Lo scenario

Settimana di banche centrali e trimestrali, ma con gli occhi alle incertezze globali

Fed, Bank of Japan e Bank of England daranno la loro lettura di situazioni molto diverse mentre da Apple in giù gli utili continuano a dettare il sentiment, su tutto aleggia una volatilità geopolitica che tiene in allerta

di Stefano Caratelli 30 Ottobre 2023 08:03

financialounge -  banche centrali Bullettin Elon Musk mercati
Elon Musk, l’uomo che ‘vale’ di più al mondo in termini di miliardi di dollari grazie alle sue intuizioni visionarie, può rientrare nella categoria dei ‘catastrofisti ottimisti’. Il pianeta Terra si avvita verso il disastro? Nessun problema, tra poco saremo in grado di costruire città su Marte e spostarci lì se ci sarà bisogno. Questa volta, con la volatilità geopolitica ai massimi dopo che la crisi in Israele si è aggiunta a quella in Ucraina e alle tensioni nei mari intorno alla Cina, l’ha sparata un po’ più grossa del solito: temo che stiamo andando come sonnambuli verso la Terza Guerra Mondiale, con un fronte Russia-Iran-Cina compattato contro USA e Occidente. Mancava il condimento di ottimismo ma ce l’aveva messo un paio di settimane prima affermando che alla fine il libero arbitrio avrebbe sconfitto la rassegnazione.

RICERCA DI ISPIRAZIONE DA BANCHE CENTRALI E FONDAMENTALI


Anche se molto più ricco, Musk non è visto da mercati e investitori come un ‘oracolo’ alla Warren Buffett. Per ora tengono i nervi abbastanza saldi e continuano a cercare ispirazione e direzione nelle banche centrali e nei risultati societari. Due ingredienti che nei prossimi giorni non mancano, con le riunioni di Bank of Japan, Fed e Bank of England e una bella raffica di trimestrali, tra cui spicca Apple, seguita da McDonald's, Caterpillar, Pfizer, Mondelez, Starbucks e Eli Lilly. Intanto l’economia USA corre a sorpresa con un PIL che nel terzo trimestre sfiora il 5%, ma il consensus punta a una frenata a quasi zero nel quarto, mentre il PCE Core, l’indicatore preferito dalla Fed per misurare l’inflazione, a settembre ha rallentato al 3,7% annuo, ai minimi da maggio 2021. All’annuncio sui tassi della Fed del 1° novembre guarda forse più Wall Street dell’obbligazionario, visto che gli alti tassi americani sono ritenuti i principali responsabili del calo del 10% dello S&P 500 dai massimi di fine luglio, anche se conserva un rialzo dell’8% da inizio anno.

PER I TASSI È DIVENTATO CRUCIALE IL FATTORE TEMPO


Gli investitori non temono tanto un nuovo ultimo rialzo, non escluso a dicembre, ma guardano a quanto a lungo resteranno elevati trascinando i rendimenti dei Treasury, che viaggiano ai massimi da 15 anni anche se sono in linea se non sotto quelli a brevissimo. Per cui sarà fondamentale la valutazione dello stato dell’economia USA da parte di Powell e colleghi, dalle tensioni salariali alla resilienza dei consumi. Anche in Giappone i rendimenti decennali viaggiano ai massimi, che nel mondo alla rovescia del Sol Levante vuole dire che tentano di rompere il tetto dell’1% fissato dalla Banca Centrale, che potrebbe fare una sorpresa di Halloween abbandonando o almeno stringendo un po’ la politica monetaria ultra-accomodante nonostante la pazienza che il governatore Kazuo Ueda ha continuato a proclamare, anche per non pregiudicare la debole crescita dell’economia, con l’inflazione rientrata ‘da sola’ al 3% dal picco di oltre il 4% a inizio anno.

DILEMMA BRITANNICO, INDICAZIONI DALLE TRIMESTRALI


Situazione agli antipodi in Gran Bretagna, con la crescita piatta, l’inflazione che continua a correre al 6,7% e I tassi che viaggiano al 5,25%, come in USA, con il mercato che continua a prezzare un taglio o due l’anno prossimo. Per Bank of England un bel dilemma, simile a quello che la Bce, ha risolto mettendosi in pausa, anche se nell’Eurozona l’inflazione è ‘solo’ al 4,3%, con crescita ugualmente piatta. Intanto le trimestrali in arrivo a Wall Street daranno ulteriori elementi di valutazione sullo stato di salute delle mega-cap, dopo le recenti delusioni di Alphabet e Tesla, e sui trend che guidano i consumi e gli investimenti americani.

IL BITCOIN TORNA SOTTO I RIFLETTORI MA IL PARALLELO CON L’ORO È INGANNEVOLE


Infine, le criptovalute tornate sotto i riflettori, dopo il rally messo a segno dal Bitcoin, alimentato dalla possibilità che la SEC approvi la quotazione di un ETF basato sul prezzo spot, e non sui derivati come futures o opzioni, della valuta digitale. Qualcuno ha fatto il parallelo con il lancio vent’anni fa del primo ETF sull’oro, che rese accessibile il metallo giallo alla platea dei piccoli investitori alimentando negli anni successivi un rialzo che lo ha portato da 3-400 dollari l’oncia vicino ai 2.0000 dollari. Un paragone suggestivo ma non abbastanza per fare delle crypto un bene rifugio paragonabile al metallo che da migliaia di anni è sinonimo di certezza, per la sua tangibilità e per il valore intrinseco. Anche perché a differenza dell’oro vent’anni fa, il Bitcoin è già molto diffuso a livello di retail.

BOTTOM LINE


Per ora, la crisi in Israele si è limitata ad aggiungere agli indici di incertezza globale il rischio diffuso di attacchi terroristici a quelli relativi alla guerra in Ucraina e alle tensioni USA-Cina, e l’allarme di Musk sembra più una ricerca di visibilità. Mercati e investitori restano concentrati sulle banche centrali e sui fondamentali macro e societari, ma l’area potenziale di crisi si è allargata parecchio. Servono nervi saldi e fedeltà alla strategia di lungo termine.

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