L'analisi
Il debito dei mercati emergenti potrebbe beneficiare per primo del calo dell'inflazione
abrdn, in un commento di Kieran Curtis, Head of Emerging Market Local Currency Debt, traccia una panoramica delle opportunità d’investimento nelle diverse aree dopo il picco fatto segnare dall’inflazione
di Stefano Caratelli 15 Novembre 2023 16:30
Molti investitori in titoli di Stato direbbero che il momento ideale per extra rendimenti è dopo un picco dell'inflazione. Il principio si applica sia ai titoli di Stato in valuta locale dei mercati emergenti che al debito pubblico delle economie sviluppate. L'inflazione nei Mercati Emergenti ha raggiunto il picco a gennaio, dopo l'aumento dei prezzi dell'energia seguito all'invasione dell'Ucraina, combinato con la contrazione dell'offerta post-pandemia, e molte economie emergenti possono ora aspettarsi che l'inflazione torni ai livelli target delle banche centrali entro sei mesi, per cui il debito emergente potrebbe beneficiare per primo del calo dell'inflazione.
Lo sostiene Kieran Curtis, Head of Emerging Market Local Currency Debt di abrdn, osservando che in molti Mercati Emergenti l'innalzamento dei tassi era stato tanto significativo tra il 2021 e l'inizio di quest'anno quanto il successivo calo dell'inflazione, che ha consentito l'avvio di un ciclo di allentamento monetario, che sta a sua volta determinando la discesa dei rendimenti e una spinta al rialzo dei prezzi obbligazionari. Curtis fa l’esempio, della maggior parte dei paesi dell'Europa centrale e orientale e dell'America Latina, che dovrebbero tagliare i tassi in un orizzonte temporale di uno o due anni. Rispetto alle economie sviluppate, la differenza nella politica monetaria non riguarda più la direzione ma la tempistica.
In qualità di investitori nei mercati emergenti, abrdn sottolinea che si tratta di un universo tutt'altro che omogeneo, con dinamiche d'investimento che possono variare molto da un mercato all'altro. La regione Europa, Medio Oriente e Africa salta all'occhio. L'Europa centrale ha fatto da traino all'inflazione per lo shock energetico e anche perché le economie erano cresciute rapidamente prima della pandemia. Curtis ritiene che i titoli di Stato di quest’area non offrano opportunità del tutto convincenti, le obbligazioni a lunga rendono meno della liquidità e anche tra un anno l’inflazione potrebbe non essere tornata ai target delle banche centrali.
Per quanto riguarda invece l’Asia, secondo l’esperto di abrdn attira l'attenzione perché l'inflazione è stata meno forte rispetto alle economie sviluppate grazie a mercati energetici più stabili e debolezza della domanda nella più grande economia della regione, la Cina. Le obbligazioni a lunga scadenza in Asia ora rendono più della liquidità mentre un anno fa i rendimenti piuttosto bassi offerti non erano molto allettanti. Ma con il calo dell'inflazione, anche se da livelli bassi, e prospettive di crescita incerte, l’Asia secondo Curtis è diventata interessante.
Infine l’America Latina, che l’analisi di abrdn definisce invece “davvero interessante”. Negli ultimi due anni l'inflazione è leggermente diminuita rispetto a USA ed Europa, ma i rendimenti obbligazionari offrono ancora un premio più alto rispetto ai mercati sviluppati. I tassi hanno registrato aumenti più consistenti nel 2021 e nel 2022 per cui è qui che potrebbero scendere maggiormente offrendo un maggior ritorno. I titoli di Stato dell'America Latina detenuti dagli investitori stranieri sono pochi da anni, per cui conclude Curtis, sarebbe opportuno prendere in considerazione l'idea di aumentare l’esposizione.
CICLO DI ALLENTAMENTO DOPO LA STRETTA MONETARIA
Lo sostiene Kieran Curtis, Head of Emerging Market Local Currency Debt di abrdn, osservando che in molti Mercati Emergenti l'innalzamento dei tassi era stato tanto significativo tra il 2021 e l'inizio di quest'anno quanto il successivo calo dell'inflazione, che ha consentito l'avvio di un ciclo di allentamento monetario, che sta a sua volta determinando la discesa dei rendimenti e una spinta al rialzo dei prezzi obbligazionari. Curtis fa l’esempio, della maggior parte dei paesi dell'Europa centrale e orientale e dell'America Latina, che dovrebbero tagliare i tassi in un orizzonte temporale di uno o due anni. Rispetto alle economie sviluppate, la differenza nella politica monetaria non riguarda più la direzione ma la tempistica.
OPPORTUNITÀ NON CONVINCENTI IN EUROPA CENTRO-ORIENTALE
In qualità di investitori nei mercati emergenti, abrdn sottolinea che si tratta di un universo tutt'altro che omogeneo, con dinamiche d'investimento che possono variare molto da un mercato all'altro. La regione Europa, Medio Oriente e Africa salta all'occhio. L'Europa centrale ha fatto da traino all'inflazione per lo shock energetico e anche perché le economie erano cresciute rapidamente prima della pandemia. Curtis ritiene che i titoli di Stato di quest’area non offrano opportunità del tutto convincenti, le obbligazioni a lunga rendono meno della liquidità e anche tra un anno l’inflazione potrebbe non essere tornata ai target delle banche centrali.
ASIA DIVENTATA UN'AREA INTERESSANTE
Per quanto riguarda invece l’Asia, secondo l’esperto di abrdn attira l'attenzione perché l'inflazione è stata meno forte rispetto alle economie sviluppate grazie a mercati energetici più stabili e debolezza della domanda nella più grande economia della regione, la Cina. Le obbligazioni a lunga scadenza in Asia ora rendono più della liquidità mentre un anno fa i rendimenti piuttosto bassi offerti non erano molto allettanti. Ma con il calo dell'inflazione, anche se da livelli bassi, e prospettive di crescita incerte, l’Asia secondo Curtis è diventata interessante.
MA DAVVERO INTERESSANTE È L'AMERICA LATINA
Infine l’America Latina, che l’analisi di abrdn definisce invece “davvero interessante”. Negli ultimi due anni l'inflazione è leggermente diminuita rispetto a USA ed Europa, ma i rendimenti obbligazionari offrono ancora un premio più alto rispetto ai mercati sviluppati. I tassi hanno registrato aumenti più consistenti nel 2021 e nel 2022 per cui è qui che potrebbero scendere maggiormente offrendo un maggior ritorno. I titoli di Stato dell'America Latina detenuti dagli investitori stranieri sono pochi da anni, per cui conclude Curtis, sarebbe opportuno prendere in considerazione l'idea di aumentare l’esposizione.