L'analisi
Perché Raiffeisen Capital Management resta ancora cauta sulla Turchia
In vista delle elezioni del 14 maggio, Ronald Schneider (Raiffeisen Capital Management) illustra gli scenari per la Turchia nel caso di affermazione del presidente Recep Tayyip Erdogan o del capo dell’opposizione Kemal Kılıçdaroglu
di Leo Campagna 13 Maggio 2023 12:30
Le ultime stime dei costi del terremoto che ha scosso la Turchia al confine con la Siria all'inizio di febbraio parlano di beni distrutti pari al 4,5-5% del PIL. Tenendo conto che il 16% della popolazione turca vive nella regione colpita ma che il suo contributo al valore aggiunto domestico è inferiore al 10%, si ipotizza che l'effetto negativo sulla crescita sarà di circa l'1. In tutti i casi ci saranno effetti negativi sul deficit pubblico, sull'inflazione, che attualmente è sopra il 50%, e sulla bilancia commerciale, dal momento che saranno necessarie molte importazioni di materiali da costruzione, prodotti chimici e una serie di altri beni.
Nel frattempo, la valuta locale (lira) rimane relativamente stabile. “Ankara ci è riuscita grazie alla fornitura di swap valutari e all'introduzione di depositi di risparmio con copertura valutaria. Tuttavia, questo gioco di equilibri tra l'adesione alla Nato, il ruolo di mediatore nella guerra e la mancata accettazione delle sanzioni comporta anche dei rischi politici. Il mercato dei capitali finora sembra averli trascurati, ma sono latenti e potrebbero mettere rapidamente sotto pressione la lira” fa sapere Ronald Schneider, Head of Bonds, CEE & Global Emerging Markets, Raiffeisen Capital Management.
Intanto, la Turchia si avvicina al cruciale appuntamento delle elezioni parlamentari e presidenziali del 14 maggio. E’ probabile che ci sia un ballottaggio tra il presidente uscente Recep Tayyip Erdogan e il capo dell’opposizione Kemal Kılıçdaroglu. “Mentre Erdogan sta sfruttando la sua posizione per distribuire regali elettorali, le due parti stanno perseguendo approcci molto diversi alla politica economica e dei tassi di interesse, con differenti potenziali implicazioni per l'andamento della valuta e dei tassi d'interesse” sottolinea Schneider.
In caso di vittoria di Erdogan, la politica economica e monetaria non ortodossa dovrebbe proseguire. “Lo scorso anno la banca centrale ha abbassato i tassi d'interesse e ha acquistato titoli di Stato isolando il mercato dai capitali esteri. In parallelo, ha trasferito il rischio all'interno della Turchia, dalle aziende indebitate all'estero al settore pubblico. Tuttavia, se i tassi d'interesse venissero aumentati in modo drastico, gli obbligazionisti accuserebbero un contraccolpo negativo” spiega il manager di Raiffeisen Capital Management.
E’ vero che, fondamentali alla mano, il settore pubblico è in buone condizioni, con un debito pubblico relativamente basso, e un deficit di bilancio che è aumentato significativamente a causa della pandemia e del terremoto, ma che resta su livelli relativamente moderati. Come dire che ci sono rischi valutari e di tasso d'interesse in valuta locale, ma non rischi di default. “La tendenza è tuttavia al peggioramento, come dimostra il fatto che negli ultimi anni la Turchia è stata declassata a rating "B" dalle agenzie. Se Erdogan verrà rieletto, questo sistema tenderà a tenere lontani gli investitori stranieri a causa dei rischi troppo elevati. E, prima o poi, la Turchia finirà nuovamente in una situazione di crisi” riferisce Schneider.
