI RIBASSO E POLITICA
La prima priorità quando si vuole investire nei mercati di frontiera è quella di identificare i rischi di ribasso, come la possibilità di un default o di una crisi dei pagamenti, analizzando le necessità e le fonti di finanziamento su un orizzonte di medio termine anche rispetto alle riserve estere disponibili. In secondo luogo, è fondamentale eseguire una valutazione della politica e dei punti di forza istituzionali di uno Stato, per identificare debolezze critiche all’interno di profili economici forti.
OTTENERE PROFITTI MAGGIORI
È importante notare che queste strategie possono creare valore da Paesi in forte difficoltà e addirittura in default come El Salvador, Sri Lanka e Zambia, sfruttando il fatto che il prezzo di queste obbligazioni talvolta sovrastima le esigenze di ristrutturazione, quindi, sottovaluta il loro valore intrinseco. “In altre parole, investendo in questi Paesi in difficoltà attraverso queste strategie, è possibile ottenere profitti che possono essere maggiori di quanto il prezzo di mercato dei bond suggerisca”, conclude Caleb Coppersmith.