Il parere

La Bce boccia la tassa sugli extraprofitti bancari decisa dal governo italiano

Dopo la denuncia di incostituzionalità da parte dell’Abi, per la Banca centrale europea l’imposta sugli extraprofitti “danneggia fiducia e aumenta incertezza”, con il rischio di gravare sulle banche più piccole

di Fabrizio Arnhold 13 Settembre 2023 12:54

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“L’imposta straordinaria può rendere più costoso per le banche attrarre nuovo capitale azionario e finanziamento all'ingrosso, in quanto gli investitori nazionali ed esteri potrebbero avere meno interesse a investire in enti creditizi italiani che hanno prospettive più incerte". È questo il parere sulla tassa sugli extraprofitti della banche pubblicato oggi dalla Bce, a firma della presidente Christine Lagarde.

IMPOSTA RETROATTIVA


"Inoltre - si legge nel documento - l'introduzione di una imposta retroattiva ad hoc aumenta indebitamente l'incertezza sul quadro fiscale, danneggiando la fiducia degli investitori e influenzando potenzialmente anche il costo del finanziamento per le società non finanziarie”. Inoltre, la sua natura retroattiva può alimentare la percezione di un quadro fiscale incerto e “dar luogo a un ampio contenzioso, creando problemi di incertezza giuridica”.

INCIDERÀ SU ENTI MENO SIGNIFICATIVI


L’imposta decisa dal governo, inoltre, rischia di penalizzare in particolar modo enti meno significativi, in quanto si concentrano maggiormente sull’erogazione del credito, mentre gli enti significativi tendono ad avere una proporzione più elevata di reddito basato sulle commissioni. “La Bce evince che l'imposta straordinaria si applicherebbe, in pratica, tanto agli enti creditizi significativi soggetti alla vigilanza diretta della Bce quanto agli enti creditizi meno significativi soggetti alla vigilanza diretta delle autorità competenti sotto la supervisione della Bce all'interno del quadro del Meccanismo di vigilanza unico”, si argomenta nel parere pubblicato dalla Banca entrale europea.

IL COSTO DEL RISCHIO DEL CREDITO


La base sulla quale sarebbe stabilita l'imposta straordinaria - prosegue il parere Bce a firma di Christine Lagarde - non prende in considerazione l'intero ciclo economico e non comprende, tra l'altro, le spese operative e il costo del rischio di credito, come indicato in precedenza. "Di conseguenza, l'ammontare dell'imposta straordinaria potrebbe non essere commisurato alla redditività a più lungo termine di un ente creditizio e alla sua capacità di generare capitale. Per effetto dell'applicazione generale dell'imposta straordinaria, gli enti creditizi che hanno minore solvibilità, o che sono maggiormente concentrati sull'erogazione del credito (quali le banche di piccole dimensioni) oppure che hanno proiezioni patrimoniali impegnative potrebbero vedere ridotta la loro capacità di assorbire potenziali rischi al ribasso di una recessione economica”.

L’AUMENTO DEI TASSI


La Banca centrale europea approfondisce anche gli effetti della stretta monetaria con un reddito netto da interessi degli enti creditizi più elevato che può inizialmente derivare dall’aumento dei tassi di interesse. “Ma l’aumento dei tassi di interesse può anche contribuire a un aumento dei costi di finanziamento e a eventuali perdite sui portafogli di titoli bancari in essere”, prosegue la Lagarde. "Inoltre, in una prospettiva di lungo periodo - prosegue il parere - tassi di interesse più elevati possono incidere negativamente sulla situazione finanziaria dei beneficiari di prestiti, aumentando così il rischio di credito”.

INCOSTITUZIONALE PER L’ABI


Il parere dell’Eurotower arriva dopo l'altra bocciatura dell’Abi che in commissione parlamentare al Senato ha avanzato l’ipotesi di incostituzionalità sulla tassa extraprofitti. I criteri per l’identificazione dei soggetti passivi, secondo l’Associazione bancaria italiana, non sono equi e penalizzano le banche poiché gli extraprofitti tassabili vengono calcolati sull'intero margine di interesse, senza verifica concreta sulla sua correlazione con gli asseriti “extra” profitti derivanti dall'andamento dei tassi di interesse e del costo del credito. A Piazza Affari Mps sale dello 0,94%, Bper Banca dello 0,33%, mentre restano indietro le altre banche, in una seduta caratterizzata dalla debolezza degli indici europei.

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