Politica monetaria
Meeting Bce: per gli esperti è probabile una pausa nel ciclo di rialzo dei tassi
Secondo Ethenea e abrdn la Bce non dovrebbe rialzare i tassi nella prossima riunione di giovedì sulla politica monetaria, grazie al rallentamento dell’inflazione ma sarà interessante vedere come sarà presa questa decisione
di Leo Campagna 24 Ottobre 2023 07:55
Mentre prosegue la diffusione dei dati sull’andamento dell’economia e dei prezzi al consumo, cresce l’attesa per il meeting della Bce in programma giovedì 26 ottobre. L’interrogativo principale riguarda la possibilità che la banca centrale europea si prenda una pausa dopo la lunga serie di rialzi dei tassi che, dopo le decisioni nella precedente riunione di settembre, ha portato al 4,50% il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento dell'Eurosistema.
Secondo Volker Schmidt, portfolio manager di Ethenea Independent Investors, la Bce stavolta dovrebbe lasciare invariati i tassi di interesse. “Al momento non sembrano emergere ragioni affinchè la banca centrale possa alzarli ulteriormente: i dati dei prezzi al consumo di ottobre e novembre confermeranno un ulteriore calo nell’Area euro, che nel mese di novembre scenderà a un valore vicino al 3%, sulla spinta degli effetti base” riferisce il manager.
Schmidt, a questo proposito, spiega che a spingere un anno fa il carovita nella zona euro fu l’esplosione dei prezzi dell'energia sui mercati all'ingrosso, in particolare dell'elettricità e del gas: un effetto che, a distanza di 12 mesi, appare invertito. La Bce, aggiunge il manager di Ethenea, può inoltre puntare sulla debolezza dell'attività economica nell'Eurozona e sull'impatto, ancora tutto da definire, del conflitto che si è riacceso in Medio Oriente.
Anche Felix Feather, European Economic Analyst di abrdn, non si aspetta rialzi nel meeting della BCE di questa settimana. Probabile, a suo avviso, una sospensione del processo di rialzo dei tassi alla luce dell’assenza di sorprese sul versante dell’aumento dell'inflazione e delle dichiarazioni emerse dall'ultima riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo della BCE.
“Sarà tuttavia interessante vedere” sottolinea Feather “come sarà presa questa decisione. Dai recenti commenti dei funzionari emerge che la maggior parte dei policy maker è favorevole a mantenere i tassi al livello attuale per un periodo prolungato. E’ probabile che nella riunione di giovedì sia ribadita l'intenzione della BCE di mantenere i tassi in territorio restrittivo per un certo periodo di tempo”.
Quello che sarà cruciale, secondo l’European Economic Analyst di abrdn, è come saranno inquadrati i nuovi rischi al rialzo innescati dalle prospettive di inflazione alla luce della dinamica dei prezzi delle materie prime, in particolare nel settore energetico. Gli elementi forniti su questo tema daranno agli investitori un'idea più precisa dei rischi a breve termine per i tassi di interesse nell'area euro.
Resta il fatto che, se per il momento, la Bce sembra aver fatto il suo lavoro, l’anno prossimo si capirà se l'inasprimento della sua politica monetaria attuato fin qui sarà sufficiente ad ancorare stabilmente l'inflazione al 2%. “Ad ostacolare il lavoro della banca centrale europea, concorrono gli elevati aumenti salariali che, rimanendo ad un livello superiore al 4%, alimenteranno l'inflazione nei prossimi 12-24 mesi. Pericoli anche dalla spesa pubblica che rimane elevata e che, in alcuni casi, supera gli obiettivi di deficit concordati, aumentando anch’essa la pressione al rialzo sui prezzi” conclude Schmidt.
INFLAZIONE VERSO IL 3%
Secondo Volker Schmidt, portfolio manager di Ethenea Independent Investors, la Bce stavolta dovrebbe lasciare invariati i tassi di interesse. “Al momento non sembrano emergere ragioni affinchè la banca centrale possa alzarli ulteriormente: i dati dei prezzi al consumo di ottobre e novembre confermeranno un ulteriore calo nell’Area euro, che nel mese di novembre scenderà a un valore vicino al 3%, sulla spinta degli effetti base” riferisce il manager.
PREZZI DELL’ENERGIA IN CALO E ATTIVITA’ ECONOMICA DEBOLE
Schmidt, a questo proposito, spiega che a spingere un anno fa il carovita nella zona euro fu l’esplosione dei prezzi dell'energia sui mercati all'ingrosso, in particolare dell'elettricità e del gas: un effetto che, a distanza di 12 mesi, appare invertito. La Bce, aggiunge il manager di Ethenea, può inoltre puntare sulla debolezza dell'attività economica nell'Eurozona e sull'impatto, ancora tutto da definire, del conflitto che si è riacceso in Medio Oriente.
UNA SOSPENSIONE NEL PROCESSO DI RIALZO DEI TASSI
Anche Felix Feather, European Economic Analyst di abrdn, non si aspetta rialzi nel meeting della BCE di questa settimana. Probabile, a suo avviso, una sospensione del processo di rialzo dei tassi alla luce dell’assenza di sorprese sul versante dell’aumento dell'inflazione e delle dichiarazioni emerse dall'ultima riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo della BCE.
TASSI ALTI A LUNGO
“Sarà tuttavia interessante vedere” sottolinea Feather “come sarà presa questa decisione. Dai recenti commenti dei funzionari emerge che la maggior parte dei policy maker è favorevole a mantenere i tassi al livello attuale per un periodo prolungato. E’ probabile che nella riunione di giovedì sia ribadita l'intenzione della BCE di mantenere i tassi in territorio restrittivo per un certo periodo di tempo”.
LE DINAMICHE DEI PREZZI DELLE MATERIE PRIME
Quello che sarà cruciale, secondo l’European Economic Analyst di abrdn, è come saranno inquadrati i nuovi rischi al rialzo innescati dalle prospettive di inflazione alla luce della dinamica dei prezzi delle materie prime, in particolare nel settore energetico. Gli elementi forniti su questo tema daranno agli investitori un'idea più precisa dei rischi a breve termine per i tassi di interesse nell'area euro.
FOCUS SUGLI AUMENTI SALARIALI NEI PROSSIMI 12-24 MESI
Resta il fatto che, se per il momento, la Bce sembra aver fatto il suo lavoro, l’anno prossimo si capirà se l'inasprimento della sua politica monetaria attuato fin qui sarà sufficiente ad ancorare stabilmente l'inflazione al 2%. “Ad ostacolare il lavoro della banca centrale europea, concorrono gli elevati aumenti salariali che, rimanendo ad un livello superiore al 4%, alimenteranno l'inflazione nei prossimi 12-24 mesi. Pericoli anche dalla spesa pubblica che rimane elevata e che, in alcuni casi, supera gli obiettivi di deficit concordati, aumentando anch’essa la pressione al rialzo sui prezzi” conclude Schmidt.
Trending