Politica monetaria

Amundi: con più debito pubblico rendimenti in salita, gli effetti sulle altre asset class

Le principali banche centrali stanno riducendo i loro ingenti bilanci: l’aumento dell'offerta di debito pubblico sui mercati farà salire i rendimenti e alzare anche quelli corretti per il rischio delle altre principali asset class

di Leo Campagna 27 Novembre 2023 16:54

financialounge -  banche centrali BCE FED mercati titoli di stato
Prima della Grande Crisi Finanziaria (GFC) i bilanci delle principali banche centrali ammontavano in media al 10% del PIL della loro area di riferimento. Oggi quello della Federal Reserve statunitense (Fed) si attesta al 30% mentre quello della Bce addirittura al 50%. La Banca d'Inghilterra (BoE), la Bce e la Fed hanno dichiarato di voler sostanzialmente normalizzare i loro bilanci nel tempo, "uscendo dalle politiche non convenzionali" per tornare ad una politica monetaria che vede nei tassi di interesse il principale strumento.

UNA NORMALIZZAZIONE GRADUALE E DISTRIBUITA SU MOLTI ANNI


“Resta da vedere se riusciranno a farlo in modo ordinato senza provocare un ulteriore aumento dei rendimenti, richiedendo ai mercati di assorbire una quantità di debito molto maggiore, in un contesto in cui i governi continuano a registrare ampi deficit” tiene a sottolineare Mahmood Pradhan, Head Global Macro Economics, Amundi Investment Institute. In ogni caso, la normalizzazione dovrà essere graduale e distribuita su molti anni, alla luce anche degli 8.000 miliardi di dollari in obbligazioni detenuti dalla Fed, i 5.000 miliardi di euro nel bilancio della Bce e gli 800 miliardi di sterline in quello della BoE.

BILANCIO DELLE BANCHE CENTRALI VERSO IL 20% DEL PIL


“La crescita secolare dei mercati del debito, i frequenti interventi di politica monetaria per raggiungere gli obiettivi di stabilità finanziaria, la maggiore domanda di riserve bancarie e l'aumento della liquidità in circolazione, spingono le banche centrali a detenere bilanci più grandi rispetto a prima del QE. Un bilancio stabile pari in media a circa il 20% del Pil dello stato (o stati) di riferimento sarebbe un'ipotesi ragionevole” riferisce Pradhan.

PROSPETTIVE FISCALI CRITICHE


Preoccupano, tuttavia, le prospettive fiscali, in particolare quelle degli Stati Uniti. In base alle attuali proiezioni dell'Ufficio di Bilancio del Congresso degli Stati Uniti, il debito federale dovrebbe balzare dai 33.000 miliardi di dollari di quest'anno a ben oltre 50.000 miliardi di dollari entro il 2033. “Se la Fed detenesse il 20% del Pil, il suo bilancio tra dieci anni sarebbe simile a quello attuale mentre una quota maggiore di debito pubblico sarebbe in mano al mercato. Nell'Eurozona e nel Regno Unito le prospettive i piani fiscali più prudenti rendono le prospettive meno critiche. Ma anche in questo caso però, il margine di manovra fiscale sarà ridotto e i piani di consolidamento fiscale saranno difficili se i rendimenti rimarranno elevati” specifica il manager di Amundi Investment Institute.

RISCHIO DI RIALZO DEI RENDIMENTI PER LE SCADENZE PIÙ LUNGHE


I piani di riduzione dei bilanci delle banche centrali potrebbero essere ostacolati anche dagli ingenti finanziamenti necessari per la transizione al net zero e, in una prospettiva geopolitica più sfavorevole, dall’esigenza di maggiori spese per la difesa. Tutte queste richieste aggiuntive potrebbero portare a tassi di interesse strutturalmente più elevati con cui le banche centrali dovranno confrontarsi. La maggiore offerta di titoli di Stato dovrebbe far salire i rendimenti di mercato, in particolare per le scadenze più lunghe, facendo pressione soprattutto sui paesi con un debito più elevato costretti a subire un ulteriore aumento dei costi di finanziamento.

UN APPROCCIO FLESSIBILE ALLA DURATION


“In quest’ottica” spiega Pradhan “gli investitori dovrebbero adottare un approccio flessibile alla duration perché la normalizzazione del mercato richiederà tempo e non sarà lineare”. I rendimenti più elevati dei titoli di Stato di riferimento più sicuri faranno rivedere le valutazioni delle altre attività più rischiose come le azioni, che offrono un premio, e che dovranno essere prezzate in modo più attraente. “Finite le politiche accomodanti del periodo del quantitative easing, le asset class finanziarie dovrebbe apprezzarsi in misura meno indiscriminata. Una dinamica che spinge a concentrarsi maggiormente sui fondamentali aziendali e sull'identificazione dei cambiamenti tecnologici e di produttività” conclude l’Head Global Macro Economics, Amundi Investment Institute.

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