Previsioni settimanali

Medio Oriente e crisi internazionali: puntare su settore energia e bond di qualità

Il conflitto in Israele, la guerra in Ucraina, le difficili relazioni tra Stati Uniti e Cina e le difficoltà interne in Usa creano un contesto di incertezza, ma ci sono opportunità di investimento nei settori che subiscono meno l’influenza di queste tensioni

di Annalisa Lospinuso 18 Ottobre 2023 15:20

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L’attacco di Hamas ad Israele è arrivato in un momento già complesso dal punto di vista geopolitico internazionale. Per il momento i mercati sperano in una rapida fine delle ostilità, ma non si può escludere che il conflitto prosegua più a lungo, come sottolinea Matteo Ramenghi, Chief investment officer UBS WM Italy, UBS Europe SE, succursale Italia, nell’analisi “Weekly-Regional view Italian”. L’impatto principale della crisi mediorientale potrebbe essere sulle materie prime, come abbiamo visto nelle sedute subito dopo l’attacco di Hamas. Nel caso in cui il conflitto si allargasse ad altri Paesi della regione, sottolinea Ramenghi, “i classici beni rifugio come oro e Treasury statunitensi potrebbero aiutare a stabilizzare i portafogli”.

LE TENSIONI INTERNAZIONALI


Sullo sfondo rimane la guerra in Ucraina, con le ormai note ricadute energetiche. Anche il rapporto tra Stati Uniti e Cina rimane teso e le ripercussioni cominciano a farsi sentire a livello degli scambi commerciali. Il tutto mentre gli Usa devono fare i conti con le tensioni interne: il Congresso ha evitato da poco, per la novantesima volta, il blocco delle finanze pubbliche, rinviando l’aumento del tetto d’indebitamento federale al 17 novembre, ma si stima che il deficit federale cresca costantemente, passando da 1312 miliardi di dollari nel 2022 a 1752 miliardi nel 2025. “La nostra aspettativa – continua Ramenghi – è che un accordo venga trovato e proprio l’elevato deficit statunitense è una ragione per ridurre i rendimenti a lungo termine. Ciò rafforza la nostra attesa che i tassi d’interesse possano scendere il prossimo anno”.

PREVISIONI SULLA RECESSIONE


Per quanto riguarda la recessione, spettro degli ultimi anni, secondo Ramenghi la probabilità negli Stati Uniti appare bassa. Qualche difficoltà in più la incontra l’Europa, che comincia a risentire dei tassi così elevati, e gli investitori temono un ritardo da parte della Banca centrale europea (Bce) nel ridurli. La Cina è in rallentamento, a causa della crisi immobiliari, anche se i recenti stimoli monetari e fiscali varati dal governo potrebbero sostenere l’economia. “Lo scenario più probabile, ad oggi – sottolinea Ramenghi – rimane quello di un atterraggio morbido dell’economia dopo l’euforica fase post-Covid. Per questo, nonostante tutto, le condizioni dei mercati finanziari non sono complessivamente negative: gran parte delle asset class offre prospettive accettabili, soprattutto le obbligazioni. Per quanto riguarda il mercato azionario, le valutazioni sono nel complesso ragionevoli anche se il buon andamento delle borse da inizio anno è stato guidato da un aumento dei multipli (per esempio il rapporto prezzo/utili) più che da un aumento degli utili”.

LE OPPORTUNITÀ DI INVESTIMENTO


Tra i settori da preferire, secondo UBS WM, c’è quello dell’energia che non riflette gli aumenti già registrati dal prezzo del petrolio. “Il settore energetico (Indice MSCI ACWI Energy) tratta a un multiplo degli utili attesi nel prossimo anno di 10x, vale a dire uno sconto del 12% rispetto alla sua media storica. In questo contesto la performance delle obbligazioni è invece stata deludente, per via del tono rigoroso delle banche centrali, dell’aumento del prezzo del petrolio e dei conseguenti timori riguardo un nuovo aumento dell’inflazione. I rendimenti rimangono elevati e, a mio avviso, troppo per essere sostenibili nel medio termine, soprattutto in Europa”, precisa il manager. Meglio, dunque, puntare su obbligazioni di buona qualità “che hanno poche probabilità di perdere valore se tenute a scadenza e, man mano che l’economia rallenta e l’inflazione scende, gli investitori inizieranno a posizionarsi per una riduzione dei tassi d’interesse, che ne dovrebbe far aumentare le quotazioni”, conclude Ramenghi.

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