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S’infiamma il petrolio: chi ha il controllo sull’aumento dei prezzi?

Il greggio continua la sua salita verso i 100 dollari al barile, con aumenti ai distributori e scelte da compiere per le banche centrali. Cosa (o chi) c’è dietro a questo incremento continuo? Quando si fermerà?

di Lorenzo Cleopazzo 24 Settembre 2023 09:30

financialounge -  mercati petrolio sunday view
Solfuro di fosforo e clorato di potassio. Se mai vi foste chiesti da cosa fosse composta la testina rossa dei fiammiferi, ora lo sapete. Il nostro consueto appuntamento della domenica comincia proprio da qui, da una capocchia sfregata contro un nastro abrasivo appena prima di infiammarsi.

Ora immaginate la scena vista da molto vicino, a rallentatore: il fiammifero che lento striscia sulla scatola, il suono ovattato, qualche fugace scintilla e poi il fuocherello scoppiettante in cima al legnetto. Le due dita che lo reggevano lo lasciano cadere, e la nostra telecamera immaginaria lo segue mentre ruzzola in aria prima che tocchi terra. Cosa ci sia sul pavimento, non ci è dato saperlo. Non ancora.

La sensazione di attesa e smarrimento è quella che stiamo vivendo di fronte al momento del petrolio, nella sua inesorabile salita sempre più verso i 100 dollari al barile. Un’enormità, specialmente per chi si ritrova delle cifre non proprio simpatiche al distributore.

Il perché di questo incremento è di fronte ai nostri occhi, eppure ci appare sfuggente: un po’ come l’identità di quella mano che ha lasciato cadere il nostro drammatico fiammifero. Chi lo ha acceso? E perché lo ha lasciato cadere? Cosa lo aspetta quando toccherà terra?

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Come nel proverbio, anche sui mercati c’è sempre chi scende e chi sale. E se il nostro fiammifero sta cadendo verso il basso, il prezzo del greggio punta dritto alla cifra tonda. Sarebbe la prima volta nel 2023, con WTI e Brent sempre attorno ai 90 e ai 95 dollari dopo un aumento dei prezzi del 30% da giugno. Domenicantonio De Giorgio, professore in Financial Markets, Credit and Banking dell’Università Cattolica – ospite in settimana ai nostri microfoni per SpeechBox – ha affermato che i prezzi reali del barile hanno già valicato le tre cifre, specialmente se osserviamo il petrolio acquistato e trasformato nelle valute locali dei singoli Paesi, prima di riconvertirne il valore in dollari. Questo micromomento di macroeconomia è peculiare, ma l’impatto sulle politiche monetarie delle banche centrali – Fed in primis – dovrebbe essere più o meno tiepido, con Powell che – assieme alla Bank of England e alla Banca Nazionale Svizzera – lascia invariati i tassi, per ora. La situazione non è così grave, ma questa tensione dei prezzi verso l’alto potrebbe essere proprio come il nostro fiammifero, pronto ad accendere nuovamente il fuoco dell’inflazione. Ma ancora una volta torna la domanda: di chi è la mano che lascia cadere il fiammifero? E se invece le mani fossero più di una?

Da un lato i player sembrano scommettere su una tendenza rialzista, mentre dall’altro abbiamo Russia e Arabia Saudita che a inizio settembre hanno prolungato i tagli alla produzione, portando così al conseguente rialzo. A questo si aggiunga anche la doppia mossa di Mosca: da una parte la svendita del proprio oro nero a nuovi acquirenti – Cina e India su tutti –, mentre dall’altra il blocco di gran parte delle esportazioni di benzina e diesel. Questa politica, sia per noi che per i sauditi, non è che altra benzina sul medesimo fuoco.

S’I FOSSE FOCO


Il problema dell’accento affligge alcune parole della nostra lingua, cambiandone il significato o rendendole addirittura errate. Àncora o ancòra, àmbito o ambìto, prìncipi o princìpi. E poi c’è Eraclito, il filosofone di Efeso a cui l’accento cade a volte sulla a, altre sulla i - e scommettiamo che l’avete appena pensato con entrambe le pronunce.

Lui è quello del “panta rei”, per intenderci. E anche se non l’ha mai scritta davvero, come erroneamente si pensa, questa frase sintetizza tutto il suo pensiero: tutto scorre, tutto è in mutamento, non c’è nulla di uguale al suo attimo precedente. E sapete quale metafora utilizza per riassumere il principio dell’esistenza? Il fuoco. Uno dei quattro elementi fondamentali per gli antichi greci – assieme a terra, acqua e aria – che ben rappresentava il concetto eraclideo per cui il mondo è sempre in divenire, proprio come una fiamma che arde e scoppietta senza mai avere una forma ben definita. Il prezzo del petrolio è un po’ così: sempre pronto a stupirci con variazioni anche millesimali del suo valore, senza darci certezze se questa suo continuo mutamento lo riporterà a valori più accettabili. Numeri che cambiano a sinistra o a destra di una virgola, ma sempre verso l’alto. O forse no?

LA SITUAZIONE DEL FIAMMIFERO


Gli stessi numeri che cambiano a sinistra o a destra di una virgola, ma siamo sicuri che vadano sempre verso l’alto? La matematica non sarà un’opinione, ma qui le cifre sono volubili. Anzi, mutevoli. Proprio come il fuoco di Eraclito.

La ragione di questa variabilità è molteplice, e probabilmente variabile essa stessa. Forse perché l’Arabia Saudita non appare più così in sintonia con la Russia, dopo che questa le ha pestato i piedi sul mercato mediorientale – e non è un caso che la comunicazione sui tagli petroliferi dei due Paesi sia arrivata con due note distinte –, o forse anche perché i mercati sono ancora vulnerabili dati i trascorsi degli ultimi mesi, e questa tendenza rialzista non fa molto bene alla pressione.

Ma torniamo al nostro fiammifero. Lo abbiamo lasciato sospeso a mezz’aria all’inizio dell’articolo, ancora inconsapevole di cosa succederà – come anche noi, del resto. Si estinguerà a breve oppure sarà la scintilla che innescherà un incendio? Tutto dipende da cosa troverà quando toccherà il suolo. Il terreno attualmente non è dei migliori e, come il taccuino di un certo chef, potrebbe confermare o ribaltare completamente le previsioni. Sempre che qualcuno sia riuscito a farsene.

Il nostro fiammifero rimarrà in aria ancora per un pochino, in attesa che la cinepresa ricominci a riprendere. Ma se anziché aspettare girassimo la telecamera? Se provassimo a guardare verso la mano che lo ha lasciato cadere, chi vedremmo?

BONUS TRACK


Abbiamo detto che il fuoco rientra tra i quattro elementi fondamentali dei greci, in particolare era un elemento che nelle polis definivano “leggero”, dato che si sviluppa verso l’alto. Un po’ come i prezzi di petrolio e carburante, solo che più si alzano e meno sono leggeri.

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