Se invece vincesse l'opposizione, ci sarebbe un cambiamento nella politica dei tassi d'interesse e probabilmente anche nella politica monetaria. “I tassi di interesse appaiono troppo bassi (8,5%) a fronte di un'inflazione al 55%. Un loro aumento significativo comporterebbe effetti negativi che frenerebbero fortemente la crescita. D'altro canto, con un programma credibile di cambiamento della politica economica, il Paese può tornare a essere attraente per i capitali stranieri, propiziandone la stabilizzazione a medio termine dopo una fase iniziale forse volatile” conclude il manager di Raiffeisen Capital Management.
LA LIRA TURCA SEMBRA RELATIVAMENTE STABILE
Nel frattempo, la valuta locale (lira) rimane relativamente stabile. “Ankara ci è riuscita grazie alla fornitura di swap valutari e all'introduzione di depositi di risparmio con copertura valutaria. Tuttavia, questo gioco di equilibri tra l'adesione alla Nato, il ruolo di mediatore nella guerra e la mancata accettazione delle sanzioni comporta anche dei rischi politici. Il mercato dei capitali finora sembra averli trascurati, ma sono latenti e potrebbero mettere rapidamente sotto pressione la lira” fa sapere Ronald Schneider, Head of Bonds, CEE & Global Emerging Markets, Raiffeisen Capital Management.
LE ELEZIONI POLITICHE DEL 14 MAGGIO
Intanto, la Turchia si avvicina al cruciale appuntamento delle elezioni parlamentari e presidenziali del 14 maggio. E’ probabile che ci sia un ballottaggio tra il presidente uscente Recep Tayyip Erdogan e il capo dell’opposizione Kemal Kılıçdaroglu. “Mentre Erdogan sta sfruttando la sua posizione per distribuire regali elettorali, le due parti stanno perseguendo approcci molto diversi alla politica economica e dei tassi di interesse, con differenti potenziali implicazioni per l'andamento della valuta e dei tassi d'interesse” sottolinea Schneider.
IN CASO DI VITTORIA DI ERDOGAN
In caso di vittoria di Erdogan, la politica economica e monetaria non ortodossa dovrebbe proseguire. “Lo scorso anno la banca centrale ha abbassato i tassi d'interesse e ha acquistato titoli di Stato isolando il mercato dai capitali esteri. In parallelo, ha trasferito il rischio all'interno della Turchia, dalle aziende indebitate all'estero al settore pubblico. Tuttavia, se i tassi d'interesse venissero aumentati in modo drastico, gli obbligazionisti accuserebbero un contraccolpo negativo” spiega il manager di Raiffeisen Capital Management.
IL SETTORE PUBBLICO APPARE IN BUONE CONDIZIONI
E’ vero che, fondamentali alla mano, il settore pubblico è in buone condizioni, con un debito pubblico relativamente basso, e un deficit di bilancio che è aumentato significativamente a causa della pandemia e del terremoto, ma che resta su livelli relativamente moderati. Come dire che ci sono rischi valutari e di tasso d'interesse in valuta locale, ma non rischi di default. “La tendenza è tuttavia al peggioramento, come dimostra il fatto che negli ultimi anni la Turchia è stata declassata a rating "B" dalle agenzie. Se Erdogan verrà rieletto, questo sistema tenderà a tenere lontani gli investitori stranieri a causa dei rischi troppo elevati. E, prima o poi, la Turchia finirà nuovamente in una situazione di crisi” riferisce Schneider.
SE VINCE L’OPPOSIZIONE
Se invece vincesse l'opposizione, ci sarebbe un cambiamento nella politica dei tassi d'interesse e probabilmente anche nella politica monetaria. “I tassi di interesse appaiono troppo bassi (8,5%) a fronte di un'inflazione al 55%. Un loro aumento significativo comporterebbe effetti negativi che frenerebbero fortemente la crescita. D'altro canto, con un programma credibile di cambiamento della politica economica, il Paese può tornare a essere attraente per i capitali stranieri, propiziandone la stabilizzazione a medio termine dopo una fase iniziale forse volatile” conclude il manager di Raiffeisen Capital Management.