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La Financière de l'Échiquier: forse la Fed esagera nelle previsioni di nuovi rialzi

Alexis Bienvenu, gestore di La Financière de l’Échiquier, non esclude che la Fed, dopo aver sottostimato l’inflazione, commetta l'errore opposto, col rischio di effettuare troppi ritocchi dei tassi

di Stefano Caratelli 6 Luglio 2023 07:55

financialounge -  Alexis Bienvenu La Financière de l'Echiquier mercati
La Fed non aveva sorprese in serbo all’ultima riunione del FOMC che, come previsto dai mercati, ha mantenuto i tassi invariati dopo 10 rialzi consecutivi e un incremento di 5 punti percentuali in meno di un anno e mezzo. Prima della riunione gli investitori si chiedevano se fosse una semplice pausa o la fine del ciclo di rialzi. Dichiarando di prevedere che alla fine del 2023 i tassi di riferimento si attesterebbero tra il 5,5% e il 5,75%, vale a dire due ulteriori rialzi dei tassi di qui a fine anno, i membri del FOMC li hanno colti tutti di sorpresa lasciando di che riflettere.

IL MERCATO NON CREDE AI DUE RIALZI PREVISTI DAL FOMC


Lo sottolinea nel suo ‘punto della settimana’ Alexis Bienvenu, gestore di La Financière de l’Échiquier, secondo cui “tanta aggressività” nelle previsioni induce a pensare che i rischi legati all'inflazione, secondo la Fed, non accennino a diminuire. Ci si chiede allora perché una pausa a giugno. Nelle risposte alle domande, come nelle successive audizioni al Congresso USA, il presidente Jerome Powell è stato poco convincente e le sue spiegazioni, alla fine, sono servite a togliere visibilità al percorso futuro della Fed, secondo Bienvenu. Questa visione sfocata si riflette nelle aspettative del mercato che non crede nei due rialzi previsti e non considera nemmeno un rialzo completo dei tassi nel corso dell'estate.

I DATI INDICANO FRENATA DELL’INFLAZIONE


Al di là della comunicazione avventata della Fed, l’esperto ritiene che gli investitori hanno alcuni motivi fondamentali per dubitare di questo scenario. Sul fronte dell'inflazione al consumo, dopo la spiacevole sorpresa del Personal Consumption Expenditures di aprile, quelli sull'inflazione del Consumer Price Index di maggio è servita a ricordare alcuni fatti fondamentali: la disinflazione degli alloggi è in corso e durerà parecchi mesi ancora, la nuova accelerazione dei prezzi degli autoveicoli è solo temporanea e svanirà velocemente, e l'inflazione dei prezzi degli altri servizi sta iniziando ad arretrare.

ANCHE IL MERCATO DEL LAVORO DA’ SEGNI DI INVERSIONE


Tutte queste sono buone notizie per l'andamento dei prossimi mesi soprattutto perché alcuni modelli di previsione suggeriscono che l'inflazione rallenterà in modo più deciso durante l'estate. Bienvenu sottolinea che il mercato del lavoro, la cui tenuta è regolarmente sottolineata dalla Fed, comincia a dare segni di inversione di tendenza visto che la disoccupazione è passata dal 3,4% al 3,7% a maggio e stanno accelerando, nelle ultime settimane, le nuove richieste di sussidi di disoccupazione.

DALL’INFLAZIONE TRANSITORIA ALLA SOTTOSTIMA SUI TASSI


Infine, i mercati sono senza dubbio consapevoli della poca rilevanza delle previsioni sui tassi della Fed negli ultimi trimestri. Un anno fa li prevedeva al 3,25-3,5% a fine 2022, mentre hanno chiuso l'anno al 4,25-4,5%. A settembre, la banca centrale stimava che si sarebbero attestati nel range 4,5-4,75% entro fine 2023, anche se sono oggi al 5-5,25% e se la Fed sta ancora valutando di aumentarli. In altre parole, sottolinea l’esperto di La Financière de l’Échiquier, dopo aver a lungo procrastinato la stretta monetaria, sostenendo che l'inflazione era "transitoria", la Fed ha poi sistematicamente sottostimato il livello a cui avrebbe dovuto portare i tassi.

NON ESCLUSO CHE LA FED FACCIA L’ERRORE OPPOSTO


E ora, conclude Bienvenu, mentre l'inflazione sta rallentando, non è escluso che la banca centrale commetta l'errore opposto e sopravvaluti la persistenza dell'inflazione, nonché il numero di rialzi che deve ancora effettuare. I prossimi dati su occupazione e inflazione saranno cruciali, e secondo l’esperto di La Financière de l’Échiquier “potrebbero complicare, e non poco, la comunicazione della Fed qualora dovessero confermare un rallentamento”.

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