Tecnologia e investimenti
Tokenizzazione degli asset di investimento: la 'Guida per principianti' di Invesco
David Reed e Ashley Oerth spiegano come sfruttare la tecnologia che consente la rappresentazione e lo scambio digitale di asset attraverso la blockchain
di Stefano Caratelli 12 Settembre 2023 07:55
Negli ultimi anni gli asset digitali hanno fatto registrare una sorta di boom, con l’emergere dell’opportunità rappresentata dalla tokenizzazione degli asset. Nel mondo della finanza e degli investimenti esiste già un gran numero di utilizzi concreti, legati principalmente alla tecnologia su cui si basa, la blockchain, e alla sua capacità di rendere più accessibili il mercato e gli asset stessi. Perché sia possibile una sua diffusione su larga scala, tuttavia, occorrerà affrontare le problematiche legate a quadri normativi e standardizzazione in diversi settori e mercati.
Lo sottolinea Invesco nella sua ‘Guida per principanti’ proposta da David Reed, Director, SIP, e Ashley Oerth, Senior Investment Strategy Analyst della grande casa spiegando che la tokenizzazione degli asset è il processo che rappresenta asset fisici o strumenti finanziari tramite token digitali sfruttando la blockchain o la distributed ledger technology (DLT). È una tecnologia ancora nelle sue fasi iniziali, ma la sua adozione è in crescita e attira sempre maggior interesse. La pandemia ha agito da catalizzatore, anche perché con i lockdown un’ampia fetta della popolazione globale aveva più tempo da dedicare a ricerche ed esperimenti. Le criptovalute, inoltre, sono state considerate da alcuni una forma di copertura dall’inflazione.
La tokenizzazione può favorire l’inclusione finanziaria rendendo più semplice la partecipazione a mercati e sistemi finanziari, consentendo di detenere e scambiare asset precedentemente poco o per nulla accessibili per barriere geografiche, normative o finanziarie, ma la strada verso una diffusione su vasta scala sarà probabilmente lunga e irta di ostacoli da superare. I due esperti di Invesco spiegano che nel breve e medio periodo le opportunità della tokenizzazione degli asset verranno probabilmente dai benefici più immediati. I fondi tokenizzati, ad esempio, possono permettere una significativa diminuzione dei tempi di regolamento, riducendo il rischio di frodi tramite un registro immutabile dei proprietari e delle operazioni.
La tokenizzazione può poi determinare un incremento della liquidità grazie al frazionamento, mettendo potenzialmente in grado gli investitori retail di accedere ad asset class, come gli investimenti diretti in immobili, storicamente appannaggio dei grandi istituzionali. La tecnica può poi fornire accesso ad asset scambiati fuori delle sedi di negoziazione esistenti. Nel medio periodo Invesco segue con attenzione i progressi sul fronte delle “valute digitali delle banche centrali” come dollari ed euro digitali che possono fungere da “on-ramp” e “off-ramp” per i prodotti tokenizzati.
Restano da superare vari ostacoli, tra cui gli esperti di Invesco segnalano la scarsa chiarezza normativa, significativi ostacoli tecnici, legati ad esempio a scalabilità e interoperabilità tra piattaforme e operatori di mercato, e anche timori su sicurezza e custodia degli asset digitali, potenzialmente vulnerabili ad attacchi informatici e furti. La tokenizzazione potrebbe comunque avere conseguenze dirompenti per il panorama competitivo della gestione patrimoniale, consentendo a nuovi operatori di strappare quote di mercato a quelli più affermati e portare alla creazione di nuovi prodotti, rendendo più accessibili asset class tradizionalmente meno liquide come gli immobili.
Come si evolverà il mercato nei prossimi cinque anni dipende dalla chiarezza normativa, da una maggior standardizzazione di piattaforme, strutture giuridiche e prodotti, e dall’applicazione a un’ampia gamma di asset, tra cui opere d’arte, materie prime e beni coperti da diritti di proprietà intellettuale. La tokenizzazione comporta anche maggior ricorso alla blockchain, la tecnologia che la rende possibile e andrà verosimilmente verso a una maggior diffusione e integrazione nei sistemi finanziari tradizionali, determinando potenzialmente un incremento dell’efficienza e una riduzione del costo delle transazioni.
Infine, con l’espansione del mercato potremmo veder emergere nuovi operatori, come piattaforme specializzate, fornitori di servizi e marketplace. Ma, avvertono i due esperti di Invesco, le sfide rappresentate dagli ostacoli normativi, dalla scarsa standardizzazione e da offerte di prodotti frammentate e in gran parte scollegate hanno portato a una diffusione finora relativamente modesta tra gli investitori. Sembra esserci ampio consenso sul fatto che la tokenizzazione svolgerà un ruolo cruciale nell’evoluzione della gestione patrimoniale, ma le tempistiche sono tutt’altro che chiare. Un’adozione su vasta scala dipenderà in gran parte da fattori esterni, come evoluzione delle tecnologie e politiche monetarie, mentre a contribuire saranno anche, in ultima analisi, le caratteristiche demografiche della platea degli investitori e la loro propensione ad adottare questa tecnologia.
