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Earning season

Trimestrali, i margini europei tengono meglio ma i big tech USA puntano al futuro

Si va verso una recessione degli utili lunga ma mite, con i big che da Google a Microsoft si attrezzano per usare al meglio la leva potente dell’Intelligenza Artificiale e guardano anche alla nuova frontiera nucleare

di Virgilio Chelli 15 Maggio 2023 08:09
financialounge -  Bullettin earning season mercati trimestrali

La stagione delle trimestrali è alle battute finali in USA e si avvicina al termine anche in Europa, nel segno di una miglior tenuta dei margini da questa parte dell’Atlantico. Sull’altra si può invece ormai parlare di recessione degli utili, scesi in media del 3,7% per le società dello S&P 500, il secondo calo consecutivo, con il secondo trimestre del 2023 che punta a registrare un ulteriore -7%, secondo le proiezioni di Bloomberg Intelligence. Ma è una recessione sicuramente ‘mite’ anche se probabilmente sarà un po’ più lunga di quella invece violenta ma molto breve sofferta dopo la pandemia nel 2020. Inoltre, quasi l’80% delle società quotate a Wall Street ha battuto le attese, ma questo soprattutto perché gli analisti avevano prezzato una recessione degli utili più mordente di quanto poi fosse.

STIME DEGLI ANALISTI SEMPRE PRUDENTI


Di fatto, da quando la earning season americana è iniziata a metà aprile con i big del credito lo S&P 500 è sostanzialmente piatto e gli analisti continuano a stimare utili in lieve contrazione anche nel terzo trimestre, con le aziende che devono far fronte a tassi ancora alti e consumi in frenata. Per un recupero dei margini bisognerà probabilmente aspettare l’ultimo trimestre, e intanto sono in molti a tagliare l’occupazione a botte da decine di migliaia, dal retail al tecnologico. Ma questo non impedisce all’economia americana di continuare a creare posti di lavoro ben oltre le attese, come i 253.000 di aprile contro stime di 179.000. A livello di settori il grande vincitore del 2022, l’energia, passa nella colonna dei perdenti, i big tech stanno tornando alla grande, la ripartenza cinese a differenza dell’Europa ha avuto benefici limitati soprattutto a Las Vegas & Co, mentre per le banche il quadro è misto.

LA FED PRIMA O POI COMINCERÀ A TAGLIARE I TASSI


Il grande capo di JP Morgan Jamie Dimon, quello che non lascia mai andare sprecata una crisi, ha dichiarato ‘finita’ quella originata da VVB e banche regionali, ma la scarsa richiesta di credito, un settore immobiliare con diversi default, e gli accantonamenti in crescita sono problemi destinati a durare qualche trimestre. Tornano invece a brillare i big tech, da Apple a Meta, da Google-Alphabet a Amazon, fino a Microsoft, che battono le attese e soprattutto beneficiano di una Fed che si mette in pausa e prima o poi comincerà a tagliare i tassi. Gli analisti continuano a stimare un calo di oltre il 7% degli utili nel secondo trimestre, e visto il peso che questi titoli hanno sullo S&P 500 il quadro induce alla cautela sull’azionario nel breve termine.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NUOVA FRONTIERA DEI BIG TECH


Ma i big tech USA hanno la vista lunga, e guardano ben oltre l’orizzonte di due o tre trimestri. La frontiera della crescita futura è senza dubbio l’intelligenza artificiale, ma c’è posto anche per l’energia nucleare. Nvidia, Microsoft e Alphabet hanno già aggiunto all’offerta componenti importanti di AI, il che si è anche riflesso sulla buona performance dei tre titoli da inizio anno. Il sito specializzato Statista ha ‘misurato’ la focalizzazione dei big tech andando a contare quante volte Alphabet, Meta, Microsoft, Amazon e Apple hanno usato il termine “AI” nella presentazione delle ultime trimestrali: 200 contro solo 40 un anno fa. Microsoft non solo punta sull’AI con Open AI, ma anche sul nucleare, e ha firmato un contratto di fornitura elettrica con la startup Helion, su cui Sam Altman, un big della Silicon Vallley anch’esso grosso investitore in OpenAI, ha scommesso 375 milioni di dollari.

IN EUROPA SOLIDI PILASTRI DI REDDITIVITÀ


Passando all’Europa, le trimestrali non hanno certo deluso, nel segno dell’uscita dalla crisi energetica e del superamento senza danni della crisi bancaria USA, con gli istituti del vecchio continente in grado di beneficiare appieno della ricostruzione dei margini grazie ai tassi alti. Le grandi banche hanno presentato bilanci solidi con ampi margini di riserve. Il settore energia ovviamente ha sofferto, ma insieme agli utili sono scesi anche i costi operativi, consentendo una certa protezione dei margini. Molti nomi dei beni di consumo e dei servizi sono stati penalizzati dall’alta inflazione, ma non i big del lusso come LVMH e Hermes, o gruppi industriali altamente specializzati come Alfa Laval, ABB e CRH, che hanno protetto i margini grazie alla non sostituibilità delle loro produzioni.

BOTTOM LINE


I conti delle società quotate sono destinati a deteriorarsi ancora un po’ nei prossimi trimestri, più in USA che in Europa, e questo agirà sicuramente in qualche misura da freno alle quotazioni nel breve periodo. Nel Vecchio Continente l’investitore può contare comunque sulla solidità di alcuni pilastri del sistema, come le banche, il lusso e alcune industrie d’eccellenza, mentre in America bisogna forse avere un po’ più di pazienza, ma la frontiera della tecnologia ha davanti ancora spazi immensi di conquista che rappresentano altrettante occasioni di ritorno nel lungo termine.
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