La corsa dei prezzi

Perché Vontobel teme che il rialzo del petrolio possa compromettere il calo dell'inflazione

L’aumento dei prezzi delle materie prime potrebbe far deragliare il piano delle banche centrali di concludere il loro ciclo di rialzo dei tassi con ripercussioni sia sul mercato azionario che obbligazionario

di Leo Campagna 29 Agosto 2023 19:35

financialounge -  Gianluca Ungari inflazione mercati petrolio Vontobel
Nelle ultime settimane, i principali mercati azionari hanno dovuto cedere una piccola parte dei cospicui guadagni di quest'anno mentre i prezzi delle materie prime sono saliti, in particolare quelli del petrolio Brent in rialzo del 16% dai minimi di giugno. Una dinamica che ha rivelato un disagio di fondo del mercato sulla traiettoria dell'inflazione, dell'economia e di conseguenza della politica monetaria.

IL PIANO DELLE BANCHE CENTRALI PUÒ DERAGLIARE


“In primo luogo l'aumento dei prezzi delle materie prime non provoca disagi solo ai consumatori finali ma spinge l'inflazione e questo potrebbe far deragliare il piano delle banche centrali di concludere il loro ciclo di rialzo dei tassi, lentamente ma inesorabilmente” fa sapere Gianluca Ungari, Head of Portfolio Management di Vontobel. La sola prospettiva di un nuovo e vigoroso aumento dei tassi di interesse rende inquieti i mercati che hanno previsto un cambio di rotta della banca centrale a partire già nel secondo trimestre del prossimo anno.

GLI EFFETTI DEI PRECEDENTI E INCALZANTI RIALZI DEI TASSI


Inoltre, aggiunge Ungari, gli effetti dei precedenti e incalzanti rialzi dei tassi si stanno ancora accumulando e tendono a propagarsi lentamente nel sistema e non si può pertanto affatto escludere una recessione entro la primavera/estate del 2024. “Da non trascurare poi il fatto che siamo già nel bel mezzo di una recessione del settore manifatturiero, mentre i servizi tengono solo grazie alla domanda dei consumatori che è stata alimentata dalla politica fiscale con liquidità extra e con risparmi extra accumulati durante la pandemia. Non a caso i recenti dati sull'inflazione di fondo, rivelano un CPI dei servizi sempre persistente, che dal picco del 4,2% di febbraio è sceso soltanto al 3,5% a luglio” riferisce l’Head of Portfolio Management di Vontobel.

DISACCORDO TRA IL MERCATO AZIONARIO E QUELLO OBBLIGAZIONARIO


Il tutto mentre si allarga il netto disaccordo emerso negli ultimi mesi tra i mercati obbligazionari e quelli azionari. Questi ultimi, hanno quasi trascurato l'elevata volatilità presente nei mercati obbligazionari, che rifletteva le pressioni inflazionistiche costantemente elevate e le incerte traiettorie dei tassi d'interesse, solo grazie a una ristretta rosa di titoli tecnologici”. Più di recente, l'aumento delle aspettative di inflazione a lungo termine ha spinto al rialzo le estremità più lunghe delle curve, mentre le estremità corte sono rimaste incollate a livelli elevati. Ad esempio, il premio per l'inflazione ha fatto salire il rendimento del Treasury USA a 10 anni dal 3,75 al 4,27% nel giro di poche settimane tra luglio e metà agosto” spiega Ungari.

ESPOSIZIONI AZIONARIE E STRATEGIE DI PROTEZIONE DAI RIBASSI


In attesa di dati macro più chiari, è necessario partecipare alle performance azionarie per raccogliere alcuni benefici e ammortizzare gli shock futuri, ma affiancando strategie di protezione dai ribassi, poiché i mercati rimangono molto sensibili a qualsiasi segnale di ripresa dell'inflazione. “I flussi cedolari delle obbligazioni possono offrire rendimenti interessanti ma per ricavare anche guadagni in conto capitale è indispensabile che le pressioni inflazionistiche siano dissolte e che le banche centrali siano davvero inclini a cambiare politica monetaria” conclude l’Head of Portfolio Management di Vontobel.

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