L'analisi

I consigli di GAM per non scottarsi sui mercati finanziari

L’inflazione negli Stati Uniti è diminuita, sono salite le Borse e si è attenuata la ripidità dell’inversione della curva americana. Prima di una schiarita, però, bisognerà attendere segnali più persistenti che convincano le banche centrali a cambiare rotta

di Annalisa Lospinuso 20 Luglio 2023 19:00

financialounge -  Alpha e Beta banche centrali Carlo Benetti GAM Italia Sgr inflazione
I violenti temporali di luglio hanno creato molti disagi alle famiglie italiane. E non si parla soltanto degli eventi meteorologici della zona tra Milano e Varese, ma anche delle sorprese economiche di luglio. Tante persone hanno i portafogli più leggeri e rinunceranno alle vacanze. L’impennata dei prezzi e il conseguente rialzo dei tassi delle banche centrali, che ha impattato fortemente sulle rate dei mutui a tasso variabile, hanno pesato sui conti economici delle famiglie italiane. Le cose non sono destinate a cambiare a breve, è probabile che il tasso Euribor salga ancora, potrebbe raggiungere il picco in settembre per poi scendere nel corso del 2024.

AUMENTO DEI TASSI


Nella rubrica settimanale, “L’Alpha e il Beta”, a cura di Carlo Benetti, Market specialist di GAM (Italia) Sgr si prevede che, se non ci saranno sorprese, la Banca centrale europea continuerà ad alzare il tasso di riferimento, manovra dolorosa che però sembra avere effetto sulle aspettative di inflazione. Le aspettative sono importanti, sono uno di due motori, l’altro è l’aumento dei costi, che spingono l’aumento dei prezzi, costituiscono l’ingrediente più importante nelle decisioni sui nuovi listini e nelle contrattazioni salariali.

INFLAZIONE SORVEGLIATA SPECIALE


“Secondo un sondaggio dell’istituto di Francoforte – sottolinea l’analisi di GAM (Italia) Sgr – le aspettative mediane dei consumatori europei per l’inflazione sono scese al 3,9%, dal 4,1% di aprile, è il livello più basso dall’inizio della guerra in Ucraina. Anche i consumatori americani pensano positivo. Il sondaggio pubblicato il 10 luglio dalla Federal Reserve di New York registra la diminuzione, per il terzo mese consecutivo, delle aspettative mediane di inflazione sull’orizzonte di un anno. Aspettative confermate dai dati pubblicati mercoledì scorso”. E, infatti, negli Stati Uniti l’inflazione è scesa a giugno al 3%, il minimo da marzo 2021. È diminuita anche l’inflazione di base, “sorvegliato speciale” della banca centrale, che è passata da 5,3% al 4,8% su base annua.
La rilevazione di giugno difficilmente farà cambiare idea ai membri del Fomc, che si riuniranno il 25 e il 26 luglio. Occorre un rallentamento sostenibile sia nell’inflazione nominale sia in quella di base, come ha detto il presidente della Fed di Dallas Lorie Logan, quindi è probabile un aumento dei tassi anche a settembre, come ha aggiunto Christopher Waller, uno dei “falchi” del Comitato che governa i tassi.

FOCUS SULLA POLITICA MONETARIA


“L’aumento di un altro quarto di punto a fine mese è nei prezzi – continua Carlo Benetti – ma il mercato guarda oltre, avverte la fine della lunga corsa di rialzo e, semmai, si interroga sul tempo necessario perché la direzione della politica monetaria svolti nuovamente verso i tagli. Se è prematuro considerare la rilevazione di giugno un game changer, il dato di mercoledì scorso corrobora l’ipotesi di un cambiamento strutturale nella seconda metà dell’anno, alimenta il dubbio che ulteriori aumenti siano davvero necessari. La probabilità di un ulteriore rialzo dei tassi stimata dal mercato in autunno è scesa a circa una su tre da una su due”.

EFFETTO INFLAZIONE SUI MERCATI


La decelerazione dei prezzi è stata accolta con entusiasmo: l’indice S&P 500 è al livello più alto degli ultimi quindici mesi, trainato dalle azioni della tecnologia (il Nasdaq è cresciuto più dello S&P 500), sono salite le borse asiatiche ed europee. L’aspettativa sulla prossimità della fine dei rialzi ha alimentato acquisti aggressivi sui titoli del Tesoro americano, i rendimenti sono calati su tutta la struttura per scadenze. Il titolo a due anni è sceso a 4,75% da 4,85% di prima della pubblicazione dei dati, è sceso, in misura minore, anche il Treasury a dieci anni e la differenza tra il movimento dei titoli a breve e più lunga scadenza ha attenuato l’inversione della curva dei rendimenti. Un attestato di fiducia alla capacità della Fed di guidare l’economia verso l’atterraggio morbido.

DOLLARO E MERCATI EMERGENTI


Si è indebolito anche il dollaro, l’indice che ne misura l’andamento contro il paniere delle sei principali valute è sceso ai livelli di quindici mesi fa, dando una forte spinta agli asset emergenti già favoriti dal divario del costo del denaro. Le banche centrali emergenti avevano reagito all’aumento dei prezzi prima di quelle delle economie avanzate, tempismo che ha favorito le obbligazioni emergenti che offrono rendimenti reali elevati e restano favorite dalla prospettiva di tagli dei tassi. Tassi reali alti e buone prospettive di crescita economica rendono alcuni paesi particolarmente interessanti, ad esempio Messico, Indonesia o Brasile.

OCCHIO ALLE TRIMESTRALI


“È ancora presto per mettersi in modalità vacanziera – conclude l’analisi di GAM (Italia) Sgr – e a fine mese c’è l’appuntamento con le riunioni della Federal Reserve, della Banca centrale europea e della Banca del Giappone. In questi giorni vengono pubblicati i risultati societari del secondo trimestre e l’attesa è tutta per i dati delle Big Seven della Silicon Valley, trascinatrici del listino. La seconda metà dell’anno borsistico sarà determinata da quanto accadrà a questa manciata di aziende le cui valutazioni sono naturalmente scappate via. Come sempre, la bussola che orienta le scelte è costituita dagli utili. In un contesto difficile per tutti le aspettative sugli utili sono diverse sia all’interno del gruppo delle Big Seven sia per le altre 493 società dell’indice”.

Trending