Mercato obbligazionario
JP Morgan AM: i bond cinesi perdono appeal a breve termine, meglio Treasury o Messico
Per JP Morgan AM la Cina continua a essere importante nei portafogli obbligazionari globali ma nel breve periodo vede opportunità d’investimento migliori in attesa che la grande economia segua il suo corso
di Stefano Caratelli 10 Giugno 2023 14:00
La Cina continua a essere un obiettivo importante per portafogli obbligazionari diversificati, ma nel breve periodo ci sono opportunità d’investimento migliori. Per cui è preferibile mantenere un sovrappeso sulla duration con i Treasury, soprattutto nella parte intermedia della curva, che dovrebbe essere meno volatile in caso di ribassi nel segmento a breve dovuti a un orientamento più restrittivo della Fed. In questo caso, anche il potenziale di rialzo sarebbe limitato. Nei Mercati Emergenti si scorgono opportunità in altre obbligazioni in valuta locale che offrono rendimenti reali superiori a quelli dei titoli di Stato cinesi, soprattutto in Paesi come il Messico in cui le Banche Centrali sono in grado di ridurre i tassi in misura significativa.
Sono le indicazioni del Bond Bulletin settimanale del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di JP Morgan Asset Management dal titolo “La Cina segue il suo ritmo”, che rileva come il grande Paese da fine 2022 sia passato da severe politiche anti-Covid a una riapertura totale, ma non è seguito il grande exploit che molti investitori si aspettavano. Per cui bisogna concentrarsi sulle implicazioni per gli investimenti obbligazionari di una crescita cinese inferiore alle attese. La tanto attesa riapertura ha deluso le aspettative e segnali di una crescita sottotono cominciano a emergere nell’indice manifatturiero PMI ulteriormente sceso, allontanandosi ancor più dalla soglia dei 50 punti.
Il PMI non manifatturiero si mantiene in territorio espansione, ma i dati PMI di tutti gli altri settori si sono visibilmente contratti, mentre il consenso sulla crescita del PIL continua a essere ottimista collocandosi attorno al 5%, non tale da indurre il governo a misure di stimolo. Inoltre, mentre dalla riapertura molte economie hanno registrato alti tassi di inflazione, la Cina sembra fare eccezione, con l’aumento di aprile di solo 0,1% in netto contrasto con i valori registrati in gran parte delle altre regioni.
Il team di JP Morgan AM aggiunge che il rischio associato al mercato immobiliare persiste, dato che un calo dei prezzi e della domanda di immobili potrebbe infliggere un duro colpo all’economia. Il rendimento nominale dei titoli di Stato cinesi a 10 anni resta basso, al 2,72%, un livello di gran lunga inferiore a quello degli equivalenti dei Mercati Sviluppati, come i Treasury USA e i Gilt britannici, i cui rendimenti si collocano rispettivamente al 3,74% e al 4,30%. Ma i rendimenti reali restano in territorio positivo, dato il basso livello di inflazione, e sono per questo interessanti.
Il Bond Bulletin ritiene che il prossimo intervento da parte della Banca Popolare Cinese potrebbe avere natura espansiva, al contrario delle Banche Centrali dei Mercati Sviluppati. Il rallentamento congiunturale si è verificato quando la valuta cinese ha perso terreno su dollaro al livello più basso da novembre e penalizzando i rendimenti degli investitori sulle obbligazioni cinesi in essere. Sebbene i tassi nominali siano più elevati negli USA, i rendimenti reali sono più alti in Cina perché l’inflazione è più contenuta.
Ma nel 2023 la domanda di obbligazioni cinesi è stata fiacca, in controtendenza rispetto ad altri mercati. Secondo il sistema interno di monitoraggio dei flussi di JP Morgan AM, da inizio anno al 30 maggio 2023 i fondi comuni obbligazionari cinesi hanno registrato deflussi per 2,37 miliardi di yuan, mentre le posizioni corte degli investitori sono al massimo degli ultimi anni.
