Valute

Un dollaro debole beneficia l’euro, le valute emergenti e anche lo yen: ecco come

Capital Group, in un commento dell’analista valutario Jens Søndergaard, sottolinea l’ipervalutazione del biglietto verde e esamina le implicazioni di un suo indebolimento sulle principali monete a livello globale

di Leo Campagna 20 Maggio 2023 15:00

financialounge -  Capital Group Jens Søndergaard mercati
Dai minimi del 2011 al picco di fine 2022, il dollaro è cresciuto del 45% rispetto al paniere delle valute dei mercati sviluppati ed emergenti di JP Morgan, con una valutazione eccessiva rispetto alla maggior parte delle altre divise. Le metriche indicano un dollaro ipervalutato da diverso tempo il che però non è bastato a determinare un’inversione di tendenza a lungo termine, che necessita di uno o più catalizzatori. I flussi di portafoglio potrebbero iniziare a sostenere l’euro, mentre le politiche monetarie estreme della Banca del Giappone hanno a lungo impedito allo yen di apprezzarsi e anche un piccolo aumento dei tassi determinerebbe una progressiva diminuzione della domanda di dollari.

LO SCENARIO STA PER CAMBIARE PER L’EURO


Jens Søndergaard, analista valutario di Capital Group, osserva che negli ultimi anni, la politica di tassi negativi e l’allentamento quantitativo della BCE hanno tenuto lontani gli investitori stranieri dall’euro, ma lo scenario sta per cambiare. Se il gap dei tassi tra BCE e Fed dovesse restringersi come previsto, verrebbe meno un altro elemento della debolezza dell’euro. Gli investitori europei acquistano molte più obbligazioni straniere rispetto ai titoli europei acquistati dagli stranieri. La maggior parte degli importi disinvestiti probabilmente è stata riallocata negli USA, per la liquidità e le dimensioni del mercato.

POSSIBILE UN APPREZZAMENTO DELLO YEN


Anche un apprezzamento dello yen giapponese è possibile, secondo l’esperto di Capital Group, ma fragile. Le politiche estreme di Banca del Giappone hanno a lungo impedito allo yen di apprezzarsi mantenendo i rendimenti decennali vicino allo zero, con tassi negativi e massiccio allentamento quantitativo per avvicinare l’inflazione all’obiettivo del 2%. Ma finalmente, potrebbero essere emersi i primi segni di aumento dell’inflazione, mentre alcune imprese sembrano aver raccolto l’appello del Governatore Haruhiko Kuroda per un aumento dei salari superiore al tasso d’inflazione.

LA POLITICA DELLA BANCA DEL GIAPPONE


La banca centrale ha leggermente variato la politica e, secondo Søndergaard, farà un annuncio simile quest’anno, che dovrebbe sostenere lo yen che oggi scambia intorno a 133 su dollaro ed è tra le valute più sottovalutate in base al modello di Capital Group. Anche un piccolo aumento dei tassi determinerebbe una progressiva diminuzione della domanda di dollari giapponese, mentre un rialzo dei tassi e la potenziale volatilità derivante dall’incertezza sulla politica della Banca del Giappone potrebbero far aumentare i costi dei carry trade.

MERCATI EMERGENTI PIÙ AVANTI


Infine i Mercati Emergenti, che sono più avanti sulla curva in termini di politica monetaria. Quando l’inflazione è aumentata nel 2021, le banche centrali emergenti hanno reagito in modo rapido e aggressivo. Il Brasile ha iniziato ad alzare i tassi a marzo 2021 mentre le banche centrali dei dell’Europa orientale hanno accelerato la stretta dopo l’invasione russa dell’Ucraina. E l’aumento dei prezzi dell’energia dello scorso anno ha indotto anche alcune banche centrali asiatiche ad aumentare i tassi.

VALUTE ATTRAENTI PER IL RENDIMENTO


Tassi elevati sia nominali che reali hanno sostenuto le valute emergenti, attirando gli investitori in cerca di reddito. Real brasiliano e peso messicano sono stati tra le poche valute ad apprezzarsi sul dollaro nel 2022. Oltre ai rendimenti allettanti, anche le condizioni macro sono migliorate, prevalendo sui timori di rischi politici, almeno per ora. In molte economie asiatiche, la combinazione di tassi allettanti, miglioramento delle previsioni di crescita e fondamentali solidi sostiene le valute.

LA RIAPERTURA CINESE


L’esperto di Capital Group aggiunge che la riapertura cinese dovrebbe ampiamente favorire la crescita in Asia e vede nel Sud-Est asiatico il baht thailandese sempre più interessante, con l’aumento del turismo che sostiene la crescita. Anche la ripresa delle esportazioni di materie prime dall’Indonesia in Cina potrebbe favorire la rupia, mentre il won coreano appare sottovalutato.

UN AIUTO ANCHE DALLA FED


L’interruzione dei rialzi della Fed potrebbe fornire ulteriore sostegno alle valute emergenti, rileva in conclusione Søndergaard, poiché faciliterebbe il taglio dei tassi delle banche centrali, soprattutto in caso di ulteriore calo dell’inflazione o rallentamento della crescita. Ma il differenziale dei tassi tra molti Mercati Emergenti e USA rimarrà probabilmente interessante, favorendone potenzialmente le valute.

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