Recruitment

Quali sono le professioni più richieste per gli italiani all’estero

Tra le figure professionali con maggiore possibilità di trovare un impiego stabile lontano dall’Italia ci sono profili qualificati come medici, ingegneri e specialisti IT

di Fabrizio Arnhold 2 Agosto 2023 09:00

financialounge -  economia estero lavoro Mood professioni
Cambio vita e vado a lavorare all’estero. Per molti non è solo una scelta ma diventa una vera a propria necessità perché lontano dall’Italia alcuni lavori non solo sono più richiesti ma anche meglio retribuiti. Lasciare l’Italia per vivere e, quindi, lavorare all’estero è una tendenza che riguarda soprattutto i neo laureati o chi ha iniziato a lavorare da poco. La fuga di cervelli riguarda tra il 5% e l’8% dei laureati italiani, secondo le recenti stime del Ministero dell’Università e dell’Istat.

LA FUGA DI CERVELLI


Se prendiamo come riferimento il post Covid, il saldo di chi parte e chi resta è negativo con -79mila persone tra i 25 e i 34 anni laureati. Le difficoltà in Italia aumentano dal momento che le risorse sono già scarse. A tal proposito, basti pensare che i laureati nostrani sono il 28% contro una media Ocse del 40%. Al Nord la fuga di cervelli all’estero è compensata dall’arrivo di lavoratori dal Sud. Le regioni meridionali, invece, si svuotano. Dal 1995 ad oggi mancano all’appello oltre 1,6 milioni di giovani, soprattutto a Napoli e Palermo.

RICHIESTI MEDICI, INGEGNERI E SPECIALISTI IT


Quali sono le professioni più richieste per gli italiani che vanno a lavorare all’estero? Non manca la richiesta di profili istruiti e qualificati, come medici, ingegneri e specialisti IT, con le professioni digital che stanno aumentano di importanza anche in Italia, orami da qualche anno. La questione è anche economica. E sì perché chi fa le valigie e si trasferisce a lavorare oltreconfine, lo fa anche per guadagnare più soldi.

ALL’ESTERO SI GUADAGNA DI PIÙ


Un neolaureato di secondo livello che nel 2022 ha iniziato a lavorare da un anno, in media, guadagna 1.366 euro in Italia, secondo i dati della XXV Indagine AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati di 78 atenei che prende in esame 670mila persone in possesso di un titolo d’istruzione superiore e analizza i risultati raggiunti sul mercato del lavoro dopo uno, tre e cinque anni. Chi lavora da cinque anni porta a casa in Italia 1.697 euro (sempre laureati di secondo livello). Chi si laurea in Italia ma poi va a lavorare all'estero, sempre secondo l'ultima indagine AlmaLaurea, guadagna di più: il vantaggio retributivo arriva a 600 euro al mese, rispetto a chi lavora nel Mezzogiorno. Questa tendenza avrà degli effetti anche a livello economico perché la fuga dei cervelli ci costa ogni anno l’1% del Pil. Il discorso è semplice: se un giovane si forma in Italia e poi se ne va a lavorare, quindi a produrre all’estero, non contribuisce alla creazione di ricchezza nel nostro Paese.

DISOCCUPAZIONE IN CALO IN ITALIA


In alcuni casi è anche più facile trovare lavoro all’estero rispetto all’Italia. Anche se il dato aggiornato a inizio agosto, riferito a giugno 2023, sulla disoccupazione è positivo perché evidenzia un calo rispetto al mese precedente. Secondo i dati Istat, l’occupazione cresce (+0,3% pari a +82mila unità) per uomini e donne, per tutte le età, tra i dipendenti, calando solo tra gli autonomi. Il tasso di occupazione sale al 61,5% (+0,2 punti). A giugno 2023, il numero di occupati supera quello di un anno prima, dell’1,7% (+385mila unità).

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