Politica monetaria
La Bce aumenta i tassi d’interesse di 25 punti base al 4,50%
Il consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso di aumentare i tassi di interesse per la decima volta consecutiva, una decisione tutt’altro che scontata dopo i recenti dati sul rallentamento del Pil europeo
di Antonio Cardarelli 14 Settembre 2023 14:22
Alla fine hanno prevalso i “falchi” all’interno del board Bce, che ha deciso di aumentare i tassi di interesse di 25 punti base inanellando il decimo rialzo consecutivo. Il Consiglio direttivo ha deciso di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. Pertanto, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%, con effetto dal 20 settembre 2023.
“L’inflazione continua a diminuire, ma ci si attende tuttora che rimanga troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine. Al fine di progredire ulteriormente verso tale obiettivo, il Consiglio direttivo ha deciso oggi di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce”, si legge nella nota. Le Borse hanno reagito con un rialzo e Piazza Affari, subito dopo la pubblicazione del comunicato, è in crescita dello 0,2%.
“La decisione non è stata né una sorpresa né era scontata: le probabilità di un ulteriore rialzo erano salite oltre il 50% solo nei giorni immediatamente precedenti la decisione, dopo essersi attestate intorno al 25% all'inizio del mese. Per il momento, il Consiglio direttivo ritiene che la bilancia tenda in favore di un'ulteriore azione preventiva. Ma con i tassi di policy profondamente in territorio restrittivo e con la stretta precedente che sta ancora influenzando l'economia, riteniamo che questo dovrebbe essere - e probabilmente sarà - l'ultimo rialzo di questo ciclo”, ha commentato Simona Mocuta, Chief Economist di State Street Global Advisors.
Le proiezioni macroeconomiche di settembre formulate per l’area dell’euro dagli esperti della Bce indicano un tasso di inflazione pari in media al 5,6% nel 2023, al 3,2% nel 2024 e al 2,1% nel 2025, per effetto di una revisione al rialzo per il 2023 e il 2024 e al ribasso per il 2025. La correzione al rialzo riflette principalmente l’evoluzione più sostenuta dei prezzi dell’energia. Le pressioni di fondo sui prezzi restano elevate, sebbene la maggior parte degli indicatori abbia iniziato a ridursi. Gli esperti della Bce hanno lievemente rivisto al ribasso le proiezioni dell’inflazione al netto della componente energetica e alimentare, che si collocherebbe in media al 5,1% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,2% nel 2025. Tuttavia, nel comunicato gli esperti della Bce prendono atto degli effetti delle politiche restrittive messe in atto finora e rivedono in maniera significativa le proiezioni di crescita economica che, per l’Eurozona, sono allo 0,7% nel 2023, all’1,0% nel 2024 e all’1,5% nel 2025.
“Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario. Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati della restrizione”, si legge nella nota. Il portafoglio del PAA si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. “Per quanto riguarda il PEPP (pandemic emergency purchase programme), il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione graduale del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria”, si legge nel comunicato. Il Consiglio direttivo continuerà a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP, per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia.
INFLAZIONE ANCORA TROPPO ALTA
“L’inflazione continua a diminuire, ma ci si attende tuttora che rimanga troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine. Al fine di progredire ulteriormente verso tale obiettivo, il Consiglio direttivo ha deciso oggi di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce”, si legge nella nota. Le Borse hanno reagito con un rialzo e Piazza Affari, subito dopo la pubblicazione del comunicato, è in crescita dello 0,2%.
“POTREBBE ESSERE L’ULTIMO RIALZO DEL CICLO”
“La decisione non è stata né una sorpresa né era scontata: le probabilità di un ulteriore rialzo erano salite oltre il 50% solo nei giorni immediatamente precedenti la decisione, dopo essersi attestate intorno al 25% all'inizio del mese. Per il momento, il Consiglio direttivo ritiene che la bilancia tenda in favore di un'ulteriore azione preventiva. Ma con i tassi di policy profondamente in territorio restrittivo e con la stretta precedente che sta ancora influenzando l'economia, riteniamo che questo dovrebbe essere - e probabilmente sarà - l'ultimo rialzo di questo ciclo”, ha commentato Simona Mocuta, Chief Economist di State Street Global Advisors.
TAGLIATE LE STIME DI CRESCITA
Le proiezioni macroeconomiche di settembre formulate per l’area dell’euro dagli esperti della Bce indicano un tasso di inflazione pari in media al 5,6% nel 2023, al 3,2% nel 2024 e al 2,1% nel 2025, per effetto di una revisione al rialzo per il 2023 e il 2024 e al ribasso per il 2025. La correzione al rialzo riflette principalmente l’evoluzione più sostenuta dei prezzi dell’energia. Le pressioni di fondo sui prezzi restano elevate, sebbene la maggior parte degli indicatori abbia iniziato a ridursi. Gli esperti della Bce hanno lievemente rivisto al ribasso le proiezioni dell’inflazione al netto della componente energetica e alimentare, che si collocherebbe in media al 5,1% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,2% nel 2025. Tuttavia, nel comunicato gli esperti della Bce prendono atto degli effetti delle politiche restrittive messe in atto finora e rivedono in maniera significativa le proiezioni di crescita economica che, per l’Eurozona, sono allo 0,7% nel 2023, all’1,0% nel 2024 e all’1,5% nel 2025.
I PROGRAMMI DI ACQUISTO TITOLI
“Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario. Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati della restrizione”, si legge nella nota. Il portafoglio del PAA si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. “Per quanto riguarda il PEPP (pandemic emergency purchase programme), il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione graduale del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria”, si legge nel comunicato. Il Consiglio direttivo continuerà a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP, per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia.
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