L'analisi

Columbia Threadneedle Investments: come monitorare e risolvere il problema della “schiavitù moderna”

Marcus Wilert, Analista Investimento Responsabile di Columbia Threadneedle Investments spiega l’importanza della due diligence della supply chain per monitorare il rispetto dei diritti umani all’interno delle aziende

di Anna Patti 30 Giugno 2023 20:00

financialounge -  Columbia Threadneedle Investments Diritti umani Marcus Wilert
Le linee guida ONU su Business e Diritti Umani adottate nel 2011 hanno stabilito esigenze chiare in merito al rispetto dei diritti umani da parte delle aziende. Nel 2015, la California e il Regno Unito hanno emanato delle leggi per far fronte, nello specifico, al problema della “schiavitù moderna” con l’obiettivo di incrementare la comunicazione aziendale in merito alle operazioni logistiche e alle supply chains. Il contenuto di queste comunicazioni veniva stabilito dalle aziende nel rispetto di determinati requisiti di legge.

NORME SEMPRE PIU’ SEVERE


Le norme in materia sono sempre più severe. Si richiede l’inserimento di una due diligence all’interno delle politiche aziendali con l’intento di valutare e mitigare i rischi e coinvolgere gli stakeholders. La legislazione emanata in Francia, Olanda, Germania e Unione Europea prevede la responsabilità civile per i danni che la presenza di uno schema di due diligence avrebbe potuto prevenire, richiedendo inoltre attività di report annuale sull’approccio aziendale. La due diligence nelle supply chain deve essere completa, integrata e ben governata affinché le aziende possano efficacemente affrontare le condizioni lavorative e adeguarsi a normative sempre più severe.

ANALISI DEI RISCHI


Per quanto riguarda il monitoraggio, Marcus Wilert, Analista Investimento Responsabile di Columbia Threadneedle Investments fa notare che le pratiche di controllo basate su processi di analisi del rischio sono potenzialmente più efficaci ad individuare i fattori di rischio, in quanto le specificità dei processi produttivi, la composizione della forza lavoro, le norme locali e le capacità del fornitore sono tutti elementi che hanno un impatto sugli standard lavorativi. L’analisi dei fattori di rischio dovrebbe includere ricerche teoriche e coinvolgimento di stakeholder quali ONG, esperti di diritti del lavoro, unioni sindacali e fornitori. Questi soggetti sono dotati di un punto di vista privilegiato avendo a disposizione una panoramica completa degli sviluppi commerciali che possano influenzare i rischi in mercati di sourcing già esistenti così come i rischi futuri. Dunque per essere ottimale la valutazione dei fattori di rischio dovrebbe essere olistica, orientata al futuro, inclusiva delle prospettive degli stakeholders, attenta all’operato e alle analisi dei team di approvvigionamento, precisa e analitica nella valutazione delle modalità di acquisto aziendale e relativi standard lavorativi.

MONITORAGGIO


Perché il monitoraggio sia efficace dovrebbe essere basato sui risultati delle analisi dei fattori di rischio. Prendendo in considerazione il livello di rischio e l’impatto derivato dagli approvvigionamenti, l’azienda può sviluppare una mappatura dei punti maggiormente sensibili, incentrata sul monitoraggio degli sforzi, adattandola ai bisogni locali. Il monitoraggio della produzione di materie prime a monte richiede un approccio diverso rispetto alle fabbriche di fornitori diretti. E’ fondamentale registrare le opinioni dei lavoratori. Generalmente, gli audit sociali includono interviste ai lavoratori che presentano spesso insidie metodologiche che ne riducono l’efficacia. Le interviste in sede possono essere condizionate dalla presenza del team leader. Quelle esterne possono in tal senso fornire dettagli sulle condizioni lavorative non rilevati dagli audit sociali. La presenza di un monitoraggio all’interno delle aziende che dia la priorità alla trasparenza nelle politiche e nelle pratiche, e che sia collegato a interventi di miglioramento, può la collaborazione, anziché la segretezza e conseguenti rischi maggiori.

POSSIBILI RIMEDI


Sebbene il monitoraggio preveda piani d’azione correttivi che i fornitori devono seguire spesso questi non risolvono i problemi alla radice e pertanto non riducono il rischio che si ripetano. Il rafforzamento delle competenze e dei sistemi richiederà tempo e risorse da parte dei fornitori. È essenziale che vi sia un processo di raccolta delle informazioni e del consenso di coloro che sono coinvolti, stabilendo i relativi processi di reinserimento e risarcimento ancor prima che un caso si concretizzi. Un’azione tempestiva in questi casi è fondamentale. In altri occasioni potrebbe non essere possibile per l’azienda prevenire o mitigare gli impatti negativi.

GOVERNANCE E INTEGRAZIONE


Gli elementi inerenti al processo di due diligence della supply chain analizzati dipendono dal modo in cui il consiglio di amministrazione, i comitati e i gruppi di lavoro pertinenti gestiscono competenze e mansioni in relazione a questo specifico ambito. I comitati dovrebbero supervisionare l’operato dei dirigenti esecutivi nel valutare i legami tra i rischi le operazioni logistiche, gli approvvigionamenti e qualsiasi altro aspetto dei processi di supply chain, evidenziando gli elementi rilevanti e le principali sfide messe in luce dal processo di due diligence.

CASI DI SCHIAVITU’ MODERNA


L’esperto di Columbia Threadneedle Investments afferma che casi di “schiavitù moderna” sono presenti nella maggior parte, se non in tutte, le supply chain. L’assenza di controllo o di indicatori ad hoc dovrebbe essere fonte di preoccupazione. La chiarezza sui risultati attesi dalla valutazione dei fattori di rischio, monitoraggio e rimedio è fondamentale per una solida due diligence. Una pratica di supervisione che garantisca l’allineamento con la strategia di approvvigionamento è anche necessaria per realizzare l’impegno aziendale nei confronti di condizioni lavorative ottimali. Marcus Wilert, ritiene che il programma di due diligence deve fornire indicatori per orientare la strategia in modo da reagire sia alle problematiche già esistenti che a quelle che possono sorgere in futuro. Una visione condivisa tra i team di sostenibilità e approvvigionamento su cosa costituisce l’optimum per la supply chain è importante per definire la direzione da seguire. In conclusione dice l’esperto di Columbia Threadneedle Investments in questo modo “l’azienda può mitigare i rischi e realizzare opportunità che solidifichino la resilienza della sua supply chain, rispettando al contempo gli impegni assunti nei confronti dei lavoratori che contribuiscono al suo successo”.

Trending