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Mercati finanziari ed elezioni nel mondo nel 2024, quale impatto
Nel 2024 va a votare metà della popolazione mondiale, occhi su Usa, Europa, India e Regno Unito. Già girano congetture su combinazioni destabilizzanti come nel 2016, a cui l’investitore non deve correre dietro
di Stefano Caratelli 4 Dicembre 2023 08:24
L’anno che sta per iniziare sarà il più affollato di elezioni della storia del pianeta terra, con oltre metà degli otto miliardi di abitanti chiamati alle urne, secondo i calcoli dell’Economist. Tralasciando una ventina di paesi africani, tra cui però spiccano Sudafrica e Tunisia, una manciata di nazioni sudamericane e molte asiatiche “minori”, ce ne sono parecchie importanti per le implicazioni possibili sugli equilibri geopolitici ed economici. Restando in Asia, vanno a votare oltre 1,4 miliardi di indiani, ma anche i taiwanesi e (si fa per dire) gli iraniani. Ovviamente sul tabellone spiccano le presidenziali Usa tra 11 mesi, le elezioni del Parlamento Europeo in primavera, e quelle messicane, che a giugno potrebbero portare per la prima volta una donna alla presidenza. Alla lista si aggiunge (con la stessa riserva dell’Iran) la Russia, e forse anche il Regno Unito, che però ha tempo fino al 28 gennaio del 2025.
Un bel puzzle che stuzzica l’immaginazione dei politologi e anche degli osservatori dei mercati al lavoro per costruire scenari più o meno destabilizzanti. Come quello che sembrava emerso nel 2016 dalla combinazione della Brexit e sei mesi dopo dalla conquista della Casa Bianca da parte di Donald Trump, che prima del voto degli americani diversi descrivevano come “il peggior incubo” di Wall Street. Sembrava una combinazione esplosiva di populismo e demagogia destinata a minare i due pilastri dell’Alleanza Atlantica e del fronte occidentale e aprire un’era di devastanti guerre commerciali e protezionismo stile anni 30. Politici e opinioni pubbliche europee a gennaio del 2017 guardavano al presidente cinese Xi come l’ultimo baluardo rimasto al libero mercato e alla libera circolazione di merci e capitali nel globo.
Poi la Brexit non contagiò nessun altro paese europeo e si risolse in un problema solo per i sudditi di Sua Maestà, mentre Trump fu accolto dall’applauso degli investitori che si concretizzò in un prolungato rally della Borsa americana, la cui onda lunga arrivò fino al Covid. Adesso c’è chi si concentra, come ha fatto di recente anche l’autorevole Financial Times, su una possibile congiunzione astrale avversa, anche ora sull’asse tra Washington e Londra, con il ritorno di Trump e l’arrivo a Downing Street di un governo guidato dal laburista Keir Starmer. Uno scenario da incubo in cui si combinerebbe l’avversione di The Donald per il supporto all’Ucraina con gli umori diffusi anti-israeliani che percorrono la sinistra inglese. Il risultato finale sarebbe un grave indebolimento, se non peggio, della Nato, con conseguenze destabilizzanti ai confini dell’Europa, da quello nord-orientale alla sponda asiatica del Mediterraneo, dove già la Turchia, che pure della Nato fa parte, gioca almeno su due tavoli.
La ciliegina sulla torta è un Putin che esce rafforzato dalle elezioni russe di marzo e si prepara a battere Stalin per longevità assicurandosi il comando fino al 2036. Un'altra ciliegina avvelenata potrebbe arrivare dalle elezioni per il Parlamento Europeo di giugno, che potrebbero segnare il definivo sgretolamento della “maggioranza Ursula”, che già mostra crepe, e aprire a derive nazionaliste magari coinvolgendo addirittura la Germania, anche qui con conseguenze sulla tenuta della Nato. In America, se effettivamente il confronto sarà tra Biden e Trump, quest’ultimo per ora è largamente favorito dai sondaggi. L’economia in salute e i mercati azionari che si riavvicinano ai massimi sembrano comunque davvero poco preoccupati, e guardano più al potenziale formidabile dell’Intelligenza Artificiale e in generale dell’avanzamento tecnologico che daranno sicuramente una mano a chiunque entri alla Casa Bianca.
Putin non ha ancora annunciato se correrà di nuovo per la presidenza, comunque in Russia i sondaggi contano poco, ed entrambi i suoi rivali di lunga data, Alexei Navalny e il nazionalista Igor Girkin, sono sottochiave. Un mese dopo vanno alle urne un miliardo di indiani, qui invece in elezioni che somigliano abbastanza a quelle occidentali, con il premier Modi che punta al terzo mandato forte di un’economia che corre al 6,7% e sembra aver preso il posto della Cina come locomotiva mondiale. Un mese dopo seguirà l’Europa per scegliere i nuovi 720 membri del Parlamento, con i populisti di destra che hanno il vento in poppa ma non formano certo un fronte unico e compatto.
