Politiche monetarie e mercati
Wellington Management: qual è l'impatto delle banche centrali sul mercato obbligazionario
Wellington Management, in un commento dell’Investment Director Marco Giordano, analizza le recenti mosse delle autorità monetarie nei principali Paesi, dalla Cina al Giappone agli Usa fino all’Europa
di Stefano Caratelli 15 Novembre 2023 07:55
Dopo il lungo dibattito estivo sembra che più che a una pausa si sia giunti alla fine del ciclo restrittivo, uno dei più rapidi e aggressivi degli ultimi decenni. A ottobre cinque banche centrali dei mercati sviluppati hanno lasciato i tassi invariati, Bce, Banca del Giappone, Australia, Nuova Zelanda e Canada, mentre a inizio novembre anche Fed e Bank of England hanno deciso di non alzare. La fine del ciclo appare una sorpresa, considerato che l’inflazione è lontana dall’obiettivo, e negli Usa ha sorpreso al rialzo con la disoccupazione bassa. Ma ha superato il picco e stiamo assistendo a un rallentamento significativo in varie economie, il che rende il trade-off crescita-inflazione di primaria importanza per i policymaker di tutto il mondo, con tassi a lungo che hanno registrato aumenti maggiori rispetto alla parte breve delle curve.
Marco Giordano, Investment Director di Wellington Management, ha analizzato le determinanti dei mercati obbligazionari nelle diverse aree geografiche, sottolineando che si tratta di un difficile gioco di equilibri per le banche centrali, che sembrano lasciar spazio a un messaggio più neutro, incentrato sul non voler danneggiare inutilmente l’economia, come anche per i mercati, che prevedono tassi più elevati più a lungo, ma stimano tagli già nella prima metà del 2024.
Secondo Giordano ciò porterà a maggior volatilità e divergenza, in quanto alcuni policymaker si concentreranno maggiormente sul ritorno dell’inflazione verso l’obiettivo, mentre altri saranno particolarmente sensibili agli indicatori di crescita e disoccupazione. I mercati scommettono chiaramente sul calo nel 2024, ma ad avviso di Wellington Management non è chiaro se sia la cosa giusta da fare, visto il nuovo panorama macroeconomico, anche perché un guadagno a breve può tradursi in una sofferenza sul lungo periodo, se l’inflazione non venisse riportata sotto controllo.
In Cina, prosegue l’analisi di Giordano, dopo un primo allentamento monetario in estate le autorità fiscali hanno iniettato uno stimolo di 1.000 miliardi di yuan per sostenere l’economia, con un aumento del deficit dal 3% al 3,8% per aiutare l’immobiliare: una svolta importante rispetto agli ultimi 30 anni, quando i governi locali dovevano spendere in progetti a basso rendimento. Restando in Asia, la Banca del Giappone ha rilasciato un importante messaggio sulla politica di controllo della curva dei rendimenti, con passo avanti verso la la normalizzazione monetaria. Ora il tetto dell’1% sui titoli di Stato a 10 anni viene attualmente preso solo come “riferimento”, consentendo di salire sopra.
Il Giappone ha segnalato che vuol evitare un brusco aumento dei tassi, mentre la Banca Centrale sta acquistando fiducia nella sostenibilità dell’inflazione, che potrebbe segnare la fine dei tassi negativi già nel primo trimestre del 2024. Giordano si aspetta che il Giappone cresca di più rispetto ad altri Paesi, in quanto le imprese dovrebbero acquistare competitività grazie allo yen debole e a condizioni finanziarie accomodanti. Negli Usa l’attenzione e sul rifinanziamento del Tesoro, che continuerà a espandere il suo programma di “cedole”, ma in modo graduale, lasciando ai mercati il tempo di digerire la maggiore duration delle nuove emissioni.
Il tema sta diventando sempre più importante, in quanto il Tesoro sta i titoli a breve per passare a quelli a lungo con cedole, nel tentativo di allungare la scadenza media del debito. Inoltre, dopo settimane di stallo alla Camera dei Rappresentanti è stato eletto un nuovo Speaker, Michael Johnston della Louisiana. Giordano osserva che l’impatto più immediato sui mercati è legato al fatto che la leadership della Camera adesso ha solamente poche settimane per approvare una risoluzione per finanziare il governo ed evitare un blocco delle attività amministrative, il cosiddetto shutdown. Il termine ultimo per approvare un nuovo bilancio o una risoluzione continua è il 17 novembre, in caso contrario, si verificherebbe un blocco che, a seconda della durata, potrebbe avere un impatto negativo sulla crescita, anche se gli investitori si aspettano che la maggior si registri una volta terminato il periodo di blocco.
