L'analisi

Columbia Threadneedle Investments: il trasporto marittimo verso le emissioni zero entro il 2050

L’organizzazione marittima internazionale ha siglato un accordo che prevede importanti conseguenze per gli investitori del trasporto marittimo che dovranno attenersi a regole stringenti per perseguire l’obiettivo della transizione energetica

di Anna Patti 23 Agosto 2023 16:59

financialounge -  Columbia Threadneedle Investments Emissioni zero Joe Horrocks-Taylor Trasporto marittimo
A luglio l’organizzazione marittima internazionale si impegnata a ridurre le emissioni di gas serra a zero entro o intorno al 2050. È un passo molto importante per un industria fino a oggi ferma rispetto alla transizione climatica. Joe Horrocks-Taylor, Senior Associate, Investimento responsabile di Columbia Threadneedle Investments ritiene che la strategia 2023 dell’IMO avrà una serie di conseguenze sui fornitori e gli utenti del trasporto marittimo.

L’ACCORDO SIGLATO DALL’IMO


L’accordo siglato dall’organizzazione marittima internazionale stabilisce degli step di controllo intermedi per la decarbonizzazione e conferma lo sviluppo di nuovo standard per i carburanti e la creazione di un nuovo meccanismo di fissazione dei prezzi delle emissioni. I nuovi obiettivi però devono ancora allinearsi al raggiungimento del contenimento del riscaldamento globale entro 1,5 gradi. Le decisioni chiave sono infatti state rimandate alla prossima riunione.

IL TRASPORTO MARITTIMO


Il settore del trasporto marittimo è responsabile di quasi il 3% delle emissioni globali, pari circa all’impronta di carbonio della Germania. Negli ultimi quindici anni l’efficienza del trasporto marittimo internazionale è migliorata ma bisogna considerare che la flotta globale è cresciuta facendo così aumentare le emissioni globali del settore. Nel 2018 l'IMO ha stabilito l’obiettivo di riduzione dell’intensità di carbonio del trasporto marittimo al 40% entro il 2030 e di dimezzamento delle emissioni entro il 2050, rispetto al 2008. Obiettivi tuttavia gravemente disallineati e ben al di sotto dei 2°C di riscaldamento globale previsti dall'Accordo di Parigi, più strettamente allineati ai 3-4°C di riscaldamento globale.

GLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE


I 175 Stati membri dell’IMO hanno stabilito il raggiungimento delle emissioni zero entro o intorno al 2050. I Paesi hanno definito la riduzione delle emissioni del settore rispetto ai valori di riferimento del 2008 di "almeno il 20%, sforzandosi di raggiungere il 30%" entro il 2030 e di "almeno il 70%, sforzandosi di raggiungere l'80%" entro il 2040. I target impostati non sono allineati a 1,5°C, ma sono compatibili con l'ambizione dell'Accordo di Parigi di rimanere ben al di sotto dei 2°C. Questi obiettivi saranno rivisti nel 2028 quando, secondo gli addetti ai lavori, potrebbero essere allineati a 1,5°C. L’obiettivo non è vincolante giuridicamente, ma è stato approvato all’unanimità dai Pesi che provvederanno a stabilire misure vincolanti per dare concretezza agli impegni presi.

MISURE A MEDIO TERMINE


Il perseguimento degli impegni presi sarà guidato da un pacchetto di misure a medio termine. Queste comprenderanno uno standard che fissi dei limiti alla quantità di emissioni che i carburanti per la navigazione possono produrre che diminuisca progressivamente nel tempo e un prezzo del carbonio che aumenti il costo dei combustibili fossili, raccogliendo e distribuendo entrate per aiutare la transizione. I dettagli dovrebbero essere finalizzati nel 2024 ed entrare in vigore nel 2027. Tuttavia, gli Stati membri hanno concordato di fissare un obiettivo di almeno il 5%, puntando a far sì che entro il 2030 il 10% dell'energia utilizzata dal trasporto marittimo provenga da fonti energetiche a emissioni zero o quasi.

L’IMPATTO SUL SETTORE MARITTIMO


"Innanzitutto l’Imo ha cambiato il sistema di contabilizzazione delle emissioni di carbonio - spiega Joe Horrocks-Taylor - per cui sarà necessario tenere conto delle emissioni derivanti dall'estrazione e dalla produzione del combustibile, nonché delle emissioni derivanti dal processo di combustione all’interno del motore di una nave. Questa nuova misurazione riduce drasticamente la competitività in termini di emissioni di carbonio dei combustibili con grandi emissioni a monte, come il GNL e l'idrogeno blu. Inoltre l'obiettivo del 5-10% di carburanti verdi entro il 2030 darà un significativo impulso a biocarburanti, energia eolica, idrogeno e ammoniaca. I biocarburanti saranno ulteriormente sostenuti dall'approvazione da parte dell'IMO di una guida provvisoria sull'uso degli stessi. Infine la strategia 2023 dell’IMO comporterà che le navi ordinate oggi e molte di quelle già costruite dovranno essere in grado di funzionare con combustibili a zero emissioni".

LE ATTESE DEGLI INVESTITORI


Le misure stabilite dovrebbero consentire un risparmio di carbonio del 25-30% su tutta la flotta mondiale. Gli investitori si aspettano che i fornitori di servizi di navigazione rendano noti gli obiettivi di intensità di carbonio e l'efficienza del carburante delle loro flotte rispetto al sistema di indicatori di intensità dell'IMO. Considerata la crescita dell'imperativo dei carburanti green, sarebbe auspicabile che i fornitori di servizi di navigazione sviluppino strategie di carburante a lungo termine e transitorie. Infine, poiché la tabella di marcia dell'IMO per l'istituzione di un prezzo del carbonio è stata fissata e il sistema di scambio delle emissioni (ETS) dell'UE coprirà il trasporto marittimo a partire dal gennaio 2024, l’esperto di Columbia ritiene che i fornitori di servizi di trasporto marittimo debbano inserire le proiezioni dei prezzi del carbonio negli stress test finanziari.

L’IMPORTANZA DELL’ACCORDO


L’accordo dell’IMO è un’ottima notizia per il settore del trasporto marittimo. In questo ambito c’è ancora molto da fare perché la transizione climatica sia resa adeguata. Columbia Threadneedle Investments continuerà a lavorare a stretto contatto con le società partecipate che forniscono o utilizzano servizi di trasporto marittimo al fine di rafforzare le loro strategie climatiche e gestire la loro esposizione ai rischi del climate change.

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