Surriscaldamento globale
La Financière de l’Échiquier: inflazione in calo ma occhio ai venti caldi
Alexis Bienvenu, gestore di La Financière de l’Échiquier, analizza il raffreddamento della dinamica dei prezzi ma consiglia di non abbandonarsi a facili entusiasmi perché anche il riscaldamento del clima può rappresentare un fattore d’incertezza
di Annalisa Lospinuso 18 Luglio 2023 14:54
L’inflazione mostra qualche segnale di raffreddamento ma occhio al riscaldamento globale. Il rischio climatico è un fattore d’incertezza ancora poco stimato quando si parla di rialzo dei prezzi, anche se studi condotti dalle principali istituzioni economiche parlano di un effetto inflazionistico significativo nei prossimi anni, stimato tra lo 0,32% e l'1,18% l’anno dalla Bce. Questo rischio, in parte stagionale e difficile da quantificare, è certamente riferito al lungo termine, ma con effetti anche nel breve. La Bce, ad esempio, ritiene che l’ondata di calore del 2022 abbia contribuito all’inflazione dei prezzi dei prodotti alimentari in Europa per lo 0,7% circa e che tali eventi estremi dovrebbero generare un effetto inflazionistico vicino all’1% entro il 2035. Si tratta, quindi, di una percentuale significativa del tasso di inflazione a lungo termine, come sottolinea Alexis Bienvenu, gestore di La Financière de l’Échiquier.
I dati recentemente pubblicati sull'inflazione statunitense di giugno si dimostrano ancora una volta rassicuranti: l’inflazione generale scende al 3% secondo l’indice Cpi, rispetto al 4% di maggio, e al 4,8% l’inflazione di fondo, rispetto al 5,3% sempre del mese precedente. “L’effetto base dei prezzi dell’energia svolge un ruolo importante nel calo dell’inflazione generale – sottolinea Alexis Bienvenu – e dovrebbe mantenersi favorevole anche nei prossimi mesi, così come l’andamento dei prezzi dei prodotti alimentari. Le famiglie sono particolarmente sensibili a entrambi i fattori che dovrebbero contribuire a contenere le aspettative di inflazione dei consumatori in territorio moderato. La Federal Reserve (Fed) può quindi iniziare a tirare un sospiro di sollievo”.
Anche l’inflazione di fondo è più rassicurante, meno volatile, e inizia a beneficiare pienamente della moderazione dei prezzi degli affitti, il cui effetto si protrarrà per l’intero prossimo semestre. Anche nei servizi, al di fuori delle abitazioni, registra una flessione molto forte. I mercati azionari della maggior parte dei Paesi hanno accolto questi dati segnando degli importanti rialzi.
Soffia un vento più mite e leggero sui mercati estivi, ma non si possono sottovalutare eventuali venti tempestosi. La Financière de l’Échiquier sottolinea che “le banche centrali hanno assunto di recente una posizione molto ferma sull’inflazione: i dati congiunturali, sensibili agli effetti base legati in particolare alle immediate conseguenze della guerra in Ucraina, vanno confrontati con fattori di medio termine considerati più preoccupanti, alla stregua dell’inflazione salariale - ancora elevata - e della bassa crescita della produttività, nei servizi soprattutto”. Ora bisognerà vedere se la Fed cambierà di nuovo rotta e ammorbidirà i toni. Questo si potrà scoprire nella prossima riunione del 25 e 26 luglio ma sarebbe sorprendente se modificasse pesantemente la sua posizione in attacco che tanto ha faticato a costruire.
