L'intervista

A Financialounge.com il racconto del golpe da Mosca: “La leadership di Putin vacilla”

Vincent Ligorio, professore di Relazioni internazionali del Ranepa, ha vissuto l’azione della Wagner dalla capitale russa, dove vive e lavora, e l’ha raccontata in questa video intervista

di Annalisa Lospinuso 26 Giugno 2023 17:09

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La crisi a Mosca sembra rientrata dal punto di vista militare, dopo l’azione di sabato delle truppe Wagner, guidate dall’ex cuoco di Putin, Evgeney Prigozhin. Ma dal punto di vista politico c’è ancora molto fermento ed è destinata a lasciare il segno all’interno del conflitto. Vincent Ligorio, professore di Relazioni internazionali del Ranepa, l’Accademia presidenziale russa di economia nazionale e pubblica amministrazione, ha vissuto l’azione in diretta da Mosca, dove vive e lavora, e l’ha raccontata in una video intervista a Financialounge.com. “La situazione vista da Mosca già dalle prime ore è stata molto tesa - racconta il professor Ligorio - perché non si riusciva a comprendere le reali intenzioni. Poi, già nella mattinata di sabato si è capito di più, anche perché alcune mediazioni erano saltate. E poi il messaggio così duro del presidente Putin aveva fatto intendere che l’azione era concreta e non era un bluff. Con l’operazione contro il terrorismo a Mosca si è alzata la tensione. C’erano anche dei check point militari a ridosso della città, nella prima periferia, non soltanto fuori, come magari si è visto da alcune immagini che sono arrivate in Italia”.

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IL SOSTEGNO DEL POPOLO


Il sostegno del popolo all’armata Wagner e l’assenza di allarmi preventivi fanno riflettere sulla credibilità del Cremlino in Russia. “Soprattutto nella parte finale di questa azione, quando la compagnia Wagner militare con il suo comandante hanno lasciato la città di Rostov, siamo rimasti stupiti dall’entusiasmo della popolazione locale. Nel corso di questi mesi di conflitto tra Russia e Ucraina, la narrativa e la forte propaganda interna hanno avuto un ruolo di risalto per Prigozhin. La battaglia di Bakhmut è stata una battaglia molto, molto importante, non soltanto dal punto di vista militare strategico, ma anche dal punto di vista della narrativa per la popolazione e per la leadership russa”.

IL FUTURO DI PRIGOZHIN


Ci si interroga sul futuro di Prigozhin e sull’impatto che avrà nel conflitto. “Già nella serata di sabato - dice Ligorio - si parlava di un accordo trovato tramite l’intermediazione di Lukashenko, il presidente bielorusso. Di spostare l’armata Wagner fuori dalla Russia. Infatti sono tornati nei ranghi predefiniti. Prigozhin sembra quasi in semi esilio a Minsk. Adesso non si sa nulla. C’è un silenzio stampa molto rigido. Il suo ufficio stampa ha fatto trapelare che non ha notizie concrete dalla serata di sabato, che però tornerà a farsi sentire nei prossimi giorni. Quindi il destino di Prigozhin ancora non si conosce”.

SI APRE CRISI NELLA LEADERSHIP


L’azione della Wagner non è andata a bersaglio ma di sicuro non passerà senza lasciare il segno. “Gli strascichi che potrà portare questa situazione - continua Ligorio - sono ancora poco stabili e poco visibili. Ma non è una partita chiusa, quindi non possiamo considerare l’accordo di sabato un accordo chiuso. Trapelano tantissime notizie contrastanti fra loro. Stamattina in alcuni canali non ufficiali molto seguiti si parlava anche della lenta destituzione del ministro della Difesa e del capo di Stato maggiore e facevano già alcuni nomi dei successori. Ma il ministero della Difesa ha lanciato un video che mostrava Sergei Shoigu nell’ispezione in un raggruppamento ovest delle truppe in Ucraina. L’unica certezza che possiamo avere è che la situazione sia un po’ tranquillizzata all’interno delle città e delle regioni, però, a livello di leadership e a livello politico c’è ancora molto fermento”.

CONTRASTI TRA LE ÉLITE


Se il golpe è stato portato avanti ci sono sicuramente crepe tra i fedelissimi di Putin. “Mi hanno sorpreso quelli che io definisco i pasdaran della leadership. Perché comunque già in alcuni talkshow - aggiunge Vincent Ligorio - c’erano delle posizioni vacillanti. I grandissimi sostenitori del presidente sono rimasti un po’ stupiti di questa mancanza di controllo per l’arrivo di queste forze, a 200 chilometri da Mosca, a un soffio dalla capitale. La situazione è stata vissuta un po’ con ansia ma anche con dei dubbi sulla stabilità della leadership. La Russia non è politicamente un monolite come si crede dall'Occidente, le varie élite che la compongono già erano in conflitto fra loro da più di un anno”.

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