L'indagine
Sondaggio Natixis: scarso il timore di recessione, ora il rischio maggiore è la compiacenza
Interpellati 32 strategist, gestori, analisti ed economisti di Natixis Investment Managers e di 13 affiliate. Tre su quattro temono inflazione più duratura, il 38% vede tassi alti più a lungo del previsto
di Stefano Caratelli 26 Luglio 2023 11:38
Dall’ultimo sondaggio di metà anno di Natixis Investment Managers, condotto a giugno su 32 strategist, gestori, analisti di ricerca ed economisti di Natixis IM e 13 affiliate, e di Natixis Corporate and Investment Banking, emerge che il 50% ritiene la recessione un rischio basso nel secondo semestre, mentre per quanto riguarda l’inflazione quasi tre quarti teme che si protragga più a lungo del previsto e il 38% pensa che i tassi possano rimanere alti più a lungo del previsto, mentre il 66% è preoccupato anche per gli utili societari. Natixis IM ricorda che in USA l'inflazione è passata dal 6,5% di giugno 2022 al 3% alla fine del primo semestre 2023, mentre nell'Eurozona è scesa dal 9,2% al 5,5%. Il Regno Unito non è riuscito a tenere il passo, ma sta iniziando a mostrare segnali di attenuazione.
Solo il 22% degli strategist intervistati afferma comunque che l'inflazione sia un "rischio elevato" nella seconda metà dell'anno, mentre il 38% non crede che gli obiettivi saranno raggiunti fino al 2025 e il 9% afferma che potrebbero non essere raggiunti almeno fino al 2026. Mabrouk Chetouane, Head of Global Market Strategy, Solutions di Natixis IM spiega che l'inflazione si sta raffreddando, ma non è ancora finita. La forte spesa in consumi, l'inflazione da costi nei servizi e le tensioni geopolitiche potrebbero farla perdurare a lungo, determinando un aumento dei tassi ancora per qualche tempo. In generale, gli strategist interpellati ritengono che ci vorrà fino al 2025 per raggiungere gli obiettivi delle Banche Centrali.
Ma per gli esperti interpellati da Natixis IM il rischio maggiore è la compiacenza, mentre solo il 19% vede un rischio significativo di recessione nel secondo semestre. Mentre i big tech hanno guidato il rally azionario nel primo semestre, il 66% degli strategist è preoccupato per gli utili societari e prevede che il trend sarà più contenuto nella seconda metà dell'anno. Sul tema Intelligenza Artificiale, a domanda precisa, l'88% ritiene che possa sbloccare opportunità di investimento precedentemente non individuabili. Con alcuni listini azionari che hanno raggiunto rendimenti a doppia cifra e i rendimenti obbligazionari ai massimi nel primo semestre, economisti e strategist interpellati da Natixis IM si sentono più fiduciosi sul fatto che il rischio di recessione si stia allontanando.
La prima metà del 2023 ha sorpreso strategist ed investitori. A novembre il 59% degli investitori istituzionali riteneva che la recessione nel 2023 fosse "inevitabile" e il 54% che fosse "assolutamente necessaria" per contenere l'inflazione. I mercati invece hanno realizzato solidi rendimenti, le obbligazioni hanno generato rendimenti interessanti e l'inflazione ha iniziato a calare. Per il resto del 2023 solo il 6% degli strategist ritiene la recessione "inevitabile", il 53% vede una "concreta possibilità" e il 9% la ritiene altamente improbabile". Intanto gli sforzi delle Banche centrali per contrastare l’inflazione hanno iniziato a produrre risultati nel primo semestre.
La geopolitica e l’indirizzo delle Banche Centrali sono considerati i principali ostacoli all’orizzonte dal 72% degli interpellati, ma il 25% non ritiene che la geopolitica avrà un impatto sui mercati nella seconda metà dell'anno, derubricandone le questioni a rumors. Le preoccupazioni sulle Banche Centrali si concentrano su quanto e per quanto tempo rimarranno restrittive prima che l'inflazione torni ai target. Gli utili societari rappresentano un potenziale ostacolo per il 66% ma il 25% è ottimista e sostiene che potrebbero fungere da catalizzatore nella seconda metà dell'anno.
