L'analisi

PGIM Fixed Income: Italia, dal possibile declino al potenziale boom economico

Nonostante il calo demografico, l’Italia ha l’opportunità di aumentare la propria forza lavoro, grazie anche all’incremento della partecipazione femminile, e di migliorare la produttività

di Leo Campagna 28 Agosto 2023 12:47

financialounge -  demografia economia Katharine Neiss PGIM Fixed Income
Grazie al progresso umano, le persone vivono più a lungo, in modo più sano e possono scegliere le dimensioni della famiglia, in particolare il numero di figli. Questo cambiamento demografico, che combina l'invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite, sembra disegnare una sorta di scenario disastroso in termini di crescita economica.

METTERE IN PROSPETTIVA IL CAMBIAMENTO DEMOGRAFICO


“Sono dinamiche strutturali che implicano sfide politiche che richiedono compromessi politicamente e socialmente impegnativi. L’importante è mettere in prospettiva il cambiamento demografico e analizzare se sia davvero così grave e, se lo è, cosa si può fare” fa sapere Katharine Neiss, Chief European economist di PGIM Fixed Income, che ha analizzato l’Italia, ritenuta un interessante caso di studio dal momento che è un Paese che sta invecchiando a un ritmo più veloce rispetto ai partner europei.

POPOLAZIONE ITALIANA SOTTO I 60 MILIONI


Secondo l'Istat la popolazione italiana, che è scesa sotto i 60 milioni, dovrebbe ridursi di un ulteriore 20% entro il 2070. Si tratta di proiezioni molto sensibili all'impatto cumulativo delle ipotesi sottostanti e che andranno verificate nei prossimi anni. Tuttavia, dal punto di vista della crescita economica, il fattore più importante è la dimensione della forza lavoro economicamente attiva e non tanto il numero dei cittadini.

TASSO DI PARTECIPAZIONE FEMMINILE AL LAVORO


In base alle proiezioni delle Nazioni Unite la popolazione italiana in età lavorativa si attesterà in un decennio intorno al livello dei primi anni '80, periodo storico in cui l'Italia era al primo posto in Europa per crescita. Ma c’è di più. Il nostro Paese ha un tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro pari al 61%, il più basso dell'Unione Europea.

DA 300 MILA FINO A 2 MILIONI DI IMPIEGHI IN PIÙ


“Se entro il 2030 questa percentuale raggiungesse la media dell'Unione europea (74%), il numero di lavoratrici aumenterebbe di circa 300.000 unità. Se invece, nello stesso periodo, venisse eguagliata la percentuale della Svezia (85%, la più alta dell'Ue), il numero salirebbe a 2 milioni. L'aumento della partecipazione modificherebbe completamente la traiettoria della forza lavoro italiana, che passerebbe da una fase di contrazione a una di crescita nel prossimo decennio” sottolinea Neiss.



MARGINI DI MIGLIORAMENTO NELLA PRODUTTIVITÀ


Secondo la Chief European economist di PGIM Fixed Income un’altra area in cui l’Italia ha margini di miglioramento è la produttività del lavoro visto che nell’ultimo decennio figura al terz’ultimo posto nell'Ue. “Secondo i dati Istat, il livello di istruzione femminile italiano è più alto di quello degli uomini e inoltre sta aumentando più rapidamente. I vantaggi di un incremento della partecipazione femminile andrebbero quindi oltre il semplice aumento degli effettivi e migliorerebbero ulteriormente la produttività” spiega Neiss.

OLTRE UN PUNTO PERCENTUALE DI PIL IN PIÙ ALL’ANNO


Secondo la quale, una leva cruciale sarebbe quella di elaborare politiche volte ad aumentare il livello di istruzione per tutti, anche in considerazione del fatto, come rivela la Commissione europea, che il tasso di istruzione terziaria dell'Italia è uno dei più bassi dell'Ue. “La combinazione di un aumento della partecipazione al lavoro e della produttività ai livelli dell'Ue entro il 2030 potrebbe contribuire alla crescita del prodotto interno lordo italiano per oltre un punto percentuale in ogni anno” tiene a puntualizzare la Chief European economist di PGIM Fixed Income.

AUMENTO DEL GETTITO FISCALE E RIDUZIONE DEL DEBITO PUBBLICO


Oltre a contrastare efficacemente gli impatti del calo demografico, una maggiore partecipazione aumenterebbe il gettito fiscale e contribuirebbe a ridurre il debito pubblico, propiziando le condizioni per maggiori investimenti produttivi e accompagnando al meglio l'invecchiamento della popolazione. “La vera sfida al cambiamento demografico è la risposta politica ad esso. L’Italia nell’ultimo decennio ha registrato una crescita media annua del PIL reale vicina allo 0%.Per la crescita italiana i numeri prospettati con queste iniziative appena approfondite rappresenterebbero non certo una rovina demografica” conclude Neiss .

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