Un anno elettorale globale si aggiunge alle incognite che gli investitori hanno davanti nel 2024. Il rischio non è tanto che ne escano risultati destabilizzanti, ma che le drammatizzazioni che verranno offerte da media ed “esperti”, come nel 2016, portino fuori strada, facciano scattare risposte emotive e aumentino anche se temporaneamente la volatilità dei mercati. Alla fine la bussola restano i fondamentali di economie e aziende, da cui bisognerà non staccare lo sguardo.
NEL 2016 I TIMORI PER LA COMBINAZIONE DI BREXIT E TRUMP
Un bel puzzle che stuzzica l’immaginazione dei politologi e anche degli osservatori dei mercati al lavoro per costruire scenari più o meno destabilizzanti. Come quello che sembrava emerso nel 2016 dalla combinazione della Brexit e sei mesi dopo dalla conquista della Casa Bianca da parte di Donald Trump, che prima del voto degli americani diversi descrivevano come “il peggior incubo” di Wall Street. Sembrava una combinazione esplosiva di populismo e demagogia destinata a minare i due pilastri dell’Alleanza Atlantica e del fronte occidentale e aprire un’era di devastanti guerre commerciali e protezionismo stile anni 30. Politici e opinioni pubbliche europee a gennaio del 2017 guardavano al presidente cinese Xi come l’ultimo baluardo rimasto al libero mercato e alla libera circolazione di merci e capitali nel globo.
IPOTESI DESTABILIZZANTI AI CONFINI DELL’EUROPA
Poi la Brexit non contagiò nessun altro paese europeo e si risolse in un problema solo per i sudditi di Sua Maestà, mentre Trump fu accolto dall’applauso degli investitori che si concretizzò in un prolungato rally della Borsa americana, la cui onda lunga arrivò fino al Covid. Adesso c’è chi si concentra, come ha fatto di recente anche l’autorevole Financial Times, su una possibile congiunzione astrale avversa, anche ora sull’asse tra Washington e Londra, con il ritorno di Trump e l’arrivo a Downing Street di un governo guidato dal laburista Keir Starmer. Uno scenario da incubo in cui si combinerebbe l’avversione di The Donald per il supporto all’Ucraina con gli umori diffusi anti-israeliani che percorrono la sinistra inglese. Il risultato finale sarebbe un grave indebolimento, se non peggio, della Nato, con conseguenze destabilizzanti ai confini dell’Europa, da quello nord-orientale alla sponda asiatica del Mediterraneo, dove già la Turchia, che pure della Nato fa parte, gioca almeno su due tavoli.
ECONOMIA E MERCATI NON SEMBRANO PREOCCUPATI DEL VOTO USA
La ciliegina sulla torta è un Putin che esce rafforzato dalle elezioni russe di marzo e si prepara a battere Stalin per longevità assicurandosi il comando fino al 2036. Un'altra ciliegina avvelenata potrebbe arrivare dalle elezioni per il Parlamento Europeo di giugno, che potrebbero segnare il definivo sgretolamento della “maggioranza Ursula”, che già mostra crepe, e aprire a derive nazionaliste magari coinvolgendo addirittura la Germania, anche qui con conseguenze sulla tenuta della Nato. In America, se effettivamente il confronto sarà tra Biden e Trump, quest’ultimo per ora è largamente favorito dai sondaggi. L’economia in salute e i mercati azionari che si riavvicinano ai massimi sembrano comunque davvero poco preoccupati, e guardano più al potenziale formidabile dell’Intelligenza Artificiale e in generale dell’avanzamento tecnologico che daranno sicuramente una mano a chiunque entri alla Casa Bianca.
MODI PUNTA AL TERZO MANDATO CON L’INDIA CHE PRENDE IL POSTO DELLA CINA
Putin non ha ancora annunciato se correrà di nuovo per la presidenza, comunque in Russia i sondaggi contano poco, ed entrambi i suoi rivali di lunga data, Alexei Navalny e il nazionalista Igor Girkin, sono sottochiave. Un mese dopo vanno alle urne un miliardo di indiani, qui invece in elezioni che somigliano abbastanza a quelle occidentali, con il premier Modi che punta al terzo mandato forte di un’economia che corre al 6,7% e sembra aver preso il posto della Cina come locomotiva mondiale. Un mese dopo seguirà l’Europa per scegliere i nuovi 720 membri del Parlamento, con i populisti di destra che hanno il vento in poppa ma non formano certo un fronte unico e compatto.
BOTTOM LINE
Un anno elettorale globale si aggiunge alle incognite che gli investitori hanno davanti nel 2024. Il rischio non è tanto che ne escano risultati destabilizzanti, ma che le drammatizzazioni che verranno offerte da media ed “esperti”, come nel 2016, portino fuori strada, facciano scattare risposte emotive e aumentino anche se temporaneamente la volatilità dei mercati. Alla fine la bussola restano i fondamentali di economie e aziende, da cui bisognerà non staccare lo sguardo.
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