DIFFICILE GIOCO DI EQUILIBRI DELLE BANCHE CENTRALI
Marco Giordano, Investment Director di Wellington Management, ha analizzato le determinanti dei mercati obbligazionari nelle diverse aree geografiche, sottolineando che si tratta di un difficile gioco di equilibri per le banche centrali, che sembrano lasciar spazio a un messaggio più neutro, incentrato sul non voler danneggiare inutilmente l’economia, come anche per i mercati, che prevedono tassi più elevati più a lungo, ma stimano tagli già nella prima metà del 2024.
VERSO MAGGIOR VOLATILITÀ E DIVERGENZA
Secondo Giordano ciò porterà a maggior volatilità e divergenza, in quanto alcuni policymaker si concentreranno maggiormente sul ritorno dell’inflazione verso l’obiettivo, mentre altri saranno particolarmente sensibili agli indicatori di crescita e disoccupazione. I mercati scommettono chiaramente sul calo nel 2024, ma ad avviso di Wellington Management non è chiaro se sia la cosa giusta da fare, visto il nuovo panorama macroeconomico, anche perché un guadagno a breve può tradursi in una sofferenza sul lungo periodo, se l’inflazione non venisse riportata sotto controllo.
LE MOSSE DELLE AUTORITÀ IN CINA E GIAPPONE
In Cina, prosegue l’analisi di Giordano, dopo un primo allentamento monetario in estate le autorità fiscali hanno iniettato uno stimolo di 1.000 miliardi di yuan per sostenere l’economia, con un aumento del deficit dal 3% al 3,8% per aiutare l’immobiliare: una svolta importante rispetto agli ultimi 30 anni, quando i governi locali dovevano spendere in progetti a basso rendimento. Restando in Asia, la Banca del Giappone ha rilasciato un importante messaggio sulla politica di controllo della curva dei rendimenti, con passo avanti verso la la normalizzazione monetaria. Ora il tetto dell’1% sui titoli di Stato a 10 anni viene attualmente preso solo come “riferimento”, consentendo di salire sopra.
LO YEN DEBOLE AUMENTERÀ LA COMPETITIVITÀ
Il Giappone ha segnalato che vuol evitare un brusco aumento dei tassi, mentre la Banca Centrale sta acquistando fiducia nella sostenibilità dell’inflazione, che potrebbe segnare la fine dei tassi negativi già nel primo trimestre del 2024. Giordano si aspetta che il Giappone cresca di più rispetto ad altri Paesi, in quanto le imprese dovrebbero acquistare competitività grazie allo yen debole e a condizioni finanziarie accomodanti. Negli Usa l’attenzione e sul rifinanziamento del Tesoro, che continuerà a espandere il suo programma di “cedole”, ma in modo graduale, lasciando ai mercati il tempo di digerire la maggiore duration delle nuove emissioni.
IN USA FOCUS SULLE EMISSIONI DEL TESORO
Il tema sta diventando sempre più importante, in quanto il Tesoro sta i titoli a breve per passare a quelli a lungo con cedole, nel tentativo di allungare la scadenza media del debito. Inoltre, dopo settimane di stallo alla Camera dei Rappresentanti è stato eletto un nuovo Speaker, Michael Johnston della Louisiana. Giordano osserva che l’impatto più immediato sui mercati è legato al fatto che la leadership della Camera adesso ha solamente poche settimane per approvare una risoluzione per finanziare il governo ed evitare un blocco delle attività amministrative, il cosiddetto shutdown. Il termine ultimo per approvare un nuovo bilancio o una risoluzione continua è il 17 novembre, in caso contrario, si verificherebbe un blocco che, a seconda della durata, potrebbe avere un impatto negativo sulla crescita, anche se gli investitori si aspettano che la maggior si registri una volta terminato il periodo di blocco.