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Finanza sostenibile

COP28, investire sulle strategie di adattamento al cambiamento climatico

Albertine Pegrum-Haram, senior associate, Investimento responsabile di Columbia Threadneedle Investments sottolinea come gli investimenti dovrebbero essere orientati anche ad affrontare l'adattamento al cambiamento climatico

di Annalisa Lospinuso 4 Dicembre 2023 17:30

financialounge -  Albertine Pegrum-Haram Columbia Threadneedle Investments cop28 dubai Rischio climatico
È sempre più urgente avviare soluzioni concrete per poter limitare il surriscaldamento globale. Anche la finanza può fare la sua parte. Finora ci si è concentrati soprattutto sulle strategie di investimento orientate alla mitigazione climatica, ma anche quelle per l’adattamento climatico, ampiamente trascurate, possono avere molteplici vantaggi, come ridurre le perdite e generare nuovi ulteriori canali di finanziamento per la transizione, fornendo allo stesso tempo rendimenti positivi e impatti reali. Albertine Pegrum-Haram, senior associate, Investimento responsabile di Columbia Threadneedle Investments, sottolinea l’importanza di scegliere le strategie giuste anche negli investimenti per supportare l’adattamento alle attuali condizioni climatiche e la necessità di tradurre in chiave finanziaria i risultati dei modelli accademici utilizzati per poter sfruttare al meglio i dati climatici a nostra disposizione.

STRATEGIE PER L'ADATTAMENTO CLIMATICO


“Gli investitori si sono tradizionalmente concentrati sulla mitigazione climatica offrendo soluzioni più chiare, come supportare i sistemi energetici e di trasporto a basse emissioni. Tuttavia, le strategie di investimento per l’adattamento climatico, ampiamente trascurate, possono avere molteplici vantaggi, come ridurre le perdite e generare nuovi ulteriori canali di finanziamento per la transizione, fornendo allo stesso tempo rendimenti positivi e impatti reali”, sottolinea l’esperto di Columbia Threadneedle.

VERSO COP28


L’anno scorso, alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima, COP27, i Paesi hanno concordato un quadro di riferimento per l’adattamento, basato sull’impegno assunto a Glasgow di raddoppiare i finanziamenti per a 40 miliardi di dollari entro il 2025. Tuttavia, l’enfasi sul tema dei finanziamenti si è affievolito nei successivi negoziati e si è concordato di produrre un rapporto in occasione della COP28 sui progressi compiuti in materia di adattamento. “Di fatto sussistono ancora disaccordi di fondo tra le parti – fa notare Albertine Pegrum-Haram – in merito alla forma che dovrebbe assumere l’agenda sull’adattamento, data la natura particolarmente complessa degli obiettivi da definire. Nel periodo che precede la COP28, i progressi su questo fronte sono stati scarsi e le negoziazioni tese. A differenza della riduzione delle emissioni, che ha il lusso di concentrarsi su una metrica chiara (la riduzione dei gas serra), la misurazione specifica dell’adattamento è complicata a causa delle molteplici e diverse attività che rientrano all’interno di questo tema”.

COME GESTIRE I RISCHI CLIMATICI FISICI


Finora la maggior parte dell'attenzione degli investitori si è concentrata sulla gestione dei rischi di transizione, ma sono necessari nuovi approcci per valutare e gestire correttamente anche i rischi climatici fisici. Secondo Columbia Threadneedle Investments, in primo luogo è fondamentale comprendere al meglio gli strumenti usati nella gestione del rischio fisico, riconoscendo i limiti insiti nell’utilizzo di risultati prodotti da modelli climatici come dati rilevanti per gli investimenti. La maggior parte di questi modelli, a cui si ricorre per guidare le decisioni di investimento, sono nati per la ricerca accademica e i dati risultanti non rappresentano necessariamente lo strumento migliore o maggiormente adatto per designare i finanziamenti per la resilienza e l’adattamento.

LA SOTTOSTIMA DEL RISCHIO


In secondo luogo, bisogna considerare che gli attuali modelli macroeconomici per gli investimenti soffrono di carenze che potrebbero determinare una sottostima del rischio, come la mancanza di eventi climatici non lineari (tipping point), l’assenza di considerazione dei rischi associati e la sottostima degli impatti sulle catene di approvvigionamento. “Tutto ciò può portare a un fraintendimento dell’entità del rischio. Vi sono poi ulteriori complicazioni – continua Columbia Threadneedle Investments – nell’analisi di rischi e opportunità relative ai mercati emergenti e alle economie in fase di sviluppo, tra le quali la mancanza di dati sul campo, che rendono le stime dei rischi ancora più aleatorie per questi Paesi, comportando una maggiore incertezza dell’esposizione al rischio e una conseguente minor certezza nell'orientare gli investimenti”.

INFORMAZIONI PIÙ CHIARE


In conclusione, gli investitori dovrebbero impegnarsi direttamente con le proprie holding per ottenere informazioni più chiare sui rischi fisici e sui piani di adattamento e mitigazione dei rischi delle società in cui investono. “Considerando che al momento non siamo sulla buona strada per limitare gli impatti climatici – aggiunge Albertine Pegrum-Haram – i rischi fisici rappresentano un effetto da prevedere e considerare. Sappiamo che il modo più efficace per contrastare gli impatti più dannosi del cambiamento climatico è oggi quello di limitare le emissioni, ma è altrettanto evidente che i finanziamenti per l’adattamento e la mitigazione vanno di pari passo con la riduzione delle emissioni e che, per questo motivo, sarà cruciale colmare le lacune presenti oggi su questo fronte e identificare le migliori strategie per rendere effettiva l’Agenda della COP28 su questi due temi”.

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