L'analisi
Dai rating segni di cautela sul debito di Italia e Francia in un mondo ad alta volatilità
Economie e mercati sono sempre più un elastico teso tra forze contrapposte al rialzo e al ribasso, con le imprese soprattutto americane che rispondono meglio al cambiamento. L’impatto imprevedibile dei conflitti
di Stefano Caratelli 23 Ottobre 2023 08:47
La notizia che Moody’s ha mantenuto il rating della Francia a Aa2 con outlook stabile, nonostante un debito pubblico che se la batte per dimensioni con quello italico, e un Fmi che mette in dubbio il raggiungimento del target di deficit, ha ricevuto infinitamente meno attenzione del mantenimento dell’Italia a Investment Grade con outlook altrettanto stabile da parte di Standard & Poor’s, ma forse segnala una certa cautela a lanciare allarmi in tempi così complicati per mercati ed economie. I deficit pubblici nei principali paesi sviluppati, a cominciare dagli USA, corrono a livelli record in tempi di pace. E magari la differenza sta proprio qui. Con focolai di guerra fredda che si sta trasformando in ‘calda’ sparsi per il mondo, e dopo i violenti shock e contro-shock causati dalla pandemia, il confine tra tempo di pace e di guerra si è fatto sicuramente più sfumato. I mercati finanziari sono vaccinati dalle crisi finanziarie che hanno investito prima gli USA e poi l’Europa a cavallo del primo decennio degli anni 2000. La volatilità sta investendo forse di più le economie, dalla Cina alla Germania, con la notevole eccezione dell’America.
Ora l’Italia è in attesa dei giudizi di Fitch e Moody’s, con il secondo più temuto perché ha già assegnato un outlook negativo. Brutte sorprese sono ovviamente possibili, ma a differenza dei tempi della crisi del debito sovrano europeo di oltre 10 anni fa anche eventuali downgrade potrebbero non avere effetti devastanti. Lo ha spiegato un paio di giorni Matthew Rees, capo delle strategie obbligazionarie globali di LGIM, citando due cose che sono cambiate. La prima è il diverso approccio degli investitori, incoraggiati dal fatto che paesi allora declassati poi si sono ripresi bene, per cui gli investitori non sono ‘forzati’ a vendere ma possono aspettare, mentre la seconda è la flessibilità adottata dalla BCE, che nel reinvestimento dei titoli di Stato a scadenza può continuare a riacquistare anche quelli di un paese che venisse declassato, evitando eccessivi allargamenti degli spread.
Economie e mercati sospesi in una terra di nessuno, dove i focolai di conflitto possono esplodere su scala regionale, sono come un elastico teso, che può rilasciare forza violentemente in una direzione o in quella opposta, liberando potenziale di crescita o spingendo in recessione nel primo caso, facendo scattare movimenti bruschi al rialzo o al ribasso nel secondo. Paradossalmente, la volatilità per ora sembra investire più le economie dei mercati, con due motori della crescita globale in difficoltà, la Cina alle prese con una crisi immobiliare che sembra un’Idra a molte teste, e la Germania che rischia di scivolare per la seconda volta in recessione in meno di un anno. Sui mercati, finora la volatilità si è concentrata sull’obbligazionario, perché “l’effetto elastico” causato dal ritorno di inflazione e tassi alti dopo un decennio di deflazione è stato più violento. Questo induce alcuni grandi nomi, come BlackRock, a restare cauti sul credito di alta qualità, come Treasury e Investment Grade, mentre quello a basso rating e alto rendimento è giudicato interessante, con ritorni elevati e rischi di default limitati.
L’azionario è più complicato da decifrare. Le mega forze della nuova rivoluzione digitale nel segno dell’Intelligenza Artificiale e della transizione energetica sono al lavoro, ma l’identikit di chi le saprà cavalcare meglio non è chiarissimo. L’alta tensione in Medio Oriente di recente ha spinto al rialzo i grandi nomi della difesa, ma senza fuochi d’artificio, con guadagni in gran parte limitati a una cifra. Fa meglio degli altri chi offre soluzioni tecnologiche d’avanguardia a 360 gradi, dall’aerospaziale alla difesa tradizionale fino alla sicurezza nel cyberspazio, come l’americana Northrop Grumman. La guerra in Ucraina prima e l’attacco di Hamas a Israele poi stanno confermando che il numero di carri armati dispiegati sul campo, i pezzi d’artiglieria e i bombardamenti restano tasselli mortali dei conflitti ma sempre meno importanti rispetto a dispositivi fisicamente più leggeri ma più avanzati in termini di information technology, robotizzazione, automazione e neutralizzazione dell’intelligence avversaria.