Alexis Bienvenu evidenzia come un altro fattore di inflazione, molto meno convenzionale, potrebbe irrompere nel periodo di tregua a medio termine, ovvero il clima. Le banche centrali - ad eccezione della Banca centrale europea - ancora ne sanno ancora poco e non riescono a prevederne gli effetti. Gli enti mondiali di meteorologia hanno appena comunicato che giugno è stato il mese più caldo della storia, così come la prima settimana di luglio. Questi record potrebbero essere in parte causati o accentuati dal ritorno del fenomeno climatico “El Nino” che fa aumentare le temperature e peggiora gli eventi estremi. L’Organizzazione meteorologica mondiale ne stima attualmente la probabilità a breve al 90%. “Il bel tempo sui mercati oggi potrebbe essere quindi rovinato dal ritorno di perturbazioni durature da parte delle banche centrali o di fattori fisici impossibili da prevedere con esattezza, ma la cui influenza è ormai indubbia. Il sole che splende sull'inflazione potrebbe trasformarsi in una burrasca”, conclude il gestore di La Financière de l’Échiquier.
IL CALO DELL'INFLAZIONE
I dati recentemente pubblicati sull'inflazione statunitense di giugno si dimostrano ancora una volta rassicuranti: l’inflazione generale scende al 3% secondo l’indice Cpi, rispetto al 4% di maggio, e al 4,8% l’inflazione di fondo, rispetto al 5,3% sempre del mese precedente. “L’effetto base dei prezzi dell’energia svolge un ruolo importante nel calo dell’inflazione generale – sottolinea Alexis Bienvenu – e dovrebbe mantenersi favorevole anche nei prossimi mesi, così come l’andamento dei prezzi dei prodotti alimentari. Le famiglie sono particolarmente sensibili a entrambi i fattori che dovrebbero contribuire a contenere le aspettative di inflazione dei consumatori in territorio moderato. La Federal Reserve (Fed) può quindi iniziare a tirare un sospiro di sollievo”.
MERCATI AZIONARI IN RIALZO
Anche l’inflazione di fondo è più rassicurante, meno volatile, e inizia a beneficiare pienamente della moderazione dei prezzi degli affitti, il cui effetto si protrarrà per l’intero prossimo semestre. Anche nei servizi, al di fuori delle abitazioni, registra una flessione molto forte. I mercati azionari della maggior parte dei Paesi hanno accolto questi dati segnando degli importanti rialzi.
Soffia un vento più mite e leggero sui mercati estivi, ma non si possono sottovalutare eventuali venti tempestosi. La Financière de l’Échiquier sottolinea che “le banche centrali hanno assunto di recente una posizione molto ferma sull’inflazione: i dati congiunturali, sensibili agli effetti base legati in particolare alle immediate conseguenze della guerra in Ucraina, vanno confrontati con fattori di medio termine considerati più preoccupanti, alla stregua dell’inflazione salariale - ancora elevata - e della bassa crescita della produttività, nei servizi soprattutto”. Ora bisognerà vedere se la Fed cambierà di nuovo rotta e ammorbidirà i toni. Questo si potrà scoprire nella prossima riunione del 25 e 26 luglio ma sarebbe sorprendente se modificasse pesantemente la sua posizione in attacco che tanto ha faticato a costruire.
EFFETTO SURRISCALDAMENTO SULL'INFLAZIONE
Alexis Bienvenu evidenzia come un altro fattore di inflazione, molto meno convenzionale, potrebbe irrompere nel periodo di tregua a medio termine, ovvero il clima. Le banche centrali - ad eccezione della Banca centrale europea - ancora ne sanno ancora poco e non riescono a prevederne gli effetti. Gli enti mondiali di meteorologia hanno appena comunicato che giugno è stato il mese più caldo della storia, così come la prima settimana di luglio. Questi record potrebbero essere in parte causati o accentuati dal ritorno del fenomeno climatico “El Nino” che fa aumentare le temperature e peggiora gli eventi estremi. L’Organizzazione meteorologica mondiale ne stima attualmente la probabilità a breve al 90%. “Il bel tempo sui mercati oggi potrebbe essere quindi rovinato dal ritorno di perturbazioni durature da parte delle banche centrali o di fattori fisici impossibili da prevedere con esattezza, ma la cui influenza è ormai indubbia. Il sole che splende sull'inflazione potrebbe trasformarsi in una burrasca”, conclude il gestore di La Financière de l’Échiquier.