Mercati emergenti
Investimenti globali, per Pictet AM è il momento di tenere in seria considerazione l’India
La competitività del Paese è in crescita e il mercato azionario è in espansione, le aziende indiane sono pronte a conquistare i mercati globali con un mix di digitalizzazione e diversificazione
di Antonio Cardarelli 30 Settembre 2023 09:00
I progressi dell’India sono sotto gli occhi di tutti. Alla fine del 2022 è diventata la quinta economia del mondo, poche settimane fa ha fatto atterrare un mezzo spaziale sulla Luna, a fine settembre ha ospitato il G20, primo Paese dell’emisfero meridionale a farlo. Ma, soprattutto, l’India sta raggiungendo traguardi che, secondo l’analisi di Prashant Kothari, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management, dovrebbero attirare l’attenzione degli investitori.
Recentemente la valutazione del mercato azionario ha toccato il suo massimo storico a 3.800 miliardi di dollari e le aziende indiane stanno facendo meglio di quelle degli altri Paesi emergenti. “Tutto sembra indicare che il distacco possa ampliarsi ulteriormente negli anni a venire: questo suggerisce che i titoli indiani dovrebbero costituire una quota più consistente dei portafogli azionari globali”, afferma l’esperto. Kothari sottolinea come i fondamentali delle aziende indiane siano promettenti e, inoltre, la forza derivante dalla diversificazione dell’economia nazionale. Anche nel settore della tecnologia e della digitalizzazione stanno arrivando segnali di crescita, in particolare in ambiti come l’identificazione digitale e il trasferimento istantaneo di denaro, che permettono ai cittadini delle zone rurali di usufruire si servizi pubblici online.
Tutto ciò, sottolinea l’esperto di Pictet Asset Management, contribuisce a rafforzare l’inclusione finanziaria del Paese, migliorare la produttività, ridurre la corruzione e, particolarmente importante per gli investitori, rende più facile alle piccole imprese l'accesso al credito necessario alla loro espansione. “Queste aziende, note anche come MSME (micro, piccole e medie imprese), costituiscono infatti un'ampia fetta dell'economia indiana: a loro, infatti, va attribuito il 30% del PIL indiano e oltre il 40% delle sue esportazioni; eppure, oltre il 90% di queste realtà non ha accesso al credito ufficiale”, commenta Kothari. Un altro punto di forza delle aziende indiane deriva dalla disciplina, sia operativa che finanziaria. Fattori che, uniti alla digitalizzazione e allo sbarco su piattaforme online, rende le aziende indiane competitive a livello globale.
“Gli sforzi di ottimizzazione delle aziende, volti a conseguire rendimenti azionari più elevati, sono sostenuti da un governo più vicino alle imprese: dalle infrastrutture, passando per la produzione, sino ad arrivare alla fiscalità e al settore bancario”, commenta l’esperto. Non tutto, sottolinea Kothari, ha funzionato al meglio, come ha dimostrato l’iniziativa della demonetizzazione del 2016. Ma negli ultimi anni si è assistito a un miglioramento del clima politico, con riforme orientate al mercato che hanno contribuito a migliorare la trasparenza e la credibilità della politica monetaria e fiscale, favorendo l'economia nel suo complesso e rendendola più resiliente agli shock esterni. Inoltre, i policymaker stanno semplificando l'accesso al mercato nazionale da parte degli investitori esteri.
“Prevediamo che nel medio termine le politiche restino favorevoli alle aziende e agli investitori, soprattutto perché Modi non desidera turbamenti politici prima delle elezioni generali del 2024”, afferma Kothari. Inoltre, secondo l’esperto, Modi è pronto ad attuare politiche per capitalizzare la posizione di Paese non allineato, cosa che dovrebbe aiutare l'India a portare avanti i suoi interessi commerciali ed economici, soprattutto in settori di importanza strategica come l'energia, la difesa, la tecnologia e il farmaceutico. Nel 2023 il mercato azionario indiano ha ricevuto considerevoli flussi in entrata dall'estero, ma gli investimenti internazionali nel Paese sono ancora scarsi. “Ma la situazione potrebbe presto cambiare: la tesi a favore di un'allocazione consistente in titoli indiani all'interno di un portafoglio azionario globale è oggi più forte che mai. Il mondo delle aziende indiane offrirà un ampio terreno di caccia agli investitori internazionali desiderosi di diversificare le proprie partecipazioni”, conclude Kothari.
