L'analisi

Giappone, è lo yen più che l’inflazione a guidare la politica della banca centrale

AlllianceBernstein spiega in che modo il cambio contro dollaro guida la politica monetaria giapponese in un’analisi di Yusuke Hashimoto e Brad Gibson, che vedono opportunità da cogliere da parte degli investitori

di Stefano Caratelli 11 Giugno 2023 15:00

financialounge -  AllianceBernstein giappone mercati yen
Il mandato di Bank of Japan è mantenere la stabilità dei prezzi con l’obiettivo di un tasso di inflazione del 2%, ma le fluttuazioni dei prezzi al consumo in Giappone sono la norma. La risposta all’apparente contraddizione risiede nel tasso di cambio, che influirà verosimilmente sulle future mosse della Banca Centrale. AlllianceBernstein spiega in che modo lo yen guida la politica monetaria giapponese in un’analisi di Yusuke Hashimoto| Portfolio Manager—Japan Fixed Income, e Brad Gibson| Head—Asia Pacific Fixed Income, che ricordano che ad aprile la Banca Centrale si è astenuta dal modificare la politica dei tassi negativi e di controllo della curva dei rendimenti a fronte di un’inflazione al 3,2% con un tasso core, che esclude alimentari ed energia, al 3,8%.

AUMENTO DELL’INFLAZIONE TEMPORANEO


Citando la debolezza dei salari reali, ha ritenuto che l’aumento dell'inflazione fosse temporaneo, ed aveva probabilmente ragione, perché per gran parte degli ultimi 25 anni il Giappone ha registrato prezzi al consumo nettamente inferiori al target, nonostante gli sforzi della Banca Centrale, per cui gli ultimi dati relativamente elevati potrebbero essere di breve durata. Gli esperti di AllianceBernstein fanno notare che nei cicli d'inflazione passati gli USA hanno fatto da guida, ed avendo già superato il picco in questo ciclo si prevede che anche quella europea e giapponese inizierà presto a diminuire.

DIPENDENZA DALL’IMPORT DI ALIMENTARI E ENERGIA


Inoltre il Giappone è altamente dipendente dalle importazioni di alimentari ed energia, e persino l’inflazione core, che esclude le due voci, è fortemente influenzato dall'andamento dei prezzi del greggio e di altre materie prime. Di conseguenza, rilevano Hashimoto e Gibson, il più semplice indicatore anticipatore dell'inflazione è dato dai prezzi delle materie prime denominati in yen, espressi in funzione del cambio col dollaro e dei prezzi delle materie prime sempre denominati in dollari.

UNA POLITICA ALLA MERCÈ DEL CAMBIO CONTRO DOLLARO


Il risultato è che la politica monetaria del Giappone “è di fatto alla mercé” del tasso di cambio, al quale le autorità prestano estrema attenzione. Gli esperti di AllianceBernstein citano il fatto che a ottobre 2022 il dollaro/yen ha raggiunto 150, il livello più alto dal 1990, e a novembre il governo ha richiesto l'intervento della Bank of Japan, che a dicembre ha deciso di ampliare l'intervallo di riferimento della politica di controllo della curva dei rendimenti.

IL RISCHIO DI INDEBOLIRE TROPPO LO YEN


I leader del Giappone devono infatti stare attenti a non indebolire troppo lo yen per non gravare sul costo della vita locale, con conseguenze che potrebbero essere catastrofiche a livello politico. Per cui per la Banca Centrale la stabilità del cambio è necessaria non solo per quella dei prezzi, ma anche per la stabilità politica. Per cui vanno compresi i fattori che influenzano attualmente l'andamento del cambio. Se l'avanzo delle partite correnti aiuta a mantenere fiducia nello yen, una parte consistente di tale avanzo tende ad essere investita direttamente all'estero e quindi non contribuisce direttamente all'acquisto di yen.

GIOCANO UN RUOLO ANCHE I FLUSSI AZIONARI


Inoltre, proseguono nella loro analisi gli esperti di AllianceBernstein, i flussi associati agli acquisti di azioni giapponesi denominate in dollari accrescono la correlazione tra le quotazioni e cambio. A questo punto la Bank of Japan potrebbe esplorare la possibilità di modificare la politica monetaria, probabilmente eliminando la componente di controllo della curva e mantenendo i tassi negativi, qualora lo yen dovesse tornare verso il livello di 150 per dollaro.

GLI INVESTITORI POSSONO COGLIERE LE OPPORTUNITÀ


Una mossa del genere, secondo Hashimoto e Gibson, potrebbe limitare il calo dello yen intorno alla soglia di 150 e favorire un suo rafforzamento verso quota 130. La fine del controllo della curva comporterebbe anche un veloce repricing dei titoli di Stato, con un potenziale raddoppio dei rendimenti decennali dall'attuale 0,4% circa a quasi lo 0,8%. Con lo yen che guida la politica monetaria giapponese, conclude l’analisi degli esperti di AllianceBernstein, la Banca Centrale deve muoversi con attenzione, e prestando attenzione ai segnali gli investitori possono cogliere senza difficoltà le occasioni nel momento in cui si presentano.

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