Mercati e investimenti
MFS Investment Management: perché il portafoglio 60/40 è un’opzione valida
Secondo Michael W. Roberge presidente e CEO, il contesto economico e finanziario attuale, caratterizzato da volatilità e dispersione, offre opportunità per i gestori attivi, anche nel segmento obbligazionario
di Antonio Cardarelli 3 Agosto 2023 11:43
Il nuovo scenario dei mercati, profondamente diverso da quello dell’ultimo decennio e caratterizzato da un ritorno di alcune tipologie di obbligazioni, può essere adatto a un portafoglio d’investimento composto al 60% da azioni e al 40% da bond. Michael W. Roberge, presidente e CEO di MFS Investment Management, arriva a questa conclusione dopo aver analizzato le caratteristiche di questa nuova fase economica.
Roberge parte dalla domanda che tutti, in questa fase, si stanno ponendo: l’atterraggio dell’economia sarà duro o morbido? Con l’inflazione in fase di rallentamento, nei restanti mesi del 2023 l’attenzione sarà concentrata sull’entità del rallentamento della crescita e sulle possibili sembianze del ciclo economico successivo. L’esperto nota che la curva dei rendimenti dei Treasury Usa è “fortemente invertita” e storicamente ciò segnala una recessione in arrivo. Tuttavia, i mercati ora si aspettano una svolta accomodante della Fed, ma secondo Roberge “i tassi ufficiali potrebbero restare alti più a lungo”.
“Nonostante i molti segnali di recessione, gli asset rischiosi sembrano pensarla diversamente”, commenta Roberge, che si sofferma sull’andamento degli utili. “Pur essendo in calo del 2-5%, non sono compatibili con una tipica recessione, che vorrebbe un calo di almeno il 10-30%. In un ciclo tradizionale, di solito i mercati azionari non toccano il fondo fino a quando non lo toccano gli utili societari. Le aziende stanno suggerendo di essere in grado di proteggere i margini nonostante il probabile rallentamento dell'economia”, spiega l’esperto. Da qui la considerazione che “questo ciclo sarà diverso da quello che lo ha preceduto e creerà un contesto in cui la gestione attiva farà la differenza” mentre le aziende “forti degli insegnamenti tratti dalla pandemia” stanno rimpatriando le catene di fornitura, creando così costi aggiuntivi. Roberge nota che in molte aziende l’intensità di capitale è già aumentata per via degli investimenti in impianti, attrezzature e per ridurre l’intensità di carbonio e tutto questo potrà creare un potenziale di crescita nel tempo.
Michael W. Roberge presidente e CEO di MFS Investment Management
Individuare le aziende con un solido posizionamento competitivo, pricing power e cash flow in grado di fornire una parziale protezione degli utili sarà compito della gestione attiva. Ma sarà soprattutto il contesto attuale, in cui le banche centrali non potranno più fornire liquidità infinita, a creare opportunità per i gestori attivi. Negli ultimi anni molti si sono chiesti se avesse ancora senso investire in un tipico portafoglio 60/40 di azioni e obbligazioni. Secondo il CEO di MFS IM la risposta è sì, perché la liquidità ha un rendimento e i mercati obbligazionari offrono performance interessanti, anche al netto dell'inflazione. “Oggi ritengo che abbia senso investire nelle obbligazioni societarie investment grade, che offrono un rendimento interessante con uno spread ragionevole per il rischio di credito, e dunque una performance potenzialmente discreta lungo l'intero ciclo. Sebbene le azioni e alcuni dei segmenti obbligazionari più rischiosi possano andare incontro a qualche difficoltà, un solido tasso privo di rischio (tasso dei Treasury), sommato a un premio al rischio azionario del 3-4%, rappresenta un buon rendimento lungo un intero ciclo”, conclude Michael W. Roberge.
ATTENZIONE CONCENTRATA SUL RALLENTAMENTO
Roberge parte dalla domanda che tutti, in questa fase, si stanno ponendo: l’atterraggio dell’economia sarà duro o morbido? Con l’inflazione in fase di rallentamento, nei restanti mesi del 2023 l’attenzione sarà concentrata sull’entità del rallentamento della crescita e sulle possibili sembianze del ciclo economico successivo. L’esperto nota che la curva dei rendimenti dei Treasury Usa è “fortemente invertita” e storicamente ciò segnala una recessione in arrivo. Tuttavia, i mercati ora si aspettano una svolta accomodante della Fed, ma secondo Roberge “i tassi ufficiali potrebbero restare alti più a lungo”.
UTILI IN CALO, MA NON TROPPO
“Nonostante i molti segnali di recessione, gli asset rischiosi sembrano pensarla diversamente”, commenta Roberge, che si sofferma sull’andamento degli utili. “Pur essendo in calo del 2-5%, non sono compatibili con una tipica recessione, che vorrebbe un calo di almeno il 10-30%. In un ciclo tradizionale, di solito i mercati azionari non toccano il fondo fino a quando non lo toccano gli utili societari. Le aziende stanno suggerendo di essere in grado di proteggere i margini nonostante il probabile rallentamento dell'economia”, spiega l’esperto. Da qui la considerazione che “questo ciclo sarà diverso da quello che lo ha preceduto e creerà un contesto in cui la gestione attiva farà la differenza” mentre le aziende “forti degli insegnamenti tratti dalla pandemia” stanno rimpatriando le catene di fornitura, creando così costi aggiuntivi. Roberge nota che in molte aziende l’intensità di capitale è già aumentata per via degli investimenti in impianti, attrezzature e per ridurre l’intensità di carbonio e tutto questo potrà creare un potenziale di crescita nel tempo.
Michael W. Roberge presidente e CEO di MFS Investment Management
IL RITORNO DEL PORTAFOGLIO 60/40
Individuare le aziende con un solido posizionamento competitivo, pricing power e cash flow in grado di fornire una parziale protezione degli utili sarà compito della gestione attiva. Ma sarà soprattutto il contesto attuale, in cui le banche centrali non potranno più fornire liquidità infinita, a creare opportunità per i gestori attivi. Negli ultimi anni molti si sono chiesti se avesse ancora senso investire in un tipico portafoglio 60/40 di azioni e obbligazioni. Secondo il CEO di MFS IM la risposta è sì, perché la liquidità ha un rendimento e i mercati obbligazionari offrono performance interessanti, anche al netto dell'inflazione. “Oggi ritengo che abbia senso investire nelle obbligazioni societarie investment grade, che offrono un rendimento interessante con uno spread ragionevole per il rischio di credito, e dunque una performance potenzialmente discreta lungo l'intero ciclo. Sebbene le azioni e alcuni dei segmenti obbligazionari più rischiosi possano andare incontro a qualche difficoltà, un solido tasso privo di rischio (tasso dei Treasury), sommato a un premio al rischio azionario del 3-4%, rappresenta un buon rendimento lungo un intero ciclo”, conclude Michael W. Roberge.
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