L'analisi

PIMCO: ecco le implicazioni globali della deflazione in Cina

Una deflazione persistente in Cina si potrebbe riversare sui mercati sviluppati, una eventualità che i banchieri centrali dei mercati sviluppati probabilmente accoglierebbero con favore

di Leo Campagna 18 Agosto 2023 15:08

financialounge -  cina mercati PIMCO Tiffany Wilding
Per la prima volta in due anni, la Cina a luglio è entrata in deflazione con un calo dello 0,3% su base annua del CPI headline. I policymaker di Pechino sono pertanto chiamati i ad affrontare una sfida diversa rispetto alle banche centrali di Stati Uniti, Europa, Canada e Regno Unito che hanno continuato ad aumentare i tassi quest'estate nella loro continua lotta contro l'inflazione.

LE CAUSE DELLE PRESSIONI DEFLAZIONISTICHE


La domanda interna cinese vacilla mentre la domanda globale di prodotti cinesi diminuisce, e questo determina una capacità inutilizzata dei prodotti di Pechino mentre i produttori si affannano a smaltire le elevate scorte. “Le pressioni disinflazionistiche sono derivate principalmente dalla riduzione della leva finanziaria nei settori immobiliare e dei finanziamenti alle amministrazioni locali, che hanno inciso significativamente sugli investimenti interni e hanno portato a un ampio eccesso di capacità produttiva” fanno sapere Tiffany Wilding, North American Economist e Carol Liao, China Economist di PIMCO.

IL CALO DELLE ESPORTAZIONI


Anche il calo dell'esportazione ha contribuito a questa dinamica dal momento che la domanda globale si è normalizzata verso i servizi e ha tagliato le richieste dei beni prodotti in Cina a causa della pandemia. “Non pensiamo tuttavia che le pressioni deflazionistiche riguardino solo Pechino. E’ vero che le perturbazioni e i cambiamenti nelle economie post-pandemia hanno messo in dubbio la leadership dell'economia cinese nel commercio globale e nei cicli industriali, ma non si può affatto escludere un'intensificazione delle ricadute sui mercati sviluppati” riferiscono Wilding e Liao.

RIPERCUSSIONI SUI MERCATI GLOBALI


Secondo le quali è probabile che la debolezza economica cinese e il calo dei prezzi (soprattutto di quelli alla produzione cinesi) si ripercuotano sui mercati globali. In primo luogo, i prodotti cinesi dominano ancora i mercati dei beni di consumo, in particolare negli Stati Uniti dove i prezzi al consumo dei beni di base sembrano seguire il tipico ritardo rispetto ai recenti cali dell'indice dei prezzi di produzione (Producer Price Index, PPI) dei beni di consumo cinesi corretto per il tasso di cambio.

GLI IMPATTI SUI CONSUMATORI STATUNITENSI


“Questi cali hanno cominciato a ripercuotersi sui consumatori statunitensi, con  i prezzi al dettaglio dei beni di consumo USA che nel mese di luglio sono diminuiti su base trimestrale annualizzata per la prima volta dai primi giorni della pandemia. Dal momento che le tendenze inflazionistiche degli Stati Uniti hanno guidato gli altri mercati sviluppati dopo la pandemia, è probabile che la moderazione del carovita negli USA possa rallentare i prezzi consumo di altri mercati sviluppati” riferiscono Wilding e Liao.

INCENTIVI ALLE ESPORTAZIONI


In secondo luogo, se i rischi di ribasso della Cina dovessero materializzarsi, Pechino potrebbe incentivare le esportazioni, spingendo i beni di consumo a basso costo nel mercato globale. “Lo si è già visto in Germania, dove le esportazioni cinesi di veicoli elettrici a basso costo hanno recentemente registrato un'impennata, mentre i tagli ai prezzi interni potrebbero ripercuotersi su altri Paesi” specificano le due economiste di PIMCO.

CALO DEI PREZZI DELLE MATERIE PRIME


In terzo luogo il calo dei prezzi delle materie prime ha contribuito a far scendere l'inflazione globale headline dal picco dell'8,2% di un anno fa al 4,4% di luglio. La domanda di materie prime (o la sua mancanza) in Cina rimane un fattore importante per i prezzi globali delle commodities. E’ possibile che la domanda di materie prime globali possa continuare a soffrire per i bassi investimenti interni cinesi, l'ampio eccesso di capacità produttiva, e la debolezza delle vendite di nuove case e terreni.

UNA BUONA NOTIZIA PER LE BANCHE CENTRALI DEI PAESI SVILUPPATI


“Per tutte queste considerazioni, una deflazione persistente in Cina si riverserebbe probabilmente sui mercati sviluppati, poiché uno yuan più debole e un elevato rapporto scorte/vendite abbasserebbero il costo dei beni cinesi all'estero – una eventualità che le banche centrali dei mercati sviluppati probabilmente accoglierebbero con favore” concludono le due economiste di PIMCO.

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