L'impatto della guerra

Germania in cerca d’autore, cosa dice una Borsa di Francoforte ai massimi?

Dopo il ventennio Schröder-Merkel nel segno della crescita grazie al rapporto privilegiato con Russia e Cina, la guerra ha cambiato tutto, e gli investitori sembrano credere al ritorno di una locomotiva più europea

di Stefano Caratelli 12 Giugno 2023 08:22

financialounge -  borsa Bulletin dax germania mercati
Alla fine, la Germania è entrata in recessione tecnica nel primo trimestre e ci ha trascinato anche l’Eurozona, ma questo non sembra aver scalfito la fiducia degli investitori negli asset azionari tedeschi, visto che l’indice Dax di Francoforte viaggia ai massimi storici a differenza di Wall Street, che però ha fatto molta più strada dalla crisi finanziaria globale in poi. È vero che il valore della Borsa tedesca è misurato in termini di ‘total return’ vale a dire che i prezzi incorporano il reinvestimento dei dividendi, a differenza degli altri grandi mercati globali.

CORSA IN COINCIDENZA CON LA CADUTA DEL GAS


Ma la traiettoria è chiara e colpisce soprattutto per la corsa di ben 4.000 punti, da 12.000 a 16.000, messa a segno dal Dax in soli otto mesi, da fine settembre dell’anno scorso a oggi. Se si guardano i grafici c’è una coincidenza praticamente perfetta con il picco del prezzo del gas fissato ad Amsterdam a fine agosto 2022, in area 340 euro per MWh, e la caduta verticale in area 30 dove continua a viaggiare.

DAX (BLU), S&P 500 (ROSSO) E FTSE MIB (NERO) DAL 2007 A OGGI




MA LA FORZA DI FRANCOFORTE ESPRIME QUALCOSA IN PIÙ


Andando indietro di una quindicina d’anni però, come mostra la chart qui sopra, si vede che la forza di Francoforte esprime qualcosa di più dell’uscita dalla spirale perversa di caro energia e inflazione scatenata dalla guerra in Ucraina e di cui la Germania era stata la prima vittima. Fino alla pandemia, il Dax si era mosso in tandem quasi perfetto con l’S&P 500 nello spettacolare recupero dai minimi della crisi finanziaria, a differenza del nostro MIB che invece quella botta non l’ha ancora assorbita. Poi ha mancato la ‘fiammata’ dei big tech americani seguita al Covid, ma quando questa si è sgonfiata nel 2022 ha recuperato meglio di Wall Street, che invece in termini di S&P 500 viaggia ancora 500 punti sotto i massimi di gennaio dello scorso anno.

IL PESO DELLA COMPOMENTE INDUSTRIALE MANIFATTURIERA


Analizziamo la recessione, parola molto drammatizzata negli ultimi tempi. Per l’Eurozona nel suo complesso si cifra in un -0,1% del PIL nel primo trimestre dopo un calo della stessa entità nel quarto del 2022. Adesso è atteso un rimbalzo dello 0,2% in ciascuno dei restanti tre trimestri. Ma il dato complessivo che ha fatto scattare la recessione ‘tecnica’ è appesantito da una revisione al ribasso a -0,3% della Germania, mentre le altre grandi economie a partire dall’Italia sono state prevalentemente in lieve crescita. Inoltre, le criticità sono concentrate nel settore manifatturiero, che è la forza trainante tedesca, mentre i servizi hanno prima tenuto e poi accelerato nella prima metà del 2023 in tutta l’Eurozona, come segnalano gli indici PMI.

INDICI PMI EUROZONA ALLA RILEVAZIONE DI MAGGIO (SOTTO 50 = CONTRAZIONE, SOPRA ESPANSIONE)




NUOVA VARIABILE GEOPOLITICA


L’indice composito servizi + manifattura viaggia a 52,8 a maggio, sotto il 54,1 di aprile, ma saldamente in territorio espansione. In quanto locomotiva industriale europea la Germania per ora soffre di più rispetto ad altri dove il peso dei servizi è maggiore, come Francia e Italia. E deve fare i conti, oltre che con la frenata produttiva causata dalla spirale caro-energia-inflazione-alti tassi, soprattutto con la nuova variabile geopolitica introdotta dall’aggressione russa all’Ucraina.

SVOLTA FORSE INIZIATA GIÀ CON VON DER LEYEN


Nel ventennio Schröder-Merkel, la prima economia europea aveva goduto di una crescita che sembrava garantita anche dal rapporto privilegiato con la Russia, per gli approvvigionamenti energetici, e con la Cina, per le esportazioni. Tra l’8 dicembre del 2021, quando Scholz è diventato cancelliere al posto di Merkel, e il 24 febbraio del 2022, quando Putin ha attaccato Kiev, è cambiato tutto. Ma forse la svolta era iniziata due anni prima, con l’arrivo della tedesca Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue.

IL PATTO DI STABILITÀ E LA RICERCA DI UNA NUOVA IDENTITÀ


Da 18 mesi la Germania sta faticosamente cercando un nuovo posizionamento sia economico-produttivo che geopolitico, per ora tentando di compensare la rottura con la Russia con il mantenimento e magari il rafforzamento del legame con la Cina. Con gli USA di Biden i rapporti non sono idilliaci, mentre con il resto d’Europa ammorbidisce l’aggressività su politica monetaria e di bilancio. Vediamo come va a finire la riforma del Patto di Stabilità, sospeso dalla pandemia, che potrebbe suggellare un approccio nuovo al tema della spesa pubblica, a beneficio di paesi come Italia e Francia, di cui tutti dimenticano sempre che ha un debito pubblico che in termini assoluti rivaleggia con quello italico.

BOTTOM LINE


Una Germania che mettesse a disposizione il suo formidabile apparato tecnologico-produttivo per la ripartenza europea, la transizione energetica (che non vuol dire solo green ma anche approvvigionamenti sicuri e diversificati) e in prospettiva la ricostruzione di un’Ucraina integrata nella Ue potrebbe essere nelle carte di una nuova pagina della costruzione europea e ha un indubbio appeal per gli investitori, che com’è noto guardano lontano.

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