L'analisi

Wellington: ''Dollaro e ciclo forti, tassi e bond di Stato determinano i mercati obbligazionari''

Secondo Marco Giordano, Investment Director di Wellington Management, ci sono sei determinanti alla base delle performance obbligazionarie. Non sono esclusi nuovi rialzi dei tassi di interesse da parte delle Banche centrali, in vista di una tenuta dell'economia se non, addirittura, di un miglioramento del settore manifatturiero.

di Redazione 13 Ottobre 2023 13:30

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Sono sei i fattori che determinano le performance obbligazionarie in questo periodo, secondo l’analisi di Marco Giordano, Investment Director di Wellington Management. Dalla continuità del ciclo economico con un probabile nuovo aumento dell’inflazione, a un nuovo rialzo dei tassi da parte delle Banche centrali, passando attraverso le decisioni della Cina per arginare il rallentamento, fino alla situazione del dollaro, sempre più forte, e all’emissione di bond di Stato da parte di un numero sempre maggiore di nazioni europee.

IL CICLO TIENE, POTREBBE ANCHE MIGLIORARE


“Il ciclo continua - scrive Giordano - e non sembra essere vicino alla fine, nonostante le difficoltà dell’economia globale sempre più visibili. Dopo essere stati in una fase di contrazione, al di sotto dei 50 punti, per oltre un anno, ad agosto i PMI manifatturieri hanno registrato il primo miglioramento da marzo - fa presente Giordano - quindi, il ciclo economico sembra avere ormai sorpassato il proprio punto di minimo. È probabile che l’inflazione rimanga elevata qualora il settore manifatturiero continui a risollevarsi e si spinga in territorio positivo, prima che si registri un’ulteriore contrazione nel settore dei servizi”.

POSSIBILE UN NUOVO RIALZO DEI TASSI


Anche per questo motivo, non si può essere certi delle prossime decisioni delle Banche centrali. Su questo aspetto l’analista di Wellington Management si dice possibilista rispetto a nuovi rialzi dei tassi di interesse. “L’inasprimento monetario potrebbe non essere ancora concluso - spiega - Tutti gli occhi erano puntati sul meeting annuale delle Banche centrali a Jackson Hole, negli Stati Uniti, da cui gli investitori attendevano indizi su come le Banche intendessero trovare un giusto equilibrio tra il rallentamento dell’attività economica e l’inflazione tuttora elevata”. Giordano ricorda che il presidente della Fed, Powell, ha sottolineato la possibilità che si verifichino ulteriori rialzi dei tassi, “pur riconoscendo i progressi compiuti sul fronte dell’inflazione” e che anche la presidente della Bce, Lagarde, ha usato toni restrittivi, indicando come ragioni dell’aumento dell'inflazione i cambiamenti del mercato del lavoro, la transizione energetica e la frammentazione dell'economia globale. “Da allora la Fed, la Bank of England e la Swiss National Bank hanno messo in pausa l’inasprimento della politica monetaria, anche se la Fed e, in misura minore, la Bce continuano a suggerire che ulteriori rialzi dei tassi non sono da escludere”, sottolinea Giordano.

LA CINA RISPONDE AL RALLENTAMENTO


Per l’Investment Director di Wellington, le performance obbligazionarie sono influenzate anche da quanto sta succedendo in Cina, dove sta tornando la deflazione. “Per rispondere a questo evento - scrive Giordano - la People’s Bank of China ha ridotto i tassi a 7 giorni sui reverse repo e abbassato i tassi di riferimento, ha ridotto i requisiti di riserve in valuta estera per le banche nazionali con l’obiettivo di ridurre la debolezza dello Yua e ha spinto per una riduzione dei tassi sui mutui e dei depositi per chi acquista immobili”. Gli effetti di queste misure sul mercato sono stati però contrastanti: i prezzi dei titoli di Stato cinesi hanno registrato un rialzo, mentre le azioni hanno registrato una flessione in risposta ai timori legati alla crescita. Gli spread societari cinesi si sono mostrati resilienti nonostante le aree di debolezza. “I tassi di insolvenza delle imprese sono aumentati - evidenzia Marco Giordano - ma rimangono ben al di sotto dei valori medi di lungo periodo, ad eccezione dell’area euro, dove nei prossimi 12 mesi ci aspettiamo che i tassi di default aumentino, allineandosi ai valori medi di lungo periodo, man mano che i consumi registrano una contrazione. Tuttavia, non prevediamo un ciclo di default su larga scala nel breve periodo, anche se è probabile che la dispersione dei rendimenti aumenti tra i diversi settori e all'interno degli stessi”.

DOLLARO SEMPRE FORTE


Tra gli ulteriori fattori che determinano l’andamento dei mercati obbligazionari c’è il dollaro forte. “Pur essendo ancora lontano dai livelli registrati nella seconda metà del 2022, quando ha raggiunto i massimi ventennali, ad agosto e nella seconda metà di luglio abbiamo assistito a un persistente rafforzamento della valuta americana nei confronti delle valute dei mercati sviluppati ed emergenti”, scrive l’analista di Wellington Management.

AUMENTANO I BOND DI STATO


Infine, c’è la concorrenza per i depositi bancari con l’intervento di diversi Paesi europei nell’emissione di bond di Stato. “Dopo i notevoli deflussi dai depositi bancari a favore dei fondi del mercato monetario negli Stati Uniti, anche in Europa stanno emergendo pressioni sui depositi bancari - spiega Marco Giordano - In questo caso, l'alternativa non è rappresentata dai fondi del mercato monetario, bensì da prodotti emessi dai governi e destinati agli investitori retail che cercano alternative ai depositi bancari”. Italia, Spagna e Portogallo hanno infatti già un’offerta di obbligazioni che possono assolvere a questo compito e di recente il Belgio ha fatto altrettanto, emettendo un titolo di debito a un anno destinato agli investitori retail che ha attirato 600mila risparmiatori e raccolto 21,9 miliardi di euro. “Questo - conclude l’Investment Director di Wellington Management - potrebbe essere un volano per l’emissione di titoli di Stato nei prossimi trimestri e aumentare la pressione sulle banche europee per arginare i deflussi dei depositi”.

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