Politica monetaria
Perché Allianz Global Investors si aspetta che la Fed lasci i tassi invariati
Nonostante il recente picco della crescita economica statunitense, una probabile recessione nel 2024 e un rallentamento dell’inflazione dovrebbero sostenere lo status quo
di Leo Campagna 1 Novembre 2023 08:00
“Ci aspettiamo che la Federal Reserve statunitense lasci i tassi invariati alla prossima riunione del Federal Open Market Comitato prevista dal 31 ottobre al 1 novembre. I recenti dati macroeconomici supportano il mantenimento dello status quo” ha commentato Franck Dixmier, Global CIO Fixed Income di Allianz Global Investors in vista dell’imminente meeting della banca centrale USA.
È vero, ammette il manager, che la crescita del prodotto interno lordo statunitense ha accelerato nel terzo trimestre, attestandosi al +4,9% su base annua (fonte: US Bureau of Economic Analysis, 26 ottobre 2023) rispetto al +4,5% previsto e al +2,1% nel secondo trimestre. Tuttavia, questa crescita è stata essenzialmente guidata dai consumi (+4% contro +0,8% nel 2° trimestre), grazie alla dinamica che ha visto le famiglie attingere ai propri risparmi.
Dixmier ritiene che la recente crescita della spesa al consumo abbia probabilmente raggiunto il picco dopo il forte sostegno fornito ai consumatori durante la pandemia di Covid-19. “Dopo un drastico inasprimento delle condizioni monetarie, prevediamo che l’economia americana possa entrare in recessione nel 2024. Un rallentamento dei prezzi al consumo core, la misura preferita dalla Federal Reserve per il carovita, al 3,7% (fonte US BEA, 27 ottobre 2023) su base annua a settembre, conferma la tendenza alla disinflazione” riferisce il Global CIO Fixed Income di AllianzGI.
Secondo il manager, la Fed dovrebbe aver completato il ciclo di rialzi dei tassi. Naturalmente, aggiunge, non si può escludere la possibilità di un ulteriore rialzo a fine anno, che i mercati stimano con una probabilità del 30%. Ma, in ogni caso, dovrebbe avere un impatto limitato sui mercati.
“Gli investitori guardano più avanti preparandosi per un lungo periodo di stabilizzazione dei tassi di interesse, con il primo taglio previsto a metà del 2024. Il contesto è favorevole per i titoli del Tesoro statunitense. Ma non si può escludere una volatilità a breve termine, soprattutto nel caso di shock dei prezzi dell’energia” conclude Dixmier.
LA CRESCITA DEL PIL STATUNITENSE NEL TERZO TRIMESTRE
È vero, ammette il manager, che la crescita del prodotto interno lordo statunitense ha accelerato nel terzo trimestre, attestandosi al +4,9% su base annua (fonte: US Bureau of Economic Analysis, 26 ottobre 2023) rispetto al +4,5% previsto e al +2,1% nel secondo trimestre. Tuttavia, questa crescita è stata essenzialmente guidata dai consumi (+4% contro +0,8% nel 2° trimestre), grazie alla dinamica che ha visto le famiglie attingere ai propri risparmi.
CONFERMATA LA TENDENZA ALLA DISINFLAZIONE
Dixmier ritiene che la recente crescita della spesa al consumo abbia probabilmente raggiunto il picco dopo il forte sostegno fornito ai consumatori durante la pandemia di Covid-19. “Dopo un drastico inasprimento delle condizioni monetarie, prevediamo che l’economia americana possa entrare in recessione nel 2024. Un rallentamento dei prezzi al consumo core, la misura preferita dalla Federal Reserve per il carovita, al 3,7% (fonte US BEA, 27 ottobre 2023) su base annua a settembre, conferma la tendenza alla disinflazione” riferisce il Global CIO Fixed Income di AllianzGI.
LA FED DOVREBBE AVER COMPLETATO IL CICLO DI RIALZO DEI TASSI
Secondo il manager, la Fed dovrebbe aver completato il ciclo di rialzi dei tassi. Naturalmente, aggiunge, non si può escludere la possibilità di un ulteriore rialzo a fine anno, che i mercati stimano con una probabilità del 30%. Ma, in ogni caso, dovrebbe avere un impatto limitato sui mercati.
IL CONTESTO È FAVOREVOLE AI TITOLI DEL TESORO STATUNITENSE
“Gli investitori guardano più avanti preparandosi per un lungo periodo di stabilizzazione dei tassi di interesse, con il primo taglio previsto a metà del 2024. Il contesto è favorevole per i titoli del Tesoro statunitense. Ma non si può escludere una volatilità a breve termine, soprattutto nel caso di shock dei prezzi dell’energia” conclude Dixmier.