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I rialzi della Bce funzionano, frenano il credito e restringono l'offerta di moneta
Felipe Villarroel, Portfolio Manager di TwentyFour AM, del gruppo Vontobel, analizza gli ultimi dati sulla massa monetaria nell’Eurozona, per concludere che la stretta ha effetto e favorisce le ‘colombe’ della Bce
di Stefano Caratelli 30 Settembre 2023 15:00
La Bce nel recente report sugli sviluppi monetari nell'area euro segnala che per il secondo mese consecutivo la crescita di M3 è stata inferiore a zero su base annua, con accelerazione della tendenza al ribasso da -0,4% di luglio a -1,3% di agosto. M3 è la misura più ampia dell'offerta di moneta e comprende anche le quote dei fondi del mercato monetario. La creazione o la distruzione di moneta è un concetto importante, che ad avviso di Felipe Villarroel, Portfolio Manager di TwentyFour Asset Management, del gruppo Vontobel, ha avuto molto a che il problema dell'inflazione guidata dalla domanda che il mondo sta affrontando. Dopo la pandemia tutte le misure dell'offerta di moneta sono aumentate drasticamente, riflettendo gli enormi pacchetti monetari e fiscali, che si sono tradotti in un forte aumento dei depositi nell'economia e delle riserve nei bilanci delle banche.
L’esperto di TwentyFour nota che quando è iniziato il QE in Europa, come risposta alla crisi finanziaria globale, è stata la sola base monetaria a gonfiarsi con una crescita annua vicina al 70%, ma non le misure più ampie M2 e M3. Dopo il Covid, invece, queste ultime sono cresciute a tassi annui visti solo due volte negli ultimi 40 anni in Europa, mentre in USA M2 è cresciuta ai tassi annuali più alti della storia, mentre dopo il QE del 2008 è scesa quasi ai minimi storici. La ragione, spiega Villarroel, è che le misure più ampie, come M3, hanno più a che fare con la disponibilità del settore bancario a concedere prestiti e con la propensione al prestito di consumatori e imprese, più che con i programmi di QE delle banche centrali.
In un contesto di recessione diminuisce anche la domanda di credito, e la combinazione di questi fattori ha portato a una creazione di moneta molto bassa. In un attimo con il Covid e le banche erano disposte e in grado di concedere prestiti, con i Direttori Finanziari nervosi che attingevano alle linee di credito impegnate, sottolinea Villarroel. Le banche hanno creato prestiti sul lato dell’attivo, bilanciati da nuovi depositi, che riflettono i nuovi fondi disponibili nei conti delle imprese.
Nell'Eurozona, la ragione principale per cui la crescita di M3 è ora sotto lo zero è che i prestiti netti all'economia stanno diminuendo leggermente. Il credito alle amministrazioni pubbliche è diminuito del 2,1% annuo, mentre quello a famiglie e società non finanziarie è cresciuto rispettivamente dello 0,5% e dello 0,1%. Per quanto riguarda le prima, l’esperto di TwentyFour nota che il "credito al consumo" sta resistendo con una crescita del 3%, mentre la categoria più ampia "prestiti per l'acquisto di abitazioni" è scesa più precipitosamente allo 0,5%.
Per i prestiti alle imprese, la crescita di tutte le componenti si è raffreddata, con la componente "fino a un anno" in contrazione del 7,8%, mentre quelle " fino a cinque anni e oltre" sono positive, rispettivamente del 2,5% e dell'1,7%, probabilmente perché le imprese non hanno problemi di liquidità e l'inversione della curva rende più costoso il prestito a breve. Infine, la tendenza di consumatori e imprese a passare da depositi overnight a più lunghi continua ad essere ben presente, con quelli " con durata prestabilita fino a due anni" quasi raddoppiati da quando la Bce ha iniziato ad alzare i tassi, mentre gli overnight sono diminuiti di un importo simile.
