Investimenti sostenibili
Schroders: l’Italia tra i top 6 mercati nell’azionario sostenibile
Duncan Lamont e Hettie Mccarthy stilano la classifica in base alle credenziali di sostenibilità, che vede in testa i mercati azionari spagnolo, tedesco e danese, mentre Regno Unito e Paesi Bassi sono in ritardo
di Stefano Caratelli 5 Ottobre 2023 12:34
Il mercato azionario italiano, secondo la classifica di Schroders dei 20 migliori per sostenibilità, è uno dei soli sei in cui le esternalità delle società sono positive in aggregato e si posiziona bene sia per le credenziali sociali, al quarto posto, sia per quelle ambientali, al quinto, dove si colloca anche in termini di azienda mediana, risultando tra quelli con il punteggio più alto su più metriche. L’indicazione è contenuta in un commento di Duncan Lamont, Head of Strategic Research, e Hettie Mccarthy, Quantitative Analyst – Schroders Systematic Investments, di Schroders, che stilano la classifica dei 20 maggiori mercati azionari in base alle credenziali di sostenibilità, che vede in testa i mercati spagnolo, tedesco e danese, mentre Regno Unito e Paesi Bassi sono in ritardo.
I due esperti di Schroders sottolineano che il motivo dei posizionamenti è da ricercarsi nelle diverse composizioni settoriali. Al mercato spagnolo è assegnato un dato del 3,3% indicando che, in aggregato, le aziende quotate hanno un effetto positivo non riconosciuto sulla società pari alla stessa percentuale del fatturato, mentre nella maggior parte dei mercati azionari hanno un effetto negativo su ambiente e società, e se il costo in dollari di queste esternalità negative si riflettesse sui profitti, questi verrebbero falcidiati.
Dietro il buon posizionamento del mercato spagnolo secondo Schroders c’è il fatto che sue grandi aziende di servizi e telecomunicazioni forniscono servizi preziosi, che ovviamente generano reddito, ma con prezzi ben al sotto il valore sociale. Non sono solo grandi aziende a guidare le solide credenziali del mercato spagnolo, che è anche al secondo posto nella mediana. Solo in pochi altri mercati le esternalità nette sono positive: l’azionario danese non solo si colloca al terzo posto ma anche al primo per la società mediana, con aziende che in aggregato hanno un effetto netto positivo sull’ambiente, grazie in gran parte alla presenza del produttore di turbine eoliche Vestas. Ma il mercato azionario danese ha un punteggio relativamente basso sul fronte sociale, e di questo la società di bevande alcoliche Carlsberg è la principale responsabile.
Gli esperti di Schroders notano che molte società e mercati ottengono buoni risultati per una delle tre componenti ESG, ma pessimi per un’altra, come proprio Spagna e Danimarca. All’estremità opposta della classifica si trovano gli azionari di Regno Unito e Paesi Bassi, entrambi con risultati peggiori del rivale più prossimo, l’India. Per entrambi i costi non riconosciuti delle società quotate sono superiori a profitti, e se venissero cristallizzati come tali annullerebbero tutti gli utili. Il motivo del cattivo posizionamento britannico non è la grande allocazione nei settori inquinanti dell’energia e dei materiali.
Nelle metriche ambientali, infatti, il Regno Unito si colloca a metà classifica, al dodicesimo posto, mentre l’aspetto più negativo è l’esposizione ai produttori di tabacco e alcolici, che hanno costi diretti per la salute e indiretti per la società. Anche il mercato olandese risente della sua esposizione a queste aziende. Schroders rileva l’importanza delle esternalità per i profitti, sottolineando che in molti casi subirebbero un duro colpo se l’impatto finanziario delle imprese sull’ambiente e sulla società fosse a carico delle imprese stesse.
Non intuitivamente, i profitti cinesi sono più a rischio di quelli sauditi, ma questo perché sul mercato azionario cinese i margini sono relativamente bassi, al 4,7%, mentre in quello saudita sono relativamente alti al 21,0%, per cui le società cinesi hanno semplicemente meno spazio per assorbire eventuali costi aggiuntivi. Sul fronte dei rendimenti, Schroders sottolinea che forti credenziali di sostenibilità non garantiscono buoni rendimenti e viceversa, per cui è importante valutare quanto opportunità e rischi si riflettano già nei prezzi.
