Il dibattito

La Financière de l’Échiquier: è in atto una crociata contro i criteri ESG

Coline Pavot, Head of Responsible Investment Research di LFDE spiega perchè negli Stati Uniti si sta sviluppando una corrente contraria ai principi della finanza sostenibile

di Anna Patti 24 Giugno 2023 15:00

financialounge -  Coline Pavot Criteri ESG La Financière de l'Echiquier
Mentre in Europa si diffondono i criteri ESG, negli Stati Uniti è in atto un attacco alla finanza sostenibile. Il dissenso parte dal Sud degli Stati Uniti dove si discute sulle idee progressiste unendo i diritti delle minoranze e i temi della transizione energetica.

UN ACCESO DIBATTITO POLITICO


Secondo Coline Pavot, Head of Responsible Investment Research di LFDE, il dibattito, innanzitutto politico, mette in evidenza la difficoltà riscontrata dalla finanza nel procedere sul piano della sostenibilità. Chi si oppone all’inclusione dei criteri ESG sostiene che spetta riportare al centro dell’attenzione la voce dei cittadini nell’economia americana, spingendo le aziende a concentrarsi sull’eccellenza e non sulla politica. Il governatore della Florida ha denunciato “l'uso del potere economico delle grandi imprese per imporre ai politici misure che non sono riusciti a ottenere attraverso le urne". Tutto questo, sottolinea l’esperta di La Financière de l’Échiquier dimostra quanto sia difficile per gli operatori finanziari svolgere la loro parte nel finanziamento della transizione senza il sostegno di politiche pubbliche chiare.

LA SITUAZIONE ATTUALE


La Florida, a capo di un’alleanza di 18 Stati, ha appena approvato una legge che vieta l’uso dei criteri ESG negli investimenti pubblici, nelle emissioni obbligazionarie e nelle politiche di acquisto nazionali e locali. Il settore finanziario è stato preso di mira, BlacK Rock e JP Morgan sono accusate di preoccuparsi eccessivamente del clima o della lotta alle armi da fuoco. Alcuni stanno cedendo alle pressioni, Vanguard, il secondo gestore patrimoniale a livello globale, ha lasciato Net Zero Alliance, la coalizione finanziaria sul clima. Questa battaglia sta avanzando anche nelle assemblee degli azionisti delle società. Nel 2023, non è mai stato così alto il numero di proposte di delibere formulate da azionisti che attaccano le ambizioni sociali o ambientali delle aziende.

DUE VISIONI CONTRAPPOSTE


Nel dibattito si contrappongono due visioni diverse dell’economia e delle imprese. Da un lato, i fautori di una visione alla Friedman per cui la responsabilità sociale d'impresa punta ad aumentare i profitti, dall’altro quelli di una visione alla Freeman secondo cui tutti gli stakeholder devono essere coinvolti. Questo vecchio dibattito si riallaccia a quello attuale e soleva interrogativi sul concetto di dovere fiduciario: per i detrattori dei criteri ESG, “i ri-sparmiatori non devono pagare per salvare il mondo”, per altri “le aziende non possono avere successo in società che falliscono”.

LA TRANSIZIONE GIUSTA


Le radici del problema, sostiene Coline Pavot, potrebbero essere ancora più profonde. Le idee progressiste, promosse dal riconoscimento dei criteri ESG, stanno mettendo in discussione il modello di produzione basato sulle energie fossili. Non è casuale che gli Stati più agguerriti siano quelli del Sud poiché la loro prosperità e i loro posti di lavoro dipendono da queste stesse energie. Boicottare i combustibili fossili significherebbe mettere in difficoltà questi stati e i loro abitanti che sembrano essere stati dimenticati dalle politiche di una giusta transizione. Gli Stati Uniti hanno appena introdotto a livello federale misure molto generose con L’IRA per sostenere gli investimenti in tecnologie a basse emissioni di carbonio. Questo, dice l’esperta di LFDE, “dovrebbe farci aprire gli occhi sull'impatto potenziale di politiche di transizione sconnesse dalle problematiche del territorio e dalle preoccupazioni delle popolazioni”.

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