L'analisi

Neuberger Berman: la storia del Ponte di Brooklyn come esempio di innovazione

Neuberger Berman, nelle Prospettive del CIO di Erik Knutzen, ripercorre un caso di grande avanzamento tecnologico che ricorda come le sfide dell’innovazione ripagano col successo se affrontate correttamente

di Stefano Caratelli 27 Luglio 2023 10:48

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L’innovazione porta opportunità e cambiamenti, e la storia insegna l’importanza di accoglierla considerandone tutte le implicazioni, positive e negative, perché i vantaggi sono per molti versi bilanciati dagli svantaggi della civiltà moderna. La storia del ponte di Brooklyn ricorda che in passato molte sfide simili, ed anche più spinose di quelle attuali, sono state affrontate con successo. Insegna inoltre come le nuove tecnologie e gli investimenti nelle infrastrutture, se adeguatamente sfruttati, possano offrire alla società una strada verso un futuro migliore. In un mondo minacciato dalla frammentazione, sia in singoli Paesi che tra Paesi, lo storico ponte di New York è un simbolo delle interessanti opportunità e dei rischi che caratterizzano l’attuale periodo storico.

LETTURA PER L’ESTATE MOLTO ATTUALE


Neuberger Berman nelle Prospettive settimanali del CIO dal titolo “Il ponte verso un futuro migliore” firmate da Erik Knutzen, Chief Investment Officer—Multi-Asset Class, suggerisce come lettura estiva l’epopea ‘The Great Bridge’ di David McCullough pubblicata nel 1972, che può aiutare a riflettere sugli importanti cambiamenti in corso derivanti dalla quarta rivoluzione industriale, e celebra il progresso come antidoto alla paura e al disfattismo. Nonostante gli enormi costi, la corruzione degli anni Settanta dell’Ottocento ed i tumulti, l’ingegneria rimaneva fondamentale e lo si può apprezzare dal fatto che tutto fu costruito con più solidità di quanto fosse necessario. Knutzen sottolinea che potrebbe essere una lezione da imparare e tenere a mente, mentre le tecnologie evolvono in fretta e sfidano il contesto sociale.

UN IBRIDO INNOVATIVO


Il ponte di Brooklyn è stato una meraviglia tecnologica, come gli odierni software di Intelligenza Artificiale, il sequenziamento genetico e le innovazioni nell’elettrificazione. Le due grandi torri furono radicate alla roccia dell’East River, poggiando su enormi cassoni di legno, che riempiti di aria compressa, affondavano gradualmente man mano che gli operai scavavano i sedimenti e i massi dal letto del fiume. Le torri reggevano un ponte innovativo e ibrido tra una struttura a soli cavi ed una sospesa, sfruttando la forza di cavi di acciaio verticali e diagonali, sostenevano una campata che per due decenni è stata la più lunga al mondo. L’ingegnere capo, Washington Roebling, lo aveva progettato per essere otto volte più resistente del necessario, e fu questa ridondanza a impedire che le enormi campate laterali oscillassero pericolosamente in caso di forte vento.

LE MIGLIORI GUIDE IN TERMINI DI SICUREZZA E RISCHIO


I newyorkesi furono maggiormente rassicurati quando sul nuovo ponte vennero fatti sfilare alcuni elefanti, nonostante il peso fosse molto inferiore a quello dei treni che presto lo avrebbero traversato. Dalla storia l’esperto di Neuberger Berman trae alcune lezioni, convinto che un’analisi ponderata e un’ingegneria accurata siano le migliori guide in termini di sicurezza e rischio, ma osserva che è facile farsi distrarre da acrobazie e affermazioni accattivanti. Oggi, decarbonizzazione e elettrificazione richiedono il passaggio ad un’energia rinnovabile più intermittente e ad una nuova infrastruttura di trasmissione, che deve essere gestito con attenzione e non in maniera affrettata.

SIMBOLO DEL PROGRESSSO A MONUMENTO AI CAMBIAMENTI


Oltre ad essere un simbolo del progresso, il ponte di Brooklyn è anche un monumento ai cambiamenti sociali ed economici della seconda rivoluzione industriale, che vide l’avvento di linee di produzione, sistemi fognari e idrici, distribuzione di gas ed elettricità, trasporti di massa, telegrafo, telefono e un’ondata di globalizzazione e migrazione da un continente all’altro e dalle zone rurali alla grande città. Il rendimento del capitale salì alle stelle, e la concorrenza nel mondo del lavoro si fece feroce. Le classi lavoratrici emergenti cercavano di capire quale fosse il loro posto nel nuovo mutevole ordine, in cui le condizioni di lavoro erano un punto critico, la migrazione e la globalizzazione un altro, e per gli standard odierni le rivolte dell’epoca potevano essere davvero cruente.

ANCHE UN CATALIZZATORE DI MIGRAZIONI


Il Ponte di Brooklyn è stato sia un prodotto che un catalizzatore per l’immigrazione. Il primo a immaginarlo arrivò negli Stati Uniti per sfuggire dalla Prussia post-napoleonica e per approfittare delle grandi opportunità nell’ingegneria civile. A livello locale, favorì notevolmente il flusso di manodopera tra Brooklyn e Manhattan, trasformandole in un’unica New York. Non solo portò la forza lavoro delle due città in diretta concorrenza, ma cancellò l’importante industria dei traghetti. Knutzen fa un’analogia con i nostri tempi, in cui i lavoratori che si sentono vittime della recente ondata di globalizzazione e leggono con preoccupazione del potenziale dell’IA possono immedesimarsi in queste dinamiche.

RIFLESSIONE SULLE CONTROVERSIE DI OGGI


Il ponte fu un’opera costosa, l’equivalente di circa mezzo miliardo di dollari oggi, con il debito saldato solo nel 1956, ma un secolo e mezzo dopo i sei ponti e i quattro tunnel che oggi attraversano l’East River rendono il dibattito dell’epoca irrilevante, facendo riflettere anche sulle controversie attuali, sull’ IA e sulla transizione energetica. Molti dilemmi odierni sono simili e ruotano attorno agli interrogativi su come conciliare il progresso tecnologico e la crescita della produttività con la giustizia economica e sociale e sulla capacità di gestire le trasformazioni tecnologiche, il fabbisogno di risorse e lo sviluppo delle infrastrutture necessarie per i prossimi anni, gestendo anche gli sprechi, l’indebitamento ed i conflitti.

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