ANCORA ALLE FASI INIZIALI MA IN CRESCITA
Lo sottolinea Invesco nella sua ‘Guida per principanti’ proposta da David Reed, Director, SIP, e Ashley Oerth, Senior Investment Strategy Analyst della grande casa spiegando che la tokenizzazione degli asset è il processo che rappresenta asset fisici o strumenti finanziari tramite token digitali sfruttando la blockchain o la distributed ledger technology (DLT). È una tecnologia ancora nelle sue fasi iniziali, ma la sua adozione è in crescita e attira sempre maggior interesse. La pandemia ha agito da catalizzatore, anche perché con i lockdown un’ampia fetta della popolazione globale aveva più tempo da dedicare a ricerche ed esperimenti. Le criptovalute, inoltre, sono state considerate da alcuni una forma di copertura dall’inflazione.
UNA SPINTA ALL’INCLUSIONE FINANZIARIA
La tokenizzazione può favorire l’inclusione finanziaria rendendo più semplice la partecipazione a mercati e sistemi finanziari, consentendo di detenere e scambiare asset precedentemente poco o per nulla accessibili per barriere geografiche, normative o finanziarie, ma la strada verso una diffusione su vasta scala sarà probabilmente lunga e irta di ostacoli da superare. I due esperti di Invesco spiegano che nel breve e medio periodo le opportunità della tokenizzazione degli asset verranno probabilmente dai benefici più immediati. I fondi tokenizzati, ad esempio, possono permettere una significativa diminuzione dei tempi di regolamento, riducendo il rischio di frodi tramite un registro immutabile dei proprietari e delle operazioni.
PIÙ LIQUIDITÀ E MAGGIOR ACCESSO AGLI ASSET
La tokenizzazione può poi determinare un incremento della liquidità grazie al frazionamento, mettendo potenzialmente in grado gli investitori retail di accedere ad asset class, come gli investimenti diretti in immobili, storicamente appannaggio dei grandi istituzionali. La tecnica può poi fornire accesso ad asset scambiati fuori delle sedi di negoziazione esistenti. Nel medio periodo Invesco segue con attenzione i progressi sul fronte delle “valute digitali delle banche centrali” come dollari ed euro digitali che possono fungere da “on-ramp” e “off-ramp” per i prodotti tokenizzati.
MOLTI OSTACOLI ANCORA DA SUPERARE
Restano da superare vari ostacoli, tra cui gli esperti di Invesco segnalano la scarsa chiarezza normativa, significativi ostacoli tecnici, legati ad esempio a scalabilità e interoperabilità tra piattaforme e operatori di mercato, e anche timori su sicurezza e custodia degli asset digitali, potenzialmente vulnerabili ad attacchi informatici e furti. La tokenizzazione potrebbe comunque avere conseguenze dirompenti per il panorama competitivo della gestione patrimoniale, consentendo a nuovi operatori di strappare quote di mercato a quelli più affermati e portare alla creazione di nuovi prodotti, rendendo più accessibili asset class tradizionalmente meno liquide come gli immobili.
L’EVOLUZIONE DA QUI A CINQUE ANNI
Come si evolverà il mercato nei prossimi cinque anni dipende dalla chiarezza normativa, da una maggior standardizzazione di piattaforme, strutture giuridiche e prodotti, e dall’applicazione a un’ampia gamma di asset, tra cui opere d’arte, materie prime e beni coperti da diritti di proprietà intellettuale. La tokenizzazione comporta anche maggior ricorso alla blockchain, la tecnologia che la rende possibile e andrà verosimilmente verso a una maggior diffusione e integrazione nei sistemi finanziari tradizionali, determinando potenzialmente un incremento dell’efficienza e una riduzione del costo delle transazioni.
FATTORI ESTERNI E DEMOGRAFICI
Infine, con l’espansione del mercato potremmo veder emergere nuovi operatori, come piattaforme specializzate, fornitori di servizi e marketplace. Ma, avvertono i due esperti di Invesco, le sfide rappresentate dagli ostacoli normativi, dalla scarsa standardizzazione e da offerte di prodotti frammentate e in gran parte scollegate hanno portato a una diffusione finora relativamente modesta tra gli investitori. Sembra esserci ampio consenso sul fatto che la tokenizzazione svolgerà un ruolo cruciale nell’evoluzione della gestione patrimoniale, ma le tempistiche sono tutt’altro che chiare. Un’adozione su vasta scala dipenderà in gran parte da fattori esterni, come evoluzione delle tecnologie e politiche monetarie, mentre a contribuire saranno anche, in ultima analisi, le caratteristiche demografiche della platea degli investitori e la loro propensione ad adottare questa tecnologia.