Cifre fuori controllo
Ecco tutti i numeri della voragine che il Superbonus crea nei conti italiani
Dai 35 miliardi iniziali si è arrivati a oltre cento miliardi: il costo del Superbonus continua a lievitare e pesa sul debito pubblico proprio mentre i costi di finanziamento sono elevati
di Controredazione 4 Settembre 2023 11:33
Dopo la pausa estiva il governo è tornato a lavorare in vista dell’approvazione della legge di Bilancio. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già fatto sapere di non sentirsi molto bene perché soffre di mal di pancia. La diagnosi l’ha fatta lui stesso: colpa del Superbonus. Ma la degenza sembra essere lunga e complicata, perché mancano all’appello 80 miliardi ancora da pagare da qui al 2026. “Tutti hanno mangiato la cena e si sono alzati, ora a noi tocca pagare il conto”. La frase è sempre del ministro Giorgetti, che ha bollato chiaramente il Superbonus edilizio 110% come una misura che ingessa i conti pubblici e toglie la possibilità di fare altri investimenti. Ovviamente la misura è stata difesa a spada tratta da Giuseppe Conte, il premier che nel 2020 ha voluto con forza il Superbonus. Ma noi non siamo qui per fare valutazioni politiche: preferiamo far parlare i numeri.
Secondo gli ultimi dati Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), al 31 luglio 2023 per il Superbonus erano stati aperti 422mila cantieri per un costo, a carico dello Stato, di 74,5 miliardi di euro. Cifre che corrispondono a quelle diffuse dal governo, che parla di 80 miliardi ancora da pagare (il famoso “conto per la cena”) oltre ai 20 miliardi già spesi. Cifre che andranno a pesare sul già elevatissimo debito pubblico italiano, proprio nel momento in cui i costi di finanziamento del debito stesso sono ai massimi da anni.
Una cifra monstre, se si pensa che l’ultima legge di Bilancio valeva circa 35 miliardi. Ma soprattutto una somma che continua a lievitare rispetto alle stime iniziali. Nel 2020, infatti, il governo pensava di spendere circa 35 miliardi di euro per il provvedimento: oggi siamo ben oltre il doppio e ci avviamo a passo sostenuto verso il triplo. Cento miliardi: per restare in tema economico, parliamo di sette volte il valore del crack Parmalat, o di quasi dieci volte l’ipotetico costo del ponte sullo Stretto. E, come detto, le stime continuano ad aumentare, anche se si guarda al bonus facciate, “lievitato” dai 5,9 miliardi iniziali agli attuali 26. Spulciando i dati del Superbonus si scopre anche che nel calderone sono finite anche le ristrutturazioni di sei castelli. Insomma, una legge ecumenica che non ha escluso nessuno.
La sensazione piuttosto netta è che la cosa sia sfuggita di mano. Lo dimostrano i prezzi gonfiati delle materie prime edilizie, che tutti gli addetti ai lavori hanno attribuito proprio alla generosità (presunta, perché poi i conti pesano sul deficit e sulla capacità di spesa pubblica) del Superbonus 110. Senza dimenticare le truffe, scoperte a decine in tutta Italia, che hanno portato ad “attenzionare” 12 miliardi di euro. Per i conti pubblici, non è un segreto, il Superbonus si è rivelato un disastro, al punto da indurre il governo Meloni a correre ai ripari con una riforma drastica. Il tutto a fronte di un modesto contributo al Pil: +0,5% nel 2021, +0,9% nel 2022 secondo l’Osservatorio Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica. Insomma, ben lontano dalla ripartenza economica paventata dai sostenitori del Superbonus.
74,5 MILIARDI DI EURO ANCORA DA PAGARE
Secondo gli ultimi dati Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), al 31 luglio 2023 per il Superbonus erano stati aperti 422mila cantieri per un costo, a carico dello Stato, di 74,5 miliardi di euro. Cifre che corrispondono a quelle diffuse dal governo, che parla di 80 miliardi ancora da pagare (il famoso “conto per la cena”) oltre ai 20 miliardi già spesi. Cifre che andranno a pesare sul già elevatissimo debito pubblico italiano, proprio nel momento in cui i costi di finanziamento del debito stesso sono ai massimi da anni.
CASTELLI RISTRUTTURATI COL SUPERBONUS
Una cifra monstre, se si pensa che l’ultima legge di Bilancio valeva circa 35 miliardi. Ma soprattutto una somma che continua a lievitare rispetto alle stime iniziali. Nel 2020, infatti, il governo pensava di spendere circa 35 miliardi di euro per il provvedimento: oggi siamo ben oltre il doppio e ci avviamo a passo sostenuto verso il triplo. Cento miliardi: per restare in tema economico, parliamo di sette volte il valore del crack Parmalat, o di quasi dieci volte l’ipotetico costo del ponte sullo Stretto. E, come detto, le stime continuano ad aumentare, anche se si guarda al bonus facciate, “lievitato” dai 5,9 miliardi iniziali agli attuali 26. Spulciando i dati del Superbonus si scopre anche che nel calderone sono finite anche le ristrutturazioni di sei castelli. Insomma, una legge ecumenica che non ha escluso nessuno.
MODESTI BENEFICI PER IL PIL
La sensazione piuttosto netta è che la cosa sia sfuggita di mano. Lo dimostrano i prezzi gonfiati delle materie prime edilizie, che tutti gli addetti ai lavori hanno attribuito proprio alla generosità (presunta, perché poi i conti pesano sul deficit e sulla capacità di spesa pubblica) del Superbonus 110. Senza dimenticare le truffe, scoperte a decine in tutta Italia, che hanno portato ad “attenzionare” 12 miliardi di euro. Per i conti pubblici, non è un segreto, il Superbonus si è rivelato un disastro, al punto da indurre il governo Meloni a correre ai ripari con una riforma drastica. Il tutto a fronte di un modesto contributo al Pil: +0,5% nel 2021, +0,9% nel 2022 secondo l’Osservatorio Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica. Insomma, ben lontano dalla ripartenza economica paventata dai sostenitori del Superbonus.
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