In conclusione, secondo l’esperto di TwentyFour, il report Bce è un'ulteriore prova che i rialzi dei tassi stanno avendo un impatto e che il comportamento di famiglie e imprese sta rispondendo come previsto, con minor domanda di credito, che si ripercuote sulla crescita. Intanto anche il mercato del lavoro si sta indebolendo, ma si prevede che la disoccupazione rimanga relativamente bassa, che è di buon auspicio per la formazione di prestiti non performanti nei bilanci delle banche. Alla fine il report, insieme al forte calo dell'inflazione previsto dalla BCE per il resto dell'anno, continua a far pendere la bilancia a favore delle colombe all'interno del Direttivo, sottolinea Villarroel.
IL QE AVEVA GONFIATO GLI AGGREGATI MONETARI
L’esperto di TwentyFour nota che quando è iniziato il QE in Europa, come risposta alla crisi finanziaria globale, è stata la sola base monetaria a gonfiarsi con una crescita annua vicina al 70%, ma non le misure più ampie M2 e M3. Dopo il Covid, invece, queste ultime sono cresciute a tassi annui visti solo due volte negli ultimi 40 anni in Europa, mentre in USA M2 è cresciuta ai tassi annuali più alti della storia, mentre dopo il QE del 2008 è scesa quasi ai minimi storici. La ragione, spiega Villarroel, è che le misure più ampie, come M3, hanno più a che fare con la disponibilità del settore bancario a concedere prestiti e con la propensione al prestito di consumatori e imprese, più che con i programmi di QE delle banche centrali.
COME HA REAGITO IL SISTEMA BANCARIO
In un contesto di recessione diminuisce anche la domanda di credito, e la combinazione di questi fattori ha portato a una creazione di moneta molto bassa. In un attimo con il Covid e le banche erano disposte e in grado di concedere prestiti, con i Direttori Finanziari nervosi che attingevano alle linee di credito impegnate, sottolinea Villarroel. Le banche hanno creato prestiti sul lato dell’attivo, bilanciati da nuovi depositi, che riflettono i nuovi fondi disponibili nei conti delle imprese.
ORA MENO CREDITO DISPONIBILE PER TUTTI
Nell'Eurozona, la ragione principale per cui la crescita di M3 è ora sotto lo zero è che i prestiti netti all'economia stanno diminuendo leggermente. Il credito alle amministrazioni pubbliche è diminuito del 2,1% annuo, mentre quello a famiglie e società non finanziarie è cresciuto rispettivamente dello 0,5% e dello 0,1%. Per quanto riguarda le prima, l’esperto di TwentyFour nota che il "credito al consumo" sta resistendo con una crescita del 3%, mentre la categoria più ampia "prestiti per l'acquisto di abitazioni" è scesa più precipitosamente allo 0,5%.
LA TENDENZA DI PASSARE A SCADENZE PIU’ LUNGHE DEI PRESTITI
Per i prestiti alle imprese, la crescita di tutte le componenti si è raffreddata, con la componente "fino a un anno" in contrazione del 7,8%, mentre quelle " fino a cinque anni e oltre" sono positive, rispettivamente del 2,5% e dell'1,7%, probabilmente perché le imprese non hanno problemi di liquidità e l'inversione della curva rende più costoso il prestito a breve. Infine, la tendenza di consumatori e imprese a passare da depositi overnight a più lunghi continua ad essere ben presente, con quelli " con durata prestabilita fino a due anni" quasi raddoppiati da quando la Bce ha iniziato ad alzare i tassi, mentre gli overnight sono diminuiti di un importo simile.
I RIALZI DEI TASSI STANNO AVENDO UN IMPATTO
In conclusione, secondo l’esperto di TwentyFour, il report Bce è un'ulteriore prova che i rialzi dei tassi stanno avendo un impatto e che il comportamento di famiglie e imprese sta rispondendo come previsto, con minor domanda di credito, che si ripercuote sulla crescita. Intanto anche il mercato del lavoro si sta indebolendo, ma si prevede che la disoccupazione rimanga relativamente bassa, che è di buon auspicio per la formazione di prestiti non performanti nei bilanci delle banche. Alla fine il report, insieme al forte calo dell'inflazione previsto dalla BCE per il resto dell'anno, continua a far pendere la bilancia a favore delle colombe all'interno del Direttivo, sottolinea Villarroel.