Strategist divisi anche sulle prospettive della spesa per consumi: la metà teme che un rallentamento della spesa possa fare da ostacolo, mentre il 28% crede che aumenterà fornendo un catalizzatore per la crescita del mercato. Chetouane spiega che l'inflazione si sta raffreddando, ma non è ancora finita. La forte spesa per i consumi, l'inflazione da costi dei servizi e le tensioni geopolitiche potrebbero farla perdurare a lungo, determinando un aumento dei tassi ancora per qualche tempo, con gli strategist che ritengono che ci vorrà fino al 2025 per raggiungere gli obiettivi.
CI VORRA’ TEMPO PER RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI DI INFLAZIONE
Solo il 22% degli strategist intervistati afferma comunque che l'inflazione sia un "rischio elevato" nella seconda metà dell'anno, mentre il 38% non crede che gli obiettivi saranno raggiunti fino al 2025 e il 9% afferma che potrebbero non essere raggiunti almeno fino al 2026. Mabrouk Chetouane, Head of Global Market Strategy, Solutions di Natixis IM spiega che l'inflazione si sta raffreddando, ma non è ancora finita. La forte spesa in consumi, l'inflazione da costi nei servizi e le tensioni geopolitiche potrebbero farla perdurare a lungo, determinando un aumento dei tassi ancora per qualche tempo. In generale, gli strategist interpellati ritengono che ci vorrà fino al 2025 per raggiungere gli obiettivi delle Banche Centrali.
LA COMPIACENZA IL RISCHIO MAGGIORE
Ma per gli esperti interpellati da Natixis IM il rischio maggiore è la compiacenza, mentre solo il 19% vede un rischio significativo di recessione nel secondo semestre. Mentre i big tech hanno guidato il rally azionario nel primo semestre, il 66% degli strategist è preoccupato per gli utili societari e prevede che il trend sarà più contenuto nella seconda metà dell'anno. Sul tema Intelligenza Artificiale, a domanda precisa, l'88% ritiene che possa sbloccare opportunità di investimento precedentemente non individuabili. Con alcuni listini azionari che hanno raggiunto rendimenti a doppia cifra e i rendimenti obbligazionari ai massimi nel primo semestre, economisti e strategist interpellati da Natixis IM si sentono più fiduciosi sul fatto che il rischio di recessione si stia allontanando.
LE SORPRESE DELLA PRIMA METÀ DEL 2023
La prima metà del 2023 ha sorpreso strategist ed investitori. A novembre il 59% degli investitori istituzionali riteneva che la recessione nel 2023 fosse "inevitabile" e il 54% che fosse "assolutamente necessaria" per contenere l'inflazione. I mercati invece hanno realizzato solidi rendimenti, le obbligazioni hanno generato rendimenti interessanti e l'inflazione ha iniziato a calare. Per il resto del 2023 solo il 6% degli strategist ritiene la recessione "inevitabile", il 53% vede una "concreta possibilità" e il 9% la ritiene altamente improbabile". Intanto gli sforzi delle Banche centrali per contrastare l’inflazione hanno iniziato a produrre risultati nel primo semestre.
TIMORI SUGLI UTILI, MA POSSIBILE CATALIZZATORE
La geopolitica e l’indirizzo delle Banche Centrali sono considerati i principali ostacoli all’orizzonte dal 72% degli interpellati, ma il 25% non ritiene che la geopolitica avrà un impatto sui mercati nella seconda metà dell'anno, derubricandone le questioni a rumors. Le preoccupazioni sulle Banche Centrali si concentrano su quanto e per quanto tempo rimarranno restrittive prima che l'inflazione torni ai target. Gli utili societari rappresentano un potenziale ostacolo per il 66% ma il 25% è ottimista e sostiene che potrebbero fungere da catalizzatore nella seconda metà dell'anno.
OPINIONI DIVISE SULLA SPESA PER CONSUMI
Strategist divisi anche sulle prospettive della spesa per consumi: la metà teme che un rallentamento della spesa possa fare da ostacolo, mentre il 28% crede che aumenterà fornendo un catalizzatore per la crescita del mercato. Chetouane spiega che l'inflazione si sta raffreddando, ma non è ancora finita. La forte spesa per i consumi, l'inflazione da costi dei servizi e le tensioni geopolitiche potrebbero farla perdurare a lungo, determinando un aumento dei tassi ancora per qualche tempo, con gli strategist che ritengono che ci vorrà fino al 2025 per raggiungere gli obiettivi.