MERCATO AZIONARIO IN CRESCITA
Recentemente la valutazione del mercato azionario ha toccato il suo massimo storico a 3.800 miliardi di dollari e le aziende indiane stanno facendo meglio di quelle degli altri Paesi emergenti. “Tutto sembra indicare che il distacco possa ampliarsi ulteriormente negli anni a venire: questo suggerisce che i titoli indiani dovrebbero costituire una quota più consistente dei portafogli azionari globali”, afferma l’esperto. Kothari sottolinea come i fondamentali delle aziende indiane siano promettenti e, inoltre, la forza derivante dalla diversificazione dell’economia nazionale. Anche nel settore della tecnologia e della digitalizzazione stanno arrivando segnali di crescita, in particolare in ambiti come l’identificazione digitale e il trasferimento istantaneo di denaro, che permettono ai cittadini delle zone rurali di usufruire si servizi pubblici online.
PRODUTTIVITÀ IN MIGLIORAMENTO
Tutto ciò, sottolinea l’esperto di Pictet Asset Management, contribuisce a rafforzare l’inclusione finanziaria del Paese, migliorare la produttività, ridurre la corruzione e, particolarmente importante per gli investitori, rende più facile alle piccole imprese l'accesso al credito necessario alla loro espansione. “Queste aziende, note anche come MSME (micro, piccole e medie imprese), costituiscono infatti un'ampia fetta dell'economia indiana: a loro, infatti, va attribuito il 30% del PIL indiano e oltre il 40% delle sue esportazioni; eppure, oltre il 90% di queste realtà non ha accesso al credito ufficiale”, commenta Kothari. Un altro punto di forza delle aziende indiane deriva dalla disciplina, sia operativa che finanziaria. Fattori che, uniti alla digitalizzazione e allo sbarco su piattaforme online, rende le aziende indiane competitive a livello globale.
NUOVO CLIMA POLITICO
“Gli sforzi di ottimizzazione delle aziende, volti a conseguire rendimenti azionari più elevati, sono sostenuti da un governo più vicino alle imprese: dalle infrastrutture, passando per la produzione, sino ad arrivare alla fiscalità e al settore bancario”, commenta l’esperto. Non tutto, sottolinea Kothari, ha funzionato al meglio, come ha dimostrato l’iniziativa della demonetizzazione del 2016. Ma negli ultimi anni si è assistito a un miglioramento del clima politico, con riforme orientate al mercato che hanno contribuito a migliorare la trasparenza e la credibilità della politica monetaria e fiscale, favorendo l'economia nel suo complesso e rendendola più resiliente agli shock esterni. Inoltre, i policymaker stanno semplificando l'accesso al mercato nazionale da parte degli investitori esteri.
LA CONSIDERAZIONE DEGLI INVESTITORI
“Prevediamo che nel medio termine le politiche restino favorevoli alle aziende e agli investitori, soprattutto perché Modi non desidera turbamenti politici prima delle elezioni generali del 2024”, afferma Kothari. Inoltre, secondo l’esperto, Modi è pronto ad attuare politiche per capitalizzare la posizione di Paese non allineato, cosa che dovrebbe aiutare l'India a portare avanti i suoi interessi commerciali ed economici, soprattutto in settori di importanza strategica come l'energia, la difesa, la tecnologia e il farmaceutico. Nel 2023 il mercato azionario indiano ha ricevuto considerevoli flussi in entrata dall'estero, ma gli investimenti internazionali nel Paese sono ancora scarsi. “Ma la situazione potrebbe presto cambiare: la tesi a favore di un'allocazione consistente in titoli indiani all'interno di un portafoglio azionario globale è oggi più forte che mai. Il mondo delle aziende indiane offrirà un ampio terreno di caccia agli investitori internazionali desiderosi di diversificare le proprie partecipazioni”, conclude Kothari.