Alla luce del rallentamento della domanda interna e del calo dei prezzi delle abitazioni, gli esperti di JP Morgan AM pensano che in futuro l’economia cinese possa sviluppare una dipendenza dalla domanda estera. Questi fattori potrebbero aver indotto il governo a lavorare dietro le quinte per indebolire la valuta ogni volta che veniva raggiunto un ben preciso limite. Questi interventi governo potrebbero innescare effetti di natura tecnica che indebolirebbero ulteriormente la valuta nel breve termine.
LA RIAPERTURA NON HA FATTO PARTIRE L’ATTESO EXPLOIT
Sono le indicazioni del Bond Bulletin settimanale del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di JP Morgan Asset Management dal titolo “La Cina segue il suo ritmo”, che rileva come il grande Paese da fine 2022 sia passato da severe politiche anti-Covid a una riapertura totale, ma non è seguito il grande exploit che molti investitori si aspettavano. Per cui bisogna concentrarsi sulle implicazioni per gli investimenti obbligazionari di una crescita cinese inferiore alle attese. La tanto attesa riapertura ha deluso le aspettative e segnali di una crescita sottotono cominciano a emergere nell’indice manifatturiero PMI ulteriormente sceso, allontanandosi ancor più dalla soglia dei 50 punti.
L’INFLAZIONE CINESE FA ECCEZIONE E RESTA MOLTO BASSA
Il PMI non manifatturiero si mantiene in territorio espansione, ma i dati PMI di tutti gli altri settori si sono visibilmente contratti, mentre il consenso sulla crescita del PIL continua a essere ottimista collocandosi attorno al 5%, non tale da indurre il governo a misure di stimolo. Inoltre, mentre dalla riapertura molte economie hanno registrato alti tassi di inflazione, la Cina sembra fare eccezione, con l’aumento di aprile di solo 0,1% in netto contrasto con i valori registrati in gran parte delle altre regioni.
PERSISTE IL RISCHIO SUL MERCATO IMMOBILIARE
Il team di JP Morgan AM aggiunge che il rischio associato al mercato immobiliare persiste, dato che un calo dei prezzi e della domanda di immobili potrebbe infliggere un duro colpo all’economia. Il rendimento nominale dei titoli di Stato cinesi a 10 anni resta basso, al 2,72%, un livello di gran lunga inferiore a quello degli equivalenti dei Mercati Sviluppati, come i Treasury USA e i Gilt britannici, i cui rendimenti si collocano rispettivamente al 3,74% e al 4,30%. Ma i rendimenti reali restano in territorio positivo, dato il basso livello di inflazione, e sono per questo interessanti.
BANCA CENTRALE VERSO MOSSA ESPANSIVA
Il Bond Bulletin ritiene che il prossimo intervento da parte della Banca Popolare Cinese potrebbe avere natura espansiva, al contrario delle Banche Centrali dei Mercati Sviluppati. Il rallentamento congiunturale si è verificato quando la valuta cinese ha perso terreno su dollaro al livello più basso da novembre e penalizzando i rendimenti degli investitori sulle obbligazioni cinesi in essere. Sebbene i tassi nominali siano più elevati negli USA, i rendimenti reali sono più alti in Cina perché l’inflazione è più contenuta.
DOMANDA FIACCA DI OBBLIGAZIONI NEL 2023
Ma nel 2023 la domanda di obbligazioni cinesi è stata fiacca, in controtendenza rispetto ad altri mercati. Secondo il sistema interno di monitoraggio dei flussi di JP Morgan AM, da inizio anno al 30 maggio 2023 i fondi comuni obbligazionari cinesi hanno registrato deflussi per 2,37 miliardi di yuan, mentre le posizioni corte degli investitori sono al massimo degli ultimi anni.
DIPENDENZA DALLA DOMANDA ESTERA
Alla luce del rallentamento della domanda interna e del calo dei prezzi delle abitazioni, gli esperti di JP Morgan AM pensano che in futuro l’economia cinese possa sviluppare una dipendenza dalla domanda estera. Questi fattori potrebbero aver indotto il governo a lavorare dietro le quinte per indebolire la valuta ogni volta che veniva raggiunto un ben preciso limite. Questi interventi governo potrebbero innescare effetti di natura tecnica che indebolirebbero ulteriormente la valuta nel breve termine.