Un portafoglio che esclude i peggiori sembrerebbe ovviamente molto più vantaggioso per la società rispetto al semplice acquisto dell’intero mercato globale, ma non significa che sarebbe la cosa giusta per ottenere risultati migliori per la società, o per i rendimenti degli investimenti. Gli esperti di Schroders spiegano in conclusione che l’esclusione di alcune società o settori non impedisce attività dannose, perché per ogni venditore di azioni c’è un compratore, mentre sottolineano l’importanza dell’azionariato attivo, capace di influenzare le aziende in cui investono per ottenere risultati migliori per la società e per gli azionisti.
DIVERSE COMPOSIZIONI SETTORIALI
I due esperti di Schroders sottolineano che il motivo dei posizionamenti è da ricercarsi nelle diverse composizioni settoriali. Al mercato spagnolo è assegnato un dato del 3,3% indicando che, in aggregato, le aziende quotate hanno un effetto positivo non riconosciuto sulla società pari alla stessa percentuale del fatturato, mentre nella maggior parte dei mercati azionari hanno un effetto negativo su ambiente e società, e se il costo in dollari di queste esternalità negative si riflettesse sui profitti, questi verrebbero falcidiati.
LA SPAGNA BENEFICIA DEI SERVIZI, LA DANIMARCA DELL’EOLICO
Dietro il buon posizionamento del mercato spagnolo secondo Schroders c’è il fatto che sue grandi aziende di servizi e telecomunicazioni forniscono servizi preziosi, che ovviamente generano reddito, ma con prezzi ben al sotto il valore sociale. Non sono solo grandi aziende a guidare le solide credenziali del mercato spagnolo, che è anche al secondo posto nella mediana. Solo in pochi altri mercati le esternalità nette sono positive: l’azionario danese non solo si colloca al terzo posto ma anche al primo per la società mediana, con aziende che in aggregato hanno un effetto netto positivo sull’ambiente, grazie in gran parte alla presenza del produttore di turbine eoliche Vestas. Ma il mercato azionario danese ha un punteggio relativamente basso sul fronte sociale, e di questo la società di bevande alcoliche Carlsberg è la principale responsabile.
NON TUTTE LE COMPONENTI ESG PESANO ALLO STESSO MODO
Gli esperti di Schroders notano che molte società e mercati ottengono buoni risultati per una delle tre componenti ESG, ma pessimi per un’altra, come proprio Spagna e Danimarca. All’estremità opposta della classifica si trovano gli azionari di Regno Unito e Paesi Bassi, entrambi con risultati peggiori del rivale più prossimo, l’India. Per entrambi i costi non riconosciuti delle società quotate sono superiori a profitti, e se venissero cristallizzati come tali annullerebbero tutti gli utili. Il motivo del cattivo posizionamento britannico non è la grande allocazione nei settori inquinanti dell’energia e dei materiali.
SU UK E OLANDA PESANO TABACCO E ALCOLICI
Nelle metriche ambientali, infatti, il Regno Unito si colloca a metà classifica, al dodicesimo posto, mentre l’aspetto più negativo è l’esposizione ai produttori di tabacco e alcolici, che hanno costi diretti per la salute e indiretti per la società. Anche il mercato olandese risente della sua esposizione a queste aziende. Schroders rileva l’importanza delle esternalità per i profitti, sottolineando che in molti casi subirebbero un duro colpo se l’impatto finanziario delle imprese sull’ambiente e sulla società fosse a carico delle imprese stesse.
CINA PEGGIO DELL’ARABIA MA PERCHÉ HA MENO MARGINI
Non intuitivamente, i profitti cinesi sono più a rischio di quelli sauditi, ma questo perché sul mercato azionario cinese i margini sono relativamente bassi, al 4,7%, mentre in quello saudita sono relativamente alti al 21,0%, per cui le società cinesi hanno semplicemente meno spazio per assorbire eventuali costi aggiuntivi. Sul fronte dei rendimenti, Schroders sottolinea che forti credenziali di sostenibilità non garantiscono buoni rendimenti e viceversa, per cui è importante valutare quanto opportunità e rischi si riflettano già nei prezzi.
NON BASTA ESCLUDERE I PEGGIORI, IMPORTANTE UN APPROCCIO ATTIVO
Un portafoglio che esclude i peggiori sembrerebbe ovviamente molto più vantaggioso per la società rispetto al semplice acquisto dell’intero mercato globale, ma non significa che sarebbe la cosa giusta per ottenere risultati migliori per la società, o per i rendimenti degli investimenti. Gli esperti di Schroders spiegano in conclusione che l’esclusione di alcune società o settori non impedisce attività dannose, perché per ogni venditore di azioni c’è un compratore, mentre sottolineano l’importanza dell’azionariato attivo, capace di influenzare le aziende in cui investono per ottenere risultati migliori per la società e per gli azionisti.