Verso il voto

Parte la corsa delle presidenziali Usa, è ancora Biden-Trump ma tutto può cambiare

La lista degli aspiranti Repubblicani è lunga ma l’ex presidente li tiene a distanza nei sondaggi mentre sul fronte Dem per ora non ci sono alternative. E’ un gioco della torre, se cade uno va cambiato anche l’altro

di Stefano Caratelli 5 Giugno 2023 08:32

financialounge -  donald Trump mercati presidenziali USA
Lo psicodramma del tetto al debito federale, con il relativo spettro del default, è stato archiviato fino a gennaio 2025, dopo le elezioni di novembre 2024, quando alla Casa Bianca ci sarà un nuovo (?) inquilino, proprio per evitare, come espressamente indicato nell’accordo bipartisan tra Democratici e Repubblicani, interferenze con la campagna presidenziale. Mancano ancora otto mesi all’inizio delle primarie per la scelta dei candidati, ma i pretendenti stanno già scaldando i motori, almeno in campo repubblicano, molto affollato a differenza di quello democratico, almeno per ora. Trump ha già detto che ci riproverà, e il governatore della Florida Ron DeSantis ha raccolto la sfida. Nei prossimi giorni è atteso l’annuncio formale da parte dell’ex Vice Presidente Mike Pence e dell’ex Governatore del New Jersey Chris Christie.

MOLTI SFIDANTI PER TRUMP, NESSUNO PER BIDEN


Ma la lista del Grand Old Party è lunga e comprende anche il senatore della South Carolina Tim Scott, l’ex governatore dello stesso stato Nikki Haley, il giovanissimo (37) investitore in biotecnologie Vivek Ramaswamy, il più stagionato (72) ex governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson, e Doug Burgum, arrivato al secondo mandato di governatore del North Dakota. Totalmente diverso il quadro in campo Dem, dove gli sfidanti dell’ottantenne Joe Biden finora usciti allo scoperto sono solo Marianne Williamson, autrice di bestseller già candidata alle primarie del 2020 e subito ritiratasi per mancanza di voti, e Robert Kennedy JR, che porta il nome del padre assassinato a Los Angeles nel 1968, noto per le posizioni no-vax che gli sono costate il bando da YouTube e Instagram.

POSSIBILE SPACCATURA DEL PARTITO REPUBBLICANO?


Biden è indubbiamente la scelta quasi obbligata se lo sfidante fosse Trump, un nome che dopo l’assalto a Capitol Hill di gennaio 2021 spacca in due lo stesso Partito Repubblicano. Vista l’età, molto dipende anche da chi l’attuale presidente sceglie come vice, dopo la disastrosa performance di Kamala Harris. Ma moltissimo dipende da come vanno le cose in campo repubblicano nei prossimi 7-8 mesi. Se dovesse prevalere un’alternativa ‘rassicurante’ magari non il focoso DeSantis, ma un Pence o un Christie, o magari il ‘pontiere’ Scott, allora i Dem dovrebbero correre ai ripari e trovare un’alternativa al logorato Joe Biden. C’è addirittura chi ipotizza, come ha fatto nei giorni scorsi sul WSJ Peggy Noonan, che scriveva i discorsi a Ronald Reagan, che Trump potrebbe spaccare letteralmente in due il partito repubblicano con due fazioni che vanno separate al voto di novembre 2024.

COME IL COVID HA CAMBIATO TUTTO PER TRUMP


Sicuramente sono elezioni praticamente uniche nella storia degli USA. Fino alla primavera del 2020, Trump stava viaggiando abbastanza sicuro verso la conferma. In tre anni alla Casa Bianca aveva fatto molti meno errori di quanto temessero anche diversi repubblicani, con una serie di misure fiscali decisamente pro-business, che hanno creato investimenti e occupazione, e anche in politica estera aveva contrastato la rivalità cinese senza strafare, costruendo alleanze alternative soprattutto in Medio Oriente. Poi il Covid lo ha mandato in ‘tilt’, non è stato capace di cambiare copione trasformando una crisi in opportunità, come poi ha saputo fare Biden. Con l’economia e il mercato precipitati in una ‘V’ profonda, Trump si è lasciato ipnotizzare dalla verticalità della caduta senza cogliere le potenzialità della risalita, ha cominciato a vedere nemici dappertutto, compresa la Federal Reserve, e indotto gli elettori ad andare alla ricerca di sicurezza. Un disastro completato dall’assalto a Capitol Hill.

MA METÀ DELL’ELETTORATO REP LO APPOGGIA


Ma il favore dell’elettorato repubblicano per Trump resta saldamente sopra il 50% e la distanza con i possibili sfidanti molto ampia, come mostra il grafico qui sotto ripreso da Morning Consult:



I DUE PARTITI SI FIDANO POCO DEI PROPRI LEADER


In campo democratico non è molto diverso, con il 79% dei sostenitori dell’asinello che approva Biden. Il problema però è l’elettorato nel suo complesso. Secondo un recentissimo sondaggio della CNN, oltre il 41% degli americani considera Biden un “disastro” e il 44% sceglie lo stesso termine per definire un ritorno di Trump. E sempre indipendentemente dagli schieramenti, il gradimento per i due viaggia intorno al 35%. Quindi non solo un’America divisa, ma anche due partiti che si fidano poco dei rispettivi leader, con i supporter di un campo più preoccupati di battere l’avversario dell’altro che di affermare una propria visione. Sembra un ‘gioco della torre’, se di qui a un anno uno dei due cade, anche l’altro campo deve cambiare cavallo, e quello di martedì 5 novembre 2024 si trasforma da un voto ‘contro’ a un voto ‘per’.

BOTTOM LINE


Per l’investitore, la corsa alla Casa Bianca rappresenta una delle principali incertezze da qui ad almeno la tarda primavera dell’anno prossimo. Servirebbe un ritorno alla ‘normalità’ che eviti che tra 17 mesi sia una conta tra chi vuol evitare il ‘disastro’ Biden e chi vuol scongiurare il ‘disastro’ Trump. Probabilmente a complicare le cose contribuirà anche il ‘deepfaking’ generato al costo di poche migliaia di dollari dall’Intelligenza Artificiale. L’ultima cosa di cui si sente il bisogno è un’America che va a votare solo per evitare un presunto ‘disastro’.

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