Tecnologia

Intelligenza artificiale, la stretta dell’Europa preoccupa le aziende del settore

Da Renault a Meta, oltre 160 dirigenti mettono in guardia l'Unione Europea dai rischi delle nuove proposte normative

di Stefano Silvestri 30 Giugno 2023 15:09

financialounge -  intelligenza artificiale
“Alea iacta est”. Così avrebbe detto Giulio Cesare nel varcare il Rubicone ben duemila e settantadue anni fa e usiamo il condizionale perché la frase è attribuita a Svetonio che a sua volta l’ha ripresa da Asinio Pollione, e secondo alcuni il fiume in questione in realtà sarebbe il meno suggestivo torrente Pisciatello. Ma che sia realmente accaduto o meno, una cosa è certa: ci sono momenti nella vita, nella storia, da cui non si torna più indietro. E le intelligenze artificiali rappresentano senz’altro uno dei punti di svolta per la società attuale.

RIVOLUZIONE INDUSTRIALE


Di intelligenze artificiali se ne parla seriamente da meno di un anno ma hanno già radicalmente cambiato la contemporaneità, a qualsiasi livello: produttivo, economico, politico e legislativo. Promettono di modificare radicalmente il modo in cui lavoreremo e, a ben guardare, anche se lavoreremo o meno, dato che Goldman Sachs prevede la perdita di 300 milioni di posti di lavoro a livello globale (sostituiti dall’automazione); OpenAI, l’azienda creatrice di ChatGPT, afferma invece che le IA impatteranno la vita lavorativa di due lavoratori su dieci. Siamo quindi di fronte a una nuova rivoluzione industriale che però, rispetto a quella che abbiamo studiato a scuola, ha un piccolo problema: procede così velocemente che qualsiasi tentativo di normarla, di regolamentarla, pare destinato a fallire o comunque a raccogliere i cocci quando il danno è già stato fatto.

PRAGMATISMO CONTINENTALE


È il caso dell’Unione Europea, i cui legislatori stanno lavorando a una possibile normativa sulle intelligenze artificiali con l’obiettivo di obbligare ChatGPT e affini a evidenziare i contenuti prodotti dalle IA, facilitare il riconoscimento delle notizie finte da quelle autentiche, e garantire protezioni contro i contenuti illeciti. Già, perché le IA significheranno anche un’esplosione di phishing e deep-fake che sta già preoccupando la politica americana in vista delle prossime elezioni. Ma questo è un discorso che meriterebbe una trattazione a parte e, in questa sede, non vogliamo divagare. Piuttosto vogliamo raccontare che i giusti e comprensibili propositi dell’Unione Europea stanno (inaspettatamente?) incontrando l’opposizione numerose aziende. La ragione?  Come evidenziato in una lettera aperta sottoscritta da oltre 160 responsabili di aziende, da Renault a Meta, c’è chi teme che le normative comunitarie riguardanti le IA potrebbero compromettere la competitività europea e la sua autonomia tecnologica.

LETTERE E IPOCRISIA


La cosa curiosa, si fa per dire, è che in questi mesi sono state scritte altre lettere che hanno messo in guardia le istituzioni dai possibili rischi correlati all’utilizzo delle IA. A firmarle abbiamo trovato Elon Musk, Geoffrey Hinton e Yoshua Bengio, ossia due dei tre presunti "padri fondatori dell'IA". Ma soprattutto Sam Altman (il CEO di OpenAI) e Demis Hassabis (il numero uno di Google DeepMind), che mentre con una mano lavorano alla creazione di IA sempre più sofisticate, con l’altra trovano il tempo di scrivere che “ridurre il rischio di estinzione a causa della IA dovrebbe essere una priorità globale, al pari di altre emergenze sociali come le pandemie e la guerra nucleare”.

FUGA DALL’EUROPA…


Ma ormai non si può più scendere dalla tigre, non si può fare altro che cavalcarla, ed ecco allora Yann LeCun di Meta, e altri dirigenti appartenenti a un variegato gruppo di società, dall'operatore di telecomunicazioni spagnolo Cellnex, all'azienda francese di software Mirakl, alla banca d'investimento tedesca Berenberg, mettere in guardia che le nuove regole proposte dall'UE si tradurrebbero in elevati costi di adeguamento e in rischi di responsabilità eccessivi per le società operanti in questo settore. Che quindi sarebbero spinte a delocalizzare le attività, facendo ritirare agli investitori i capitali dallo sviluppo dell'IA in Europa. Considerazioni queste derivanti probabilmente dal fatto che Sam Altman di OpenAI ha recentemente minacciato di eliminare ChatGPT dall'Europa se le future leggi sull'IA diventassero troppo onerose, salvo poi cambiare idea e affermare che la sua società non abbandonerà il Vecchio Continente.

…A ORIENTE?


Alla luce di quanto sta accadendo è ormai chiaro che il dado è tratto e che dalle intelligenze artificiali non si può più tornare indietro, così come oggi non potremmo immaginare le nostre vite senza personal computer, telefoni cellulari e internet. Staremo a vedere come i legislatori, europei e non solo, proveranno a normare un fenomeno che pare difficilmente controllabile. Anche perché, ancora una volta, i paesi con legislazioni meno garantiste in merito di privacy e diritto d’autore, rischiano di trovarsi nuovamente avvantaggiate e di raccogliere quegli investimenti che a Occidente non avrebbe più senso fare.

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