L’investitore globale che guarda al lungo termine deve muoversi in acque sempre meno esplorate alla ricerca di nuove stelle polari senza perdere di vista quelle tradizionali, come i rating assegnati dalle agenzie internazionali che restano comunque un punto di riferimento per chi fa asset allocation. Le imprese sembrano più pronte ad adeguarsi al cambiamento e cogliere le nuove opportunità rispetto alle economie nel loro complesso, anche perché la loro performance viene misurata con strumenti che cominciano a mostrare la corda.
LA DIFFERENZA CON I TEMPI DELLA CRISI DEL DEBITO SOVRANO
Ora l’Italia è in attesa dei giudizi di Fitch e Moody’s, con il secondo più temuto perché ha già assegnato un outlook negativo. Brutte sorprese sono ovviamente possibili, ma a differenza dei tempi della crisi del debito sovrano europeo di oltre 10 anni fa anche eventuali downgrade potrebbero non avere effetti devastanti. Lo ha spiegato un paio di giorni Matthew Rees, capo delle strategie obbligazionarie globali di LGIM, citando due cose che sono cambiate. La prima è il diverso approccio degli investitori, incoraggiati dal fatto che paesi allora declassati poi si sono ripresi bene, per cui gli investitori non sono ‘forzati’ a vendere ma possono aspettare, mentre la seconda è la flessibilità adottata dalla BCE, che nel reinvestimento dei titoli di Stato a scadenza può continuare a riacquistare anche quelli di un paese che venisse declassato, evitando eccessivi allargamenti degli spread.
LA VOLATILITA’ INVESTE LE ECONOMIE PIU’ DEI MERCATI
Economie e mercati sospesi in una terra di nessuno, dove i focolai di conflitto possono esplodere su scala regionale, sono come un elastico teso, che può rilasciare forza violentemente in una direzione o in quella opposta, liberando potenziale di crescita o spingendo in recessione nel primo caso, facendo scattare movimenti bruschi al rialzo o al ribasso nel secondo. Paradossalmente, la volatilità per ora sembra investire più le economie dei mercati, con due motori della crescita globale in difficoltà, la Cina alle prese con una crisi immobiliare che sembra un’Idra a molte teste, e la Germania che rischia di scivolare per la seconda volta in recessione in meno di un anno. Sui mercati, finora la volatilità si è concentrata sull’obbligazionario, perché “l’effetto elastico” causato dal ritorno di inflazione e tassi alti dopo un decennio di deflazione è stato più violento. Questo induce alcuni grandi nomi, come BlackRock, a restare cauti sul credito di alta qualità, come Treasury e Investment Grade, mentre quello a basso rating e alto rendimento è giudicato interessante, con ritorni elevati e rischi di default limitati.
IMPATTO DELLE CRISI SULLE AZIONI DELLA DIFESA
L’azionario è più complicato da decifrare. Le mega forze della nuova rivoluzione digitale nel segno dell’Intelligenza Artificiale e della transizione energetica sono al lavoro, ma l’identikit di chi le saprà cavalcare meglio non è chiarissimo. L’alta tensione in Medio Oriente di recente ha spinto al rialzo i grandi nomi della difesa, ma senza fuochi d’artificio, con guadagni in gran parte limitati a una cifra. Fa meglio degli altri chi offre soluzioni tecnologiche d’avanguardia a 360 gradi, dall’aerospaziale alla difesa tradizionale fino alla sicurezza nel cyberspazio, come l’americana Northrop Grumman. La guerra in Ucraina prima e l’attacco di Hamas a Israele poi stanno confermando che il numero di carri armati dispiegati sul campo, i pezzi d’artiglieria e i bombardamenti restano tasselli mortali dei conflitti ma sempre meno importanti rispetto a dispositivi fisicamente più leggeri ma più avanzati in termini di information technology, robotizzazione, automazione e neutralizzazione dell’intelligence avversaria.
BOTTOM LINE
L’investitore globale che guarda al lungo termine deve muoversi in acque sempre meno esplorate alla ricerca di nuove stelle polari senza perdere di vista quelle tradizionali, come i rating assegnati dalle agenzie internazionali che restano comunque un punto di riferimento per chi fa asset allocation. Le imprese sembrano più pronte ad adeguarsi al cambiamento e cogliere le nuove opportunità rispetto alle economie nel loro complesso, anche perché la loro performance viene misurata con strumenti che cominciano a